Franck e la sua scuola: maestri e allievi

Pensieri dall’ultimo appuntamento della stagione ‘L’universo di César Franck’ del Palazzetto Bru Zane di Venezia

Siamo giunti all’ultimo appuntamento della stagione primaverile del Palazzetto Bru Zane (potete recuperare le tre precedenti puntate qui, qui e qui) interamente dedicata alla rivalutazione e alla riscoperta di César Franck e  di tutto quell’universo musicale a lui orbitante. Come è andata questa stagione e che cosa abbiamo imparato su questo compositore francese e dei suoi allievi?

Il Palazzetto Bru Zane ha saputo tenere, lungo tutta la sua programmazione, attenzione e interesse.

Se da una parte il pubblico ha potuto sentire dal vivo quei brani che compongono il ‘greatist hits’ di Franck, dall’altra, aiutati dalle scelte del direttore artistico Alexandre Dratwicki, il pubblico ha potuto approcciare un repertorio poco esplorato ugualmente valido e che è riuscito anche ad essere particolarmente appassionante. In particolar modo, per quel mondo sommerso che è la produzione musicale di genesi femminile.

La formula delle ultime annualità in cui ad affermati musicisti, già applauditi nelle precedenti rassegne veneziane, vengono alternate nuove promesse dell’agone musicale ha convinto ugualmente il pubblico che infatti l’ha ripagato con costanti sold out, un successo non indifferente in un momento storico in cui le realtà musicali sono chiamate a riconquistare il proprio pubblico.

 


© Matteo De Fina, cortesia del Palazzetto Bru Zane

In questo senso il concerto conclusivo, è stata una summa di questa matrice artistica.

Il programma ha accostato alla celebre Sonata per violino e pianoforte in la maggiore di Franck, la forma musicale per stesso organico di Mel Bonis, inframezzate da due brani già noti dall’inaugurazione al pubblico, Nocturne e Cortège di Lili Boulanger.

Il gradito ritorno delle due talentuose sorelle Maria e Natalia Milstein ha permesso, fin dalla prima nota, l’instaurazione di un rapporto empatico con il pubblico dando così loro modo di cogliere dai propri strumenti una performance superlativa in continuo dialogo costante fra loro.

Storia nella storia, la Sonata di Mel Bonis fu eseguita principalmente nel dopoguerra dal duo formato dalle sorelle Filon (Suzanne e Marguerite), cugine della compositrice. Dopo la prima nel 1914, fu merito loro il primo recupero del brano, nato dal desiderio di ‘farla ascoltare il più possibile’.

Anche se non completamente scomparsa dai repertori di studio, rimane toccante che a quasi cent’anni di distanza, un nuovo duo di sorelle abbia pensato di riportare la Sonata in concerto permettendo così di continuare la tradizione.

Rapporto che ha trovato naturale sfogo negli applausi finali, interrotti solo dal silenzio per il bis, il secondo movimento dalla Sonata per violino e pianoforte di Gabriel Pierné.


© Matteo De Fina, cortesia del Palazzetto Bru Zane

E mentre ripensiamo ancora al repertorio di Franck, fervono già i preparativi per la stagione 2022-2023, già annunciata. Il primo ciclo, autunnale, sarà dedicato al compositore Jules Massenet, mentre il secondo ciclo, primaverile, allargherà quelle perle musicali viste di origine femminile che hanno tanto interessato il pubblico in questa stagione, dedicandole alle compositrici francesi di diverse epoche.

Il nuovo anno avrà, come tradizione, un’importante produzione discografica a completamento di tutte le esperienze cameristiche e operistiche che la programmazione offre usualmente.

Proprio di questi giorni, ad esempio, l’uscita dell’ultima registrazione operistica: ‘Le Voyage dans la Lune’ di Jacques Offenbach (1875). Quest’opera favolistica, nella registrazione con il coro e l’orchestra Nazionel Montpellier Occitanie, trae evidente origine dagli scritti di Jules Verne e stupisce per l’incredibile verve compositiva che con l’adeguata regia (data l’ambientazione, i personaggi stravaganti e la presenza di balletti) potrebbe essere la prossima ‘scoperta’ del repertorio ottocentesco francese.

 

A dispetto dei canonici 4 atti, l’opera diretta da Pierre Dumossaud e interpretata da un cast molto espressivo e musicale, scorre piacevolmente e permette di aggiungere un piccolo tassello di riabilitazione ad Offenbach, troppo spesso ricordato solo per il Galop infernal, finale dell’Orfeo all’inferno (comunemente chiamato Can Can).

 

L’evento 

Palazzetto Bru Zane – ‘Maestri e allievi
Venerdì 27 maggio, ore 19.30

Maria Milstein | violino
Nathalia Milstein | pianoforte

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