Salpando tra Vecchio e Nuovo Mondo – diario di navigazione del Paganini Guitar Festival
di Redazione - 10 Giugno 2025
Uno dei poteri più affascinanti della musica è la sua capacità di avvicinare le persone, di renderle parte di uno stesso entusiasmante viaggio alla scoperta del suono, delle culture, della storia, di sé stessi. E una rassegna musicale come il Paganini Guitar Festival è una testimonianza vivente di questo viaggio collettivo, in cui è possibile immergersi in un mare magnum di vissuti personali e comunitari, riemergendone rinfrescati e rivitalizzati. Negli scorsi giorni, i nostri paralleli Marco Surace e Lorenzo Ottaviani sono “salpati” alla volta di Parma per respirare l’atmosfera del Festival e contribuire, con le loro parole e i loro racconti, a questo grande ‘Elogio de la Danza’, situato idealmente a metà tra Vecchio e Nuovo Mondo.
(tutte le foto, ove non diversamente indicato, sono di proprietà dell’Atelier Fotografico Fabio Boschi – Paganini Guitar Festival ©)
Il viaggio inizia il 27 maggio dalla Parma di Niccolò Paganini, nel 185° anniversario della morte del compositore, con una serie di eventi che hanno composto i “Paganini Days”: dai saluti istituzionali al Cimitero Monumentale della Villetta, dove il musicista è sepolto, al concerto paganiniano di Irene Abrigo (violino) e Giampaolo Bandini (chitarra), fino alla visita guidata a Villa Paganini e all’evento PAGANINI: The Mystery Room, una investigazione in stile escape room ideata dalla stessa Irene Abrigo, rimasta aperta fino al giorno successivo. L’approdo verso il Nuovo Mondo è avvenuto la sera stessa con il Concerto Inaugurale Noche Latina al Teatro Farnese, che ha visto protagonisti la star della chitarra brasiliana Yamandu Costa e il Duo Bandini-Chiacchiaretta (Giampaolo Bandini e Cesare Chiacchiaretta) con le musiche argentine di Astor Piazzolla e Máximo Diego Pujol, per chitarra e bandoneon.



Il secondo dei “Paganini Days”, il 28 maggio, è stato dedicato al Convegno “Paganini e la chitarra”, una giornata di studi improntata alla ricerca e all’approfondimento del rapporto del compositore con le sei corde, strumento da lui praticato e al quale ha dedicato innumerevoli pagine. Tra i relatori Roberto Iovino, Niccolò Paganini, Paola Cirani, Danilo Prefumo, Francesco Biraghi, Piero Viti, Stefano Campagnolo, Gabriele Lodi.

Ma se finora è in lontananza che vi abbiamo raccontato di questo viaggio, il 29 maggio è il giorno in cui il nostro parallelo Marco Surace ha compiuto la traversata e raggiunto Parma per vivere in prima persona questo “Festival chitarristico dei due Mondi”. Da qui inizia il suo diario di navigazione.
Tanti sono i percorsi divulgativi possibili, ma scelgo di raccontare a parole quell’incontro tra cultura del Vecchio e del Nuovo Mondo, tra i compositori d’oltreoceano e il loro vissuto europeo, che in quelle musiche già così nitidamente emerge.
M: Arrivato da Roma con la mia nave (su rotaia), Parma mi accoglie con uno splendido sole e la Casa della Musica con la sua solita affabilità. Lo scultoreo Giuseppe Verdi seduto alla panchina, con gesto signorile, mi invita ad entrare nel chiostro, dove vengo ricevuto dal M° Dario Vannini e dai ragazzi dell’Info Point e dello Staff (Piero, Ercole, Fortunato, Katia e tanti altri), che mi lasciano flyer e programmi e mi fanno subito orientare rispetto agli eventi di questa giornata. Dopo un pranzo leggero, mi affaccio al piano di sopra per ascoltare un paio di concorrenti del Concorso Internazionale di chitarra “Omaggio a Niccolò Paganini”, iniziato proprio stamattina. In particolare di Leonardo Vannimartini mi colpisce la grande scioltezza dei movimenti e la grande espressività che riesce a tirar fuori da una (solo apparentemente semplice) Sonata per chitarra di Paganini. A seguire colgo l’occasione per passeggiare un po’ per il centro storico di Parma, per poi giungere all’Auditorium del Carmine, dove si stanno svolgendo le ultime prove per l’imminente concerto della sera (Concierto del Sur).
