Ultimo aggiornamento12 dicembre 2024, alle 17:02

I sogni spagnoli di Manuel Coves, tra musica e danza

di Matteo Camogliano - 1 Luglio 2021

La musica ha il potere di evocare nella nostra mente attraverso l’udito immagini, profumi e altri suoni da mondi e concetti quanto mai differenti, forse ancor più della stessa arte figurativa, perché rispetto a questa, anche quando l’imitazione è voluta e ben caratterizzata, rimane pur sempre più simbolica e meno vincolante nei contenuti. In parole povere, lascia più spazio alla nostra immaginazione. A chi non è capitato di immaginarsi a passeggio sulle rive del Danubio ascoltando un valzer viennese, o a vagare su colline brumose con una malinconica melodia romantica o ancora di perdersi nel sogno di un ballo passionale in una piazza al calar della sera nella calura andalusiana? Il prossimo concerto della stagione ‘Dal Vivo!‘ de LaVerdi di Milano, in programma all’Arcimboldi il 7 e 8 luglio prossimi, si chiama proprio Sogni spagnoli e non può che evocare simili vagheggiamenti nelle menti più romantiche.
Abbiamo incontrato il direttore di questa produzione, che non poteva che essere uno spagnolo doc: Manuel Coves, affermatosi come punto di riferimento del Balletto Nazionale di Spagna e per la sua interpretazione del repertorio operistico, ha collaborato già in passato con LaVerdi in ambito sinfonico, e torna ora in Italia nel suo primo impegno all’estero dopo il periodo del covid. Con sé porta un rinomato ballerino, Jesús Carmona, che partendo dal flamenco, pluripremiato come miglior ballerino di Spagna, ha conquistato tutto il mondo vincendo il Premio Benois per la danza 2021 (l’equivalente dell’Oscar cinematografico), abbracciando molti generi. In programma due opere tra le più rappresentative della Spagna in musica: le due Suites integrali da Carmen di Georges Bizet e la Sinfonia Sevillana op. 23 di Joaquín Turina.

Maestro Manuel Coves, cosa significa tornare a suonare dal vivo a Milano con LaVerdi dopo questi mesi difficili, e qual è il suo legame con questa orchestra?

L’ultimo anno come sappiamo è stato difficile per tutti e in particolare per i musicisti. In Spagna rispetto all’Italia abbiamo avuto chiusure meno rigide ma comunque le stagioni hanno subito drastiche riduzioni nei programmi. Per non parlare degli impegni all’estero che sono stati tutti rimandati. L’emozione di poter tornare finalmente a viaggiare per fare musica in Europa e nel mondo è dunque enorme, così come la voglia di tornare a trasmettere questo entusiasmo, mio e dei musicisti, al pubblico che finalmente ritorna in sala. Questa è la vera essenza del fare musica insieme.
Il mio legame con LaVerdi è molto forte poiché ci lega un rapporto di stima reciproca e penso davvero che quest’orchestra abbia un livello molto alto e un suono europeo.

Nel programma che porta in musica figura un capolavoro intramontabile come Carmen e Sinfonia Sevillana, gioiello della musica impressionistica e descrittiva. Quanta Spagna c’è in ciascuno di essi?

Carmen è una delle più grandi opere di tutti i tempi, nonché ancora oggi la più eseguita, e rappresenta la musica spagnola in modo singolare ed emblematico pur essendo stata scritta da un francese. Tuttavia pur in questo suo carattere fortemente nazionalizzato, forse anche troppo, è in realtà una musica tra le più internazionali mai scritte, in primis per l’universalità delle sue linee melodiche. Bizet del resto non era mai stato realmente in Spagna, la sua dunque era un’idealizzazione di quel mondo, non tanto una vera descrizione. Le due Suites complete tratte dall’opera sono un’occasione per mostrare la compattezza dell’orchestra e al contempo un divertimento assicurato per i musicisti.
Turina è uno dei principali fautori del nazionalismo musicale spagnolo insieme a Isaac Albenìz e Manuel de Falla, che diedero autonomia al linguaggio musicale andaluso. Questi ultimi due compositori sono più noti al grande pubblico rispetto a Turina, in particolare Albeniz con capolavori come Suite Spagnola e Iberia, de Falla con El Amor brujo. Anche in Spagna vengono eseguiti più frequentemente questi lavori di Albeniz e de Falla che non quelli di Turina purtroppo. Nella sua fantastica opera Turina, oltre al carattere descrittivo, ha nella scrittura un’influenza tipicamente impressionistica di derivazione francese da un lato, evidente nel trattamento dell’orchestra con particolare attenzione ai colori e ai timbri, dall’altro si ispira fortemente al flamenco e ad elementi popolari. Questa è riscontrabile anche in de Falla ma con carattere meno marcato.

Sicuramente come ha detto la fama di Bizet e della sua Carmen non regge il confronto con quella di Turina e Sinfonia Sevillana. Come spiega questa differenza?

In Sinfonia Sevillana, suite in tre movimenti ben delineati come quadri espressivi, l’orchestra è messa su un banco di prova, deve essere molto flessibile e attenta alle varie declinazioni timbriche e atmosferiche, con una cura che ricorda il teatro di Puccini. Turina pensa l’orchestra come vero protagonista, come organismo vivente, ma pure le varie parti principali emergono là dove il compositore ha ritagliato appositi spazi che mettono in risalto e in dialogo tra loro i solisti. Forse il motivo del suo essere in ombra può essere anche questa difficoltà esecutiva, che tuttavia non deve essere un limite ma semmai uno stimolo.

La serata prevede la partecipazione del grande ballerino Jesús Cremona. Quale pensa che sia il valore aggiunto dato dall’apporto coreutico alla musica?

Jesús Carmona è un ballerino davvero internazionale, il suo palmares parla da sé, con una formazione basata sul flamenco ma con influenze da molti altri generi. Il suo apporto coreutico sulla musica delle Suites da Carmen non potrà che essere un valore aggiunto tanto per il pubblico che avrà modo di godere appieno della sua bravura quanto per i musicisti stessi che saranno maggiormente portati a esprimere e trasmettere il meglio dalla musica già in sé fantastica di Bizet.

Il titolo della serata – “Sogni spagnoli” – sembra alludere in qualche modo all’aura di mito e fantasia nonché all’atmosfera che verrebbe da definire familiarmente esotica che ancora oggi nell’immaginario europeo è attribuita alla Spagna. Come lo commenterebbe il direttore Manuel Coves?

Sicuramente questa può essere una suggestione e una possibile lettura. Nelle mie intenzioni personali la volontà è di portare a conoscenza del pubblico italiano un capolavoro come Sinfonia Sevillana che appunto è poco eseguita rispetto ai lavori citati e merita sicuramente di essere scoperta. Il messaggio che voglio passare attraverso la musica  di Turina (e di Bizet también), il suo carattere impressionistico e le sue atmosfere di allegria e freschezza, vuole essere appunto quello di un sogno, ovvero una ventata di speranza e gioia per il futuro, che possa finalmente portarci fuori da questo periodo buio.

Studio Violoncello al Conservatorio, Lettere all'Università. Musicalmente eclettico, innamorato di Gustav Mahler e LVB. Ascolto per imparare ed emozionarmi, scrivo per trasmettere ciò che penso. Suono per cercare di raggiungere la sintesi di tutto ciò. Vincitore di "Scrivere di musica dal vivo" - Premio per la giovane critica musicale - Lingotto Musica 18/19.

tutti gli articoli di Matteo Camogliano