QPArena – Emanuele Torquati
di Redazione - 10 Febbraio 2025
QPArena è il primo spazio online pensato per dare ai professionisti della musica l’opportunità di esprimersi in prima persona: un intervento, sotto forma di lettera aperta, che permetta ad artisti di tutte le generazioni e le sensibilità di esprimersi e rivolgersi in prima persona al loro pubblico, che in questo caso è anche il nostro pubblico. Oggi possiamo contare sulla riflessione di Emanuele Torquati, pianista di fama internazionale, si esibisce in festival prestigiosi come il Maggio Musicale Fiorentino e collabora con orchestre di rilievo, tra cui l’Orchestra Filarmonica di Buenos Aires. Diplomato a Firenze, ha inciso integrali pianistiche per BrilliantClassics e si dedica alla musica contemporanea e alla didattica.
Emanuele Torquati

L’America di Charles Tomlinson Griffes
Uno spartito dalla copertina blu scuro, con una stilizzata immagine raffigurante un pavone bianco, comprato nell’anno del mio Diploma di pianoforte in una delle frequenti incursioni nel locale negozio di strumenti musicali. Questo è stato il mio primo contatto con l’opera di Charles Tomlinson Griffes (1884-1920), compositore americano a me del tutto sconosciuto all’epoca, di cui avevo poi letto qualche brano nella mia curiosità onnivora per il repertorio pianistico, ma senza dedicarci troppa attenzione e cura.
A distanza di oltre quindici anni, ripresi quella partitura sepolta tra le molte collezionate in quegli anni di studi, in cui ancora non imperversava la comoda biblioteca online, e decisi di dedicargli una registrazione monografica. Successe allora che m’iniziai ad appassionare alla sua figura, alle sue vicende biografiche alquanto originali, che risuonavano in me e trovavano numerosi punti di contatto anche a livello intimo.
Charles Griffes nacque nel 1884 ad Elmira, una cittadina poco distante da New York, ed intraprese lo studio del pianoforte con Mary Broughton, che aveva studiato a Berlino con Karl Klindworth, discepolo a sua volta di Franz Liszt e confidente di Richard Wagner. La genealogia musicale di Griffes era quindi prestigiosa e lui stesso seguì le orme della sua insegnante recandosi a studiare a Berlino nel 1903.
La formazione musicale in Europa era vista in quel momento come un rito di passaggio necessario per qualsiasi musicista americano aspirante ad una carriera di un certo tipo. L’arrivo di Griffes a Berlino coincideva con la parabola del tramonto del Romanticismo e con la contemporanea fioritura di nuove tendenze musicali quali l’Impressionismo e l’Espressionismo. Proprio nel 1905 il nostro assistette alla prima della Salomé di Richard Strauss, venendone fortemente colpito e tornando ben quattro volte alle successive rappresentazioni. Ebbe l’occasione di avvicinarsi per la prima volta ai lavori di Skrjabin, Debussy e Ravel, ma anche di Schönberg, Stravinsky e Varèse, tanto da scrivere alla madre: “non so come potrei fare senza tutte queste cose in America”.
Rientrato in patria nel 1907 Griffes diventa, forse inconsapevolmente, portavoce delle tendenze compositive europee più aggiornate, gettando, per così dire, dei ponti immaginari tra continenti che all’epoca parevano distanti non solo dal punto di vista strettamente geografico.
Proprio il contatto con gli esempi più avanzati del linguaggio compositivo europeo lo convinse ad estendere la sua residenza berlinese e ad intraprendere con convinzione gli studi in composizione, che iniziò nel 1905 sotto l’illustre guida di Humperdinck.
Un aiuto fondamentale, anche in termini economici, gli venne sia dalla vecchia insegnante che dal compagno Emil Joel, figura importante e ispirativa per la sua formazione. In questo senso Griffes fu anche uno dei primissimi compositori a vivere senza compromessi e finzioni la propria omosessualità, non nascondendo la sua relazione con Joel.
Rientrato in patria nel 1907 Griffes diventa, forse inconsapevolmente, portavoce delle tendenze compositive europee più aggiornate, gettando, per così dire, dei ponti immaginari tra continenti che all’epoca parevano distanti non solo dal punto di vista strettamente geografico.