Ho l’opportunità di scambiare due parole con il direttore artistico della Società dei Concerti di Parma, Giampaolo Bandini, questa sera anche direttore dell’orchestra de i Musici di Parma. Rubo con le orecchie alcune delle sonorità che mi accingerò ad ascoltare più tardi, catturato dalla bellezza delle musiche e dalla bravura degli interpreti. C’è giusto il tempo di darsi una rinfrescata e di fermare lo stomaco ed è già ora del concerto. Mi accolgono nuovamente i ragazzi dello Staff, con cui entro da subito in confidenza, e interagisco anche con i tecnici e i fonici perché devo svolgere una missione importante: presentare il concerto. Tanti sono i percorsi divulgativi possibili, ma scelgo di raccontare a parole quell’incontro tra cultura del Vecchio e del Nuovo Mondo, tra i compositori d’oltreoceano e il loro vissuto europeo, che in quelle musiche già così nitidamente emerge.
È una serata straordinaria e i solisti riescono a dar vita a momenti di grande energia ed ispirazione: Marcin Dylla nel Concerto di Heitor Villa-Lobos, Giulio Tampalini nel Concierto del Sur di Manuel Maria Ponce e Jorge Caballero nel Concerto Elegiaco di Leo Brouwer, senza dimenticare Cesare Chiacchiaretta al bandoneon, che dà una nuova veste e una nuova voce all’ Elogio de la Danza di Leo Brouwer e a Nubes de Buenos Aires di Máximo Diego Pujol, compositore in residenza dell’edizione 2025. A dare il passo, in questa grande danza sonora collettiva, è anche il gesto incisivo e sapiente di Giampaolo Bandini, capace di coinvolgere con entusiasmo il corpo dei musici-danzatori.
L’elettricità della serata rimane viva anche a seguire, nel consueto momento conviviale che il Paganini organizza per proseguire la danza e favorire l’incontro. Al Teatro Borgo Santa Brigida, durante il Dopofestival, si parla, si condividono racconti e impressioni, si beve e mangia insieme mentre sullo sfondo prendono vita le sonorità Desafinadamente Jazz dei giovani Anna Maghenzani (voce) e Francesco Cannito (pianoforte).



Il 30 maggio è un venerdì e, avvicinandosi il weekend, ci si aspetta una maggiore affluenza. Anche perché da oggi gli eventi si moltiplicano! Io sfortunatamente non ne sono capace, di moltiplicarmi, però ce la metto tutta per essere presente ovunque, sfidando le leggi della fisica conosciuta. Giusto il tempo di fare colazione e mi precipito alla Casa della Musica, che inizia a essere già più dinamica di ieri. I liutai iniziano a portare alla postazione loro assegnata le chitarre di loro costruzione, in vista dell’imminente inaugurazione della Mostra Internazionale di Liuteria Moderna. Riesco a intercettarne tre prima che inizi il viavai – Michael Batell (un americano a Berlino), Michel Belair (Canada) e Alessandro Marseglia (Italia) – scambiando impressioni sul Festival e sulle loro chitarre, che ho il tempo di provare brevemente tra un Bach e un Castelnuovo-Tedesco. Anche gli espositori di accessori (dalle corde alle custodie) sono in movimento e allestiscono i banchi con i loro prodotti esclusivi. Allo stesso tempo lo Staff riceve al banco gli interessati ai tanti concerti previsti per la serata, mentre i chitarristi del Concorso salgono e scendono, chiacchierano tra di loro in cerca di feedback sulla loro performance (quasi 40 sono i partecipanti, ma solo 6 passeranno al round finale!) e si dirigono verso le Masterclass. Alle 11.30 il taglio del nastro e i fiumi di bollicine sanciscono l’inaugurazione della Mostra.
