La Reggia di Venaria può suonare?
di Lorenzo Ottaviani - 25 Giugno 2024
Il Late Spring Music Festival ha portato musica e artisti di altissimo livello alla Reggia di Venaria dal 30 Maggio al 2 Giugno, siamo andati a farci un salto ed ecco il nostro racconto
Artisti internazionali di grande fama, interviste, opere su commissione, attenzione alle nuove generazioni…non è possibile definire il Late Spring Music Festival. Il tema, il “fil rouge” del festival però è uno e uno soltanto: la Reggia di Venaria. La necessità costante di mettere in rapporto il visitatore, il musicista e gli eventi che accadono durante il festival con gli spazi che li ospitano in quel momento. Solo con questa premessa si possono unire, a poche ore di distanza, brani di Piazzolla, Prokofiev, Bach e Reich. Il nostro Lorenzo Ottaviani si è tuffato in tutto questo nella giornata dell’1 Giugno, ed è qua per raccontarvelo.
Alzandomi presto al mattino ho l’opportunità di godermi le prime luci di questo Sabato 1° giugno. C’è un bel sole e il cielo è veramente limpido. Ma, oltre a ciò, essere al volante all’alba mi permette di arrivare alla Reggia di Venaria attorno alle 9.00, per essere accolto da Sara e Paola dello staff del LSMF. Ho la fortuna di essere accompagnato all’interno della Reggia prima dell’apertura al pubblico e, oltre ad apprezzare il silenzio all’interno della Galleria Grande, scambio due parole con Claudio Pasceri (artista in residenza che ha anche ideato e coordinato l’intero festival). Attorno alle 10 cominciano gli eventi della giornata: alla Corte d’onore antistante la Reggia aprono i cancelli “I suoni di benvenuto” da parte dell’Equipaggio della Regia Venaria. Squillanti arie e scambi tra corni da caccia creano un’atmosfera unica, riportando l’aria campestre attorno alla quale si sviluppa la Reggia di Venaria. Giusto il tempo di un caffè all’interno del Caffetteria degli Argenti e si parte.
Alle 11 alla Cappella di Sant’Uberto c’è uno dei primi momenti musicali della giornata “A nanna, voci e canti di un’isola”, con l’Ensemble Sequenza 9.3 (in una formazione composta da 6 voci femminili) diretto da Catherine Simonpietri. Il programma presenta alcune canzoni tradizionali della Corsica, riarrangiate per la formazione. Alcuni di questi brani corsi ruotano attorno alla figura della donna inserita nei vari contesti sociali (come ad esempio nelle piazze, nelle chiese), l’idea è quella di valorizzare un repertorio femminile dell’isola ancora poco conosciuto. Il concerto è stato di altissimo livello: la simbiosi tra le sei cantanti, la direzione di Simonpietri e il riverbero della magnifica Cappella di Sant’Uberto ha creato un impasto sonoro avvolgente e multidimensionale. L’Ensemble Sequenza 9.3 ha partecipato come protagonista (con Claudio Pasceri)anche nella serata del 31 Maggio, durante il concerto “Je vis, Je meurs”. Insieme hanno eseguito il brano “Loula Sonets”, commissionato dal festival a Ivan Fedele. Come ci racconta Catherine Simonpietri, la collaborazione diretta con il compositore ha permesso di esprimere al meglio l’opera di Fedele, che ruota attorno ad alcuni sonetti della poetessa Francese Louise Labé.
Dopo un lungo applauso finale, procedo e vado oltre. Mi sposto presso la fontana di Ercole, magnifico angolo nello splendido parco. Qua si tiene un incontro tra Felix Heri (direttore a capo del Lucerne Festival Contemporary) con il filosofo e scrittore Filippo La Porta. Il dialogo è profondo e al contempo amichevole. I due si confrontano sulla creatività all’interno del mondo della musica, sul rapporto talento/eccellenza e sul significato della musica oggi. Non posso che concordare con Felix Heri quando ci dice che, a suo parere, tutti hanno talento ma bisogna cercare di lavorarlo in maniera costante. La premessa più importante è quella che un’artista abbia qualcosa da dire e da comunicare.