Sin dall’infanzia Griffes era stato affascinato dalla letteratura e dalla poesia e questa sua passione fu fonte d’ispirazione per una buona parte dei suoi lavori pianistici. La sua prima opera, i Three Tone-Pictures op. 5 (1910-1912), venne inizialmente rifiutata a causa della sua scarsa appetibilità per il pubblico dei dilettanti e per un linguaggio armonico criptico e fin troppo aggiornato, quasi ai limiti della tonalità. Solamente nel 1915 venne data alle stampe grazie ai buoni uffici del grande Ferruccio Busoni, che conobbe Griffes a New York in occasione della sua tournée americana e rimase particolarmente colpito da questo giovane compositore, convincendo il prestigioso editore Schirmer a metterlo sotto contratto. Busoni fu attratto in particolare dal secondo della serie, The Vale of Dreams, illuminata da una “luna mistica”, per via della sua armonia cangiante ed eterea, affine alle ricerche in tale direzione da lui stesso sperimentate nelle Sieben Elegien (1907) e nella Sonatina seconda (1912).
3 Tone-Pictures, op.5: II. THE VALE OF DREAMS
Ed in effetti, avendo accostato in concerto le loro musiche, posso confermare che ci sono diversi punti di contatto proprio nella direzione del graduale sfaldamento del lessico tonale. Queste tre brevi composizioni recano in calce poesie di Edgar Allan Poe e William Butler Yeats, campioni del Simbolismo anglosassone, amatissimi in adolescenza anche dal sottoscritto. Il titolo della raccolta, Tone Pictures, ovvero pitture sonore, è poi significativo dell’aspirazione a voler quasi dipingere con i Suoni, in un’ideale compenetrazione tra Musica e Immagini.
Roman Sketches, op.7: I. The White Peacock. THE VALE OF DREAMS
Proprio l’elemento descrittivo e coloristico costituisce uno dei tratti distintivi della musica di Griffes, alla ricerca di una trasposizione musicale delle ispirate suggestioni poetiche. Il ciclo dei Roman Sketches op. 7 (1915-1916) si apre col brano pianistico più celebre di Griffes, The White Peacock. L’ispirazione gli provenne dalla visita al Giardino Zoologico di Berlino durante la quale Griffes venne affascinato dalla presenza di uno straordinario esemplare di pavone bianco, “che si muoveva lento e solenne come se fosse l’anima e il respiro di tutta questa bellezza”. Il brano entrò nel repertorio di pianisti eminenti, quali il dedicatario Rudoplh Ganz, Myra Hess e Olga Samaroff.
Gli arabeschi iniziali ricordano le atmosfere Jugendstil diffuse nella cultura dell’epoca, ma con un tocco di orientalismo connotato da un ampio uso di languidi cromatismi e della scala esatonale, la cui ricchezza coloristica emerge in particolar modo nella versione orchestrale approntata nel 1919.
Piano Sonata, A85: I. Feroce – Allegretto con moto. THE VALE OF DREAMS

I semi fecondati dalle opere precedenti trovano una loro compiuta espressione nel suo lavoro musicalmente più ampio e consistente, ovvero la Sonata (1917 1919), la cui prima esecuzione, ad opera dello stesso Griffes, disorientò il pubblico e venne attaccata dalla critica. Il tempo ha dato ragione al suo autore, che con quest’opera apre una nuova fase creativa caratterizzata da una concisione formale e da un discorso musicale più astratto, non più legato a immagini letterarie e programmatiche come nei cicli precedenti, ma anche ricco di ardite dissonanze. Il risultato è un linguaggio più moderno, aspro, ricco di ostinati ritmici, dissonanze e passaggi improntati alla politonalità, che fanno solo presagire uno sviluppo purtroppo stroncato dalla dilagante epidemia dell’influenza spagnola che colpì lo stesso Griffes nel 1920.
Il brano è articolato in tre movimenti, dei quali i primi due si susseguono senza soluzione di continuità, e che propongono una grande varietà di situazioni espressive senza per questo risultare frammentari. E’ proprio questa la migliore qualità della Sonata, ovvero la coerenza stilistica e tematica (nel terzo tempo si riprende la linea melodica del secondo) a partire dall’affermativo gesto iniziale del Feroce fino ad arrivare all’appassionato Finale in stile toccatistico, che chiude in maniera pirotecnica il suo lavoro pianistico più ambizioso.
La sua inesauribile vena creativa lo portò dunque a scrivere nel breve volgere di una decina di anni un’opera pianistica assai articolata e che divenne punto riferimento per la generazione successiva di compositori americani, primi fra tutti Copland e Barber, prima della svolta avanguardista della musica americana che troverà la sua massima espressione con Cage e Feldman nel secondo Dopoguerra. Tutti compositori che hanno avuto negli anni ampio spazio nel mio repertorio, prima e dopo questa riscoperta avvenuta in sede discografica.
Parafrasando Debussy potrei concludere questa breve ricognizione di un autore meno noto del repertorio pianistico con l’esortazione “Cercate la Vostra Musica”!