A pochi metri di distanza, alla Casa del Suono, Gabriele Lodi sta iniziando ad allestire la Mostra di Liuteria Storica da lui curata, intitolata Dialogo e Danza tra Antico e Nuovo Mondo. Mentre Enrica Savigni, in compagnia di Marco Ramelli, entra in dialogo con una delle chitarre che suonerà nell’ambito dell’inaugurazione della mostra in compagnia della sorella Laura Savigni (clavicembalo), io entro in dialogo con Gabriele Lodi e inauguro a mia volta, con un Fandango in sottofondo, la stagione 2025 di Capricci di Parole-Salotto Paganini (tutte le puntate sono disponibili in fondo all’articolo). Mi regala dei racconti ricchi di tratti personali ma anche di note storiche, facendomi alcuni spoiler (come oggi va di moda dire) sul percorso proposto nella Mostra, che attraverso chitarre di Pages, Benedict, Martinez, Panormo e Lacote, crea un ponte di condivisione e scambio Cadice, Siviglia e l’Avana. Dopo un pranzo leggero in compagnia dei ragazzi dello Staff, ormai già fedeli compagni di avventure parmigiane, mi affaccio all’Auditorium della Casa della Musica per qualche decina di minuti, per ascoltare alcuni degli strumenti di liuteria e le loro potenzialità espressive sotto le dita della giovane Lisa Pastine, che inaugura la serie di appuntamenti delle Chitarre in Concerto. Dopo pagine memorabili di Bach, Piazzolla, Assad e Castelnuovo-Tedesco, proprio l’Auditorium si trasformerà in salotto e mi ospiterà, subito a seguire, per il secondo appuntamento dei Capricci di Parole, in compagnia di Máximo Diego Pujol. Come ascolterete, la conversazione è stata ricca di sorprese, di racconti personali e di riflessioni significative sul mondo della chitarra e sul processo compositivo.





Giusto una decina di minuti dopo la fine dell’incontro salottiero, la Casa della Musica si affolla e noto con piacere che una massa inquantificabile di persone si accinge a salire alla Sala Concerti per il programma “Romantico” di Marcin Dylla. Il programma spazia da Manèn a Sànchez-Verdù, passando per Rodrigo e Piazzolla e mi colpisce in particolar modo la transizione senza soluzione di continuità tra Kitab I di Sanchez-Verdù e Invocacion y Danza di Rodrigo, una scelta realmente efficace nell’arco narrativo del concerto. Dopo la fine dell’esibizione ho il tempo per un ottimo panino con scaglie di Parmigiano, prosciutto e aceto balsamico, che mangio con gusto ma non troppo adagio, visto che è il momento di risalire al piano di sopra per il concerto successivo, quello di Jorge Caballero. Il programma, arditissimo, è imperniato sulle impossibili (eppure, possibili) trascrizioni di Kazuhito Yamashita di due capolavori del repertorio non chitarristico: la Sinfonia n. 9 in mi minore “Dal Nuovo Mondo” di Dvořák e i Quadri di una Esposizione di Mussorgskij. Caballero ha un controllo tecnico impressionante e riesce, specialmente nel lungo percorso di questa immaginaria galleria mussorgskiana, a trovare colori e sfumature di rara bellezza.
Oltre 30 chitarristi hanno partecipato alla Maratona, riuscendo a portare a termine tutte le 840 ripetizioni volute da Satie, per una performance totale di circa 18 ore!