Come dicono a Roma “s’è fatta ‘na certa” e quindi andiamo a pranzare al Ristorante Patio dei Giardini proprio all’interno del parco. Davanti ad un piacevole piatto di agnolotti del plin, posso godere di una vista straordinaria circondato dal verde. Come sfondo le alpi che ci circondano e proteggono. Terminato il pasto, ho anche il piacere di scambiare due parole con Catherine Simonpietri sul concerto della mattinata (potete trovare tutto sulla nostra pagina Instagram), e di perdermi per le stanze della reggia mentre riorganizzo i miei appunti e metto a fuoco gli eventi che mancano. La giornata è veramente ricca di iniziative. Alle ore 16.00 ecco un momento emblematico della voglia del LSMF di guardare al futuro, un laboratorio per i più piccoli dove scoprono e vengono a contatto con il magico mondo del pianoforte. L’incontro è gestito e sapientemente modulato da Claudio Pasceri e Herbert Schuch. Non è scontato che due artisti di questo livello si mettano in gioco in un laboratorio didattico, un grande applauso. I bambini sono rimasti a bocca aperta nel vedere il funzionamento a percussione del martelletto sulle corde e le potenzialità complete di questo strumento, aiutati dai due musicisti in maniera assolutamente coinvolgente. L’appuntamento è chiamato “La voce degli strumenti” e oggi era il turno dello strumento ad 88 tasti, ma nella giornata del 2 Giugno sarebbe stato il turno delle percussioni. Ispirato dall’ascolto spontaneo e dalla naturale curiosità dei bambini, mi sposto nuovamente all’interno della Cappella di Sant’Uberto per il concerto del Grad Percussion Duo, formato da Andrei Pushkarev e Pavel Beliaev. I due percussionisti si esibiscono con un programma che va da Philipp Glass a Astor Piazzolla passando per una toccante esecuzione del quinto movimento del “Quatuor pour la fin du temps: Louange à l’Éternité de Jésus” di O. Messiaen, trascritto per vibrafono, marimba e ovviamente violoncello (suonato dall’onnipresente Claudio Pasceri). È una prima assoluta della trascrizione, ma possiamo dire con certezza che il risultato è assolutamente eccellente e il suono dei due strumenti a percussione amplifica l’incedere infinito ed etereo del brano. Una realizzazione totalmente centrata. Nonostante che su questo movimento ci sia l’indicazione “infinitamente lento, estatico”, purtroppo i minuti scorrono ed è tempo di spostarsi verso un nuovo evento. Ecco quindi l’incontro tra Salvatore Accardo e Angelo Foletto, con la partecipazione di Irene Accardo, dal titolo: “Una vita nella musica”. In apertura Irene e Salvatore Accardo suonano il primo tempo della Sonata No.5 Op.24 di L. V. Beethoven (la cosiddetta sonata della “primavera”) per violino e pianoforte, esecuzione caratterizzata da una grande profondità musicale. Il violinista poi dialoga con Angelo Foletto, trattando numerosi temi in maniera diretta ed incisiva: l’importanza della figura dell’insegnante, i ruoli e le libertà nella musica da camera, la situazione musicale del momento e dei conservatori italiani in particolare (nei quali Accardo evidenzia un miglioramento). Ascoltare il confronto è arricchente e anche piacevole, le parole sono pesate ma non pesanti. Concluso l’incontro, raccolgo le mie cose e mi sposto attraversando le varie sale della Reggia.
Nell’attesa, posso godermi la Galleria Grande mentre i tecnici allestiscono le sale per l’evento in arrivo. In questo momento capisco ciò che Claudio Pasceri intende con l’identificare il tema del Late Spring Music Festival nella Reggia di Venaria stessa. Il dare voce a questi luoghi li rende vivi e chiunque partecipi agli eventi ha la possibilità di respirare con la location stessa. Ma non solo con i luoghi, il Late Spring Music Festival è anche un amplificatore della comunità. Un evento per le persone che si aggregano attorno alla musica (di alto livello) che viene presentata. Alle 21 sono così seduto proprio nella Galleria Grande per godermi l’evento conclusivo. Si parte con un’esecuzione intensa e di una consapevolezza musicale notevole di “Different Trains” di Steve Reich da parte del Quartetto Prometeo. Una situazione musicale totale, arricchita dall’utilizzo di una luce blu sullo sfondo che va, di minuto in minuto, dissolvendosi. Senza soluzione di continuità, si passa in un’installazione sonora progettata da Gianluca Verlingieri nel tragitto verso la Sala di Diana (Regia del suono a cura di Gianluca Verlingieri e Cristina Mercuri). All’interno del percorso, sono immerso in un ambiente dove alcuni mini-altoparlanti riproducono suoni sintetizzati, che ricordano il timbro di campanelle. Verlingieri prende spunto dalle linee musicali bachiane da “l’Arte della fuga”, ma modifica e mette in contrappunto i suoni con la tecnica del phasing (tanto cara a Steve Reich). Questo slittamento sonoro e la mimetizzazione quasi completa degli altoparlanti, mi fa sentire come accompagnato in un’altra dimensione, tutto questo mentre seguo il percorso.
Si arriva così alla Sala di Diana dove Willhem Latchoumia esegue al pianoforte alcuni estratti proprio da l’Arte della Fuga BWV 1080 di J.S. Bach. L’esecuzione è di alto livello. Il pubblico viene catturato dalla straordinaria capacità di Latchoumia di presentare le fughe in maniera chiara ma assolutamente coinvolta. Alla fine del concerto, ci si lascia andare a vari minuti di applausi. Questi sono il risultato di un’esperienza totale, multimediale ed estetica che si è appena conclusa e che il pubblico ha apprezzato, grato per la serata appena trascorsa. Different trains di Steve Reich e l’Arte della Fuga di Bach sono più vicini di ciò che si pensi, una diversa concezione del contrappunto e delle linee sonore, ma pur sempre presente. Abbiamo raccolto una dichiarazione, subito dopo l’evento, di Claudio Pasceri e Francesco Dillon (Violoncello del Quartetto Prometeo). Per ascoltarla, basta iscriversi alla nostra newsletter. Ne vale assolutamente la pena. Concludo la serata con una cena in una trattoria piemontese del posto. Risate e convivialità, mi ricordano che la musica può creare giornate piene di vita. E così è stato.
Il Late Spring Music Festival è un esempio virtuoso di un festival proiettato verso il futuro. Quello che può colpire immediatamente nel LSMF sono gli ospiti internazionali e l’attenzione al patrimonio artistico italiano. Ed è vero. Ma ciò che impressiona è la cura, l’attenzione e l’impegno che tutto lo staff ripone in ciascuno dei momenti musicali, a partire da Claudio Pasceri. Sia se si tratti di un laboratorio dove si spiega il pianoforte, sia si tratti di un’esperienza complessa e ramificata che ti porta da Steve Reich a Bach. È il rispetto verso la musica a 360°.