La serata prosegue, gli eventi del Festival non sono finiti qui, anzi! Alle 22.30 mi affaccio brevemente alla Casa del Suono per il Concerto sensoriale di Paolo Besson. Questo format, nato in collaborazione con l’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti di Parma, è quello a cui sono maggiormente affezionato perché, oltre ad essere accessibile e inclusivo, è un’esperienza intensa di puro ascolto per il pubblico, che essendo bendato deve fare affidamento sul solo senso uditivo. Devo tuttavia andare via quasi subito perché la notte del Paganini Festival è ancora giovane. Mi riposo brevemente e intorno alle 23.30 mi scaldo in preparazione di quello che succederà nelle prossime 5 ore. Sì, non è la matematica che vi inganna, è proprio così. Esco dall’hotel e incontro il M° Vito Nicola Paradiso, appena arrivato, che anche quest’anno guiderà sotto la sua bacchetta le decine di giovani chitarristi che partecipano alla Youth Guitar Orchestra.
Arrivo al Dopofestival, sul finire del concerto “Besame Mucho” di Dmytro Karpiuk (sax), Pavlo Karpiuk (piano) e Nicolò Terenziani (batteria) per un drink, aspettando l’inizio della tanto attesa Maratona Vexations. Il Maestro Bandini, vulcano di idee (che poi prontamente mette in pratica), si è inventato per questa venticinquesima edizione una interminabile giornata musicale per omaggiare Erik Satie nel centenario della sua morte. Oltre 30 chitarristi hanno partecipato alla Maratona, riuscendo a portare a termine tutte le 840 ripetizioni volute da Satie, per una performance totale di circa 18 ore!! Ma tutto è ancor più divertente e, onestamente, folle se penso che tra i trenta temerari ci sono stato anche io. Dopo l’avvio della Maratona da parte di Jorge Caballero (reduce da un concerto non proprio leggero), ascolto, converso amabilmente con la folla del Teatro Borgo Santa Brigida e attendo pazientemente il mio turno. Fatte le 3.30 della mattina (sic!), mancano poche ripetizioni del chitarrista precedente, quindi decido di imbracciare la mia chitarra (gentilmente prestatami per l’occasione dal liutaio Michael Batell) e dopo una veloce accordatura mi avvio sul palco. Colgo con la coda dell’occhio il segnale del giovane coordinatore di tutta la maratona, l’eroico Luca Micheletto, che mi permette di attaccare nel momento esatto in cui il precedente maratoneta ha concluso la sua performance. Il resto è storia: 24 ripetizioni di Vexations nella penombra del locale, con un timido ma conviviale chiacchiericcio di sottofondo, lo sbattere dei bicchieri, il laser che emana il suo flash al tempo di 42 alla semiminima. Il tempo vola, esploro diverse articolazioni, timbriche e dinamiche del brano e sono veramente nel flow. L’adrenalina mi rimane in corpo fino alle 4.30 passate, ma torno in hotel e mi preparo al mio ultimo giorno di residenza al Festival.



31 maggio, sabato. Se fino a ieri qualche potenziale avventore poteva ancora essere stato trattenuto dagli impegni consueti dei giorni feriali, oggi mi aspetto grande partecipazione. Mentre faccio colazione conosco Cecilia Siqueira e Fernando De Lima, con i quali scambio due parole prima dell’imminente terzo appuntamento del Salotto Paganini. Oggi arrivano anche i rinforzi paralleli: il mio commilitone, il marinaio Lorenzo Ottaviani, è arrivato dal bresciano sul suo caicco a quattro ruote e mi aspetta alla Casa della Musica. Davanti ad un buon caffè facciamo una chiacchierata propedeutica alla doppia intervista che condurremo insieme tra poco e predisponiamo l’attrezzatura. Questo terzo incontro dei Capricci di parole è senza dubbio il più salottiero di tutti quanti: nella conviviale atmosfera del Caffè del Prato, il duo Siqueira-Lima ci racconta della nascita del loro progetto musicale, di come il loro rapporto personale si rifletta nella loro interazione musicale, del Nuovo Mondo (quello brasiliano, loro terra natia) e di tanto altro.
Nel frattempo la città di Parma è più viva che mai, anche grazie al Paganini Guitar Festival, i cui eventi sono disseminati in ogni dove: dal Centro Culturale Parma Lirica (Concorso Giovani Promesse) alla Casa del Suono (rassegna Il Suono Giovane, che include i migliori studenti dei Conservatori italiani in concerto con gli strumenti della liuteria storica). Naturalmente l’entropia si concentra alla Casa della Musica, tra Masterclass, Chitarre in concerto (con Xuanxuan Sun e Lucrezia Bonasia), prove eliminatorie del Concorso per le categorie Musica da Camera e Chitarra Romantica, appassionati, studenti e professionisti che affollano il Chiostro per scegliere una chitarra o comprare nuovi accessori. Prima di andare via, però, sono tentato di scoprire come procede la Maratona Vexations e mi affaccio a metà pomeriggio al Teatro Borgo Santa Brigida. Nel silenzio della via, in lontananza, sento riecheggiare l’ossessivo tema di Satie e ne ascolto qualche decina di ripetizioni in compagnia di Luca, Carlo, del barista che mi serve una Coca-Cola con ghiaccio e limone e dei chitarristi che aspettano il loro turno per contribuire alla missione. Ritorno alla Casa della Musica per ultime chiacchiere, per provare delle altre chitarre (faccio solo in tempo ad affacciarmi allo stand di Mirko Migliorini), per un breve salto all’incontro con i ragazzi coinvolti nel progetto Residenze Erranti (quarto e ultimo Salotto Paganini) e per i saluti finali.
Da questo momento la penna passa al mio alter ego bresciano.
L: Arrivo a Parma verso le 9.30 del mattino e mi incontro con Marco Surace alla Casa della Musica. Nonostante la redazione di Quinte Parallele sia dislocata sostanzialmente su tutta Europa, si lavora veramente a stretto contatto e ci si sente quasi giornalmente. Capite bene che quando si ha l’occasione di vedersi dal vivo è veramente una grande emozione!
Dopo un caloroso abbraccio, andiamo a preparare tutto il necessario per il nostro primo impegno insieme di Salotto Paganini: l’intervista al Duo Siqueira-Lima. Devo dire che già nel tragitto in macchina ho avuto il piacere di ri-ascoltare le loro pubblicazioni e alcuni frammenti di esibizioni dal vivo, per cui ero già pronto e carico per incontrarli. Verso le 11.30 comincia l’intervista e registriamo la puntata all’interno del Caffè del Prato. Fernando Lima e Cecilia Siqueira ci hanno lasciato veramente un’ottima impressione, si percepisce come la loro unione musicale sia molto più che una capacità tecnica e un risultato di molto esercizio: è respirare insieme. Un episodio molto tenero che hanno citato è quando uno dei due sta cucinando e sente l’altro studiare e allora ne capisce le intenzioni. È un esempio di vita quotidiana, ma è anche emblematico della loro unione come duo, come coppia a 360 gradi. Questo loro affiatamento emerge anche nell’intervista uscita sulle principali piattaforme streaming.

Dopo pranzo, ecco un pomeriggio ricco ed emozionante. Alle 15 l’appuntamento con Il Suono Giovane dove i migliori studenti dei Conservatori incontrano la mostra di liuteria storica. Era il turno degli studenti proprio del Conservatorio “A. Boito” di Parma seguiti dai docenti Giuseppe Pepicelli e Christian Saggese. Al di là della evidente bravura dei giovani studenti, l’iniziativa è veramente lodevole anche per la possibilità di mettersi alla prova con un pubblico preparato e che conosce il repertorio, in una location suggestiva e ricca di storia. Nel pomeriggio torno alla Casa della Musica e la trovo densa di persone e di un certo via vai, adoro l’aria frizzante di questo festival. Incuriosito dalla mostra di liuteria moderna, alle ore 16.00 vado a sentire volentieri la prova delle chitarre da parte di Lucrezia Bonasia. L’alto livello di costruzione è evidente e Bonasia è eccellente nel mettere in evidenza le migliori caratteristiche per ogni strumento.
Subito dopo, avendo una mezz’ora di tempo, mi perdo tra i volti e le stanze di Palazzo Cusani (l’edificio che ospita la Casa della Musica) e mi fermo all’interno del suo cortile ad ammirare la magnifica scultura di Ercole e Anteo. Un Festival è anche l’incontro delle persone che lo animano con il luogo che le ospita e il Paganini Guitar Festival fa in modo che l’intero edificio sia costantemente vissuto e respiri.

Sono le 17.30 e, insieme a Marco, andiamo al primo piano per registrare l’ultima puntata di Salotto Paganini di quest’anno. Incontriamo gli artisti di Residenze Erranti e i loro tutors stabili: Marco Ramelli, Enrica Savigni e Giacomo Susani. Oggi al Paganini Guitar Festival però è un incontro speciale: è presente Gaëlle Solal. Durante Salotto Paganini (che potete ascoltare sulle principali piattaforme streaming) abbiamo parlato con alcuni protagonisti di residenze erranti e con Gaëlle Solal stessa. Per scoprire cos’è esattamente Residenze Erranti e come funziona vi lasciamo il link alla puntata; senza spoilerare troppo, la parola chiave è stata una: condivisione.
Contemporaneamente ha avuto luogo l’esibizione di uno dei più grandi interpreti dello strumento a sei corde: Máximo Diego Pujol. Questo testimonia quanto il Paganini Guitar Festival sia un punto centrale per il movimento chitarristico non solo a livello italiano. Terminato il concerto, Marco purtroppo mi lascia e proseguo da solo l’esplorazione.
Alle 20.30 c’è uno degli appuntamenti più attesi del festival: il Duo Assad al Teatro Regio di Parma. Il duo è stato semplicemente commovente. Certi rubati e certi passaggi dinamici tra i fratelli Sergio e Odair Assad hanno fatto incollare tutti noi spettatori alla poltrona. Hanno creato un’atmosfera assolutamente intima e l’unione tra loro si è estesa all’intera sala, tanto da scatenare due standing ovation a fine concerto. Sono le 22.30 ma il festival non è ancora finito: ancora devo riprendermi dal Duo Assad che mi ritrovo catapultato in un’altra dimensione con il concerto sensoriale del Duo Obsequio (Davide Prina e Enrico Tripodi) alla Casa del Suono. Una grande precisione tecnica e una grande preparazione da parte di Enrico e Davide (suonare al buio in duo è molto arduo per ovvio ragioni). Da segnalare l’interpretazione dell’Arabesque n.1 di Debussy.
La giornata ora è finita e vado a coricarmi. Stanco ma ricco di stimoli.


La prima domenica di Giugno è una domenica calda, molto calda. Approfitto quindi della frescura mattutina e vado a correre per la città, fino ad arrivare al Cimitero della Villetta dove è sepolto Paganini…il festival per me è cominciato ancora prima dell’apertura. Si comincia alle 10.00 con le finali del concorso di Chitarra Romantica e di Musica da Camera. Il livello è veramente alto in entrambe le sezioni e ci tengo a sottolineare soprattutto la presenza del concorso di chitarra romantica, un unicum a livello mondiale.
Le prove del concorso si svolgevano nell’Auditorium del Carmine presso il Conservatorio “A. Boito”, così alle 12.00 camminando (velocemente) per la città faccio ritorno alla Casa della Musica per assistere al concerto di Marco Tamayo con un programma da Bach a Barrios. Sicuramente il gesto tecnico e la presenza sul palco fanno parte della sua cifra stilistica. E poi, finalmente, pranzo. Durante il pasto mi rendo conto di quanto il Palazzo fosse veramente colmo di persone, di vita, di appassionati e di passione, di tanti giovani che partecipavano all’ultimo giorno di quella che è stata una festa per il mondo delle sei corde.
Non appena finisco di pranzare, alle 15.00 sono già in conservatorio per la finale del Concorso Internazionale “N. Paganini”, sempre nell’Auditorium del Carmine. I nostri più vivi complimenti al vincitore Yuri Santangelo per lo splendido periodo di crescita e di affermazione a livello (anche) internazionale. Alle 16.30 vado al Santuario di San Francesco del Prato dove allievi da Conservatori e Licei Musicali di tutta Italia, si riuniscono per dar vita alla Paganini Youth Guitar Orchestra diretta da Vito Nicola Paradiso. Da segnalare l’esecuzione del brano Minimaltango para Maximo dedicato a Máximo Diego Pujol da parte del Tuscan Guitar Duo (Gabriele Lanini e Chiara Festa) e soprattutto la prima esecuzione mondiale di Del campo a la Ciudad di MáximoDiego Pujol con il maestro spagnolo come chitarra solista. Pujol è stato anche per questo artista in residence durante il Paganini Guitar Festival.

Solal è un’artista che vive nel nostro tempo, crea un rapporto con il pubblico, interagisce in maniera semplice e diretta rendendo fluido il recital e la scorrevolezza del concerto.
Il tempo scorre e alle 17.30 comincia il concerto finale, dedicato interamente al repertorio sudamericano. Dapprima Gaëlle Solal ha eseguito brani da Heitor Villa-Lobos a Antonio Carlos Jobim. Solal è un’artista che vive nel nostro tempo, crea un rapporto con il pubblico, interagisce in maniera semplice e diretta rendendo fluido il recital e la scorrevolezza del concerto. Terminata questa prima parte, si passa alla premiazione e proclamazione dei vincitori delle varie categorie del Concorso Internazionale. Le tensioni e le speranze per tanti giovani chitarristi che hanno partecipato e si sono messi in gioco in un concorso così importante sono palpabili, ci teniamo quindi a sottolineare comunque che il livello esecutivo è stato ottimo da parte di tutti i finalisti.
Il direttore artistico Bandini ha poi evidenziato le 10 location in tutta la città di Parma per questa edizione (anche nuove location come il Torrione Visconteo) e un premio particolare che testimonia l’attenzione al repertorio romantico di questo festival: il primo classificato al Concorso di Chitarra Romantica è stato premiato con una chitarra romantica restaurata da Gabriele Lodi. Un impegno di questo tipo nei confronti del repertorio romantico per chitarra è assolutamente da lodare.
Quindi, dopo aver assegnato i premi, il palco torna a suonare: ecco il Duo Siqueira-Lima. Il duo prosegue con il programma sul mondo sudamericano tra la Tango Suite di A. Piazzolla (dedicata al Duo Assad presente in sala) e alcuni autori brasiliani da far conoscere come Dominiguinhos. Come bis, a grande richiesta, ecco Tico Tico suonato a 4 mani…sulla stessa chitarra. Una evidente dimostrazione di grande affinità artistica e tecnica diventato un video virale online qualche anno fa, è veramente impressionante vederne dal vivo l’esecuzione!


Concluso il concerto è arrivato il momento dei saluti, al Direttore Artistico Giampaolo Bandini e a tutto l’incredibile staff che ha realizzato questa edizione del Paganini Guitar Festival. Come ogni anno una grande festa, il punto di ritrovo principale per il panorama chitarristico italiano e non solo. Eventi, concerti e mostre che in ogni edizione aprono una finestra sul mondo a sei corde mostrandoci le novità e le direzioni musicali e musicologiche intraprese di anno in anno. L’esperienza si conclude anche per noi di Quinte Parallele, ma ogni fine è solo l’inizio di qualcosa di nuovo. E intanto, ci godiamo il ricordo di ciò che è stato, raccontandolo.
Marco Surace e Lorenzo Ottaviani