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Arnold Schoenberg, il giocatore

di Marco Surace - 29 Settembre 2024

All’interno della rubrica “Il musicista e il giocatore” vi raccontiamo la vita dei grandi musicisti della storia sotto una lente diversa, quella che pertiene alla loro sfera privata e in particolare ai loro interessi, passatempi e giochi preferiti.

Dopo aver conosciuto il lato ludico di Wolfgang Amadeus Mozart e Giuseppe Verdi, proseguiamo lungo la linea del tempo per scoprire qualcosa di nuovo su Arnold Schoenberg (1874-1951).
Tutti lo conosciamo come il padre della dodecafonia, come colui che ha rifiutato le gerarchie musicali del sistema tonale (che si esprimono, sinteticamente, nel rapporto tonica-dominante) utilizzando tutti i dodici suoni della scala cromatica in serie, creando di fatto una democrazia di suoni, in cui nessun’altezza prevale sull’altra. Il capostipite della cosiddetta Seconda Scuola di Vienna ci ha lasciato capolavori musicali ancora oggi studiati ed eseguiti: dal giovanile Verklärte Nacht (1899) ad Erwartung (1909) e Pierrot Lunaire (1912) negli “anni della crisi”, fino ai lavori del periodo americano – come il Concerto per violino (1936) e Un sopravvissuto di Varsavia (1947) – nei tragici anni del secondo conflitto mondiale e dell’Olocausto.
Ma Schoenberg era una personalità eclettica e c’è tanto altro sul suo conto da sapere al di là della sua musica (che, in effetti, in un certo modo ci parla della sua vita). Un lato più affettivo, intimo e personale lo possiamo scoprire nella Conversazione di Valerio Sebastiani con Nuria Schoenberg Nono (figlia di Arnold e moglie di Luigi Nono), e già in più occasioni si è parlato della sua passione per l’arte figurativa e della sua non così esigua produzione (in tutto realizzò 361 dipinti su diverso materiale e di diversi generi, e su spinta di Vasilij Kandinskij partecipò al movimento Der Blaue Reiter, esponendo suoi lavori).


Ma da quali passatempi era caratterizzata la quotidianità di Arnold?
Tra questi vi erano le attività sportive! Sembra che Schoenberg fosse a suo agio sia in acqua (amava nuotare e fare canottaggio) che sulla terraferma. Si dilettava, e pare fosse anche bravo, a giocare a Ping-pong, e praticava anche il tennis. Pur giocando amatorialmente, anche nel tennis mostrava il suo lato logico e allo stesso tempo creativo che lo caratterizzò nella composizione musicale: era solito spiegare per filo e per segno le ragioni dietro a un colpo sbagliato, inventò dei colpi e addirittura sviluppò un sistema di notazione che gli permetteva di registrare, rivedere e studiare le partite di tennis di suo figlio Ronald.


Nella quotidianità di Schoenberg non mancavano i giochi e, come tanti altri colleghi musicisti – dal già affrontato Giuseppe Verdi ai numerosi appassionati compositori russi – anch’egli aveva un interesse spiccato per gli scacchi. Il lato creativo e artigianale di Arnold emerge anche in questo caso; non solo giocava con piacere o realizzava a mano i propri pezzi, ma creò addirittura una sua personale versione del gioco degli scacchi. Koalitionsschach è una battaglia tra quattro diversi eserciti, schierati sui quattro lati di una scacchiera 10×10. Quando dico eserciti intendo proprio eserciti: i pezzi, anch’essi fatti a mano da Schoenberg, raffigurano ogni sorta di strumenti di guerra, dalle mitragliatrici ai sottomarini, dagli aeroplani ai carri armati. Come per le serie dodecafoniche, anche le regole di Koalitionsschach sono ben codificate e sono state scritte a macchina dal suo inventore in un apposito opuscolo.

Immancabili compagne di giochi sono anche le carte. Non sappiamo bene quanto vi giocasse, ma pare che esse suscitassero in lui un certo interesse, visto che realizzò due set di carte da gioco personalizzati. Uno di essi è pieno di sue caricature, nelle quali i quattro semi (cuori, picche, fiori e quadri) vengono utilizzati in maniera bizzarra e grottesca come parti del corpo o come accessori (es.: cappelli e ornamenti per gli scudi). L’altro è invece più standard e presenta simboli diversi sui due lati, a specchio; è un mazzo senza dubbio adatto per il gioco del Domino.


Da queste testimonianze è innegabile che Schoenberg avesse una certa attitudine artigianale e provasse un certo gusto nel realizzare piccole invenzioni. Soprattutto negli anni americani creò ogni sorta di costruzioni, tra cui un violino di cartone, un semaforo in legno e cartone (con luci annesse) per regolare il traffico dei figli in triciclo e in bicicletta nel cortile. Tornando per un momento ai giochi, alcune sue simpatiche creazioni sono una Roulette disegnata a mano su carta, montata su cartone, e il Gioco del quindici, rompicapo ancora oggi molto diffuso e amato (almeno da me!).
Ci sono poi invenzioni che mettono in dialogo la sua personalità musicale con quella artistica e artigianale. Realizzò un semplice ma efficace gioco educativo per imparare a leggere la musica (che associa al nome della nota l’altezza corrispondente) e progettò inoltre una macchina da scrivere musicale, una sorta di precursore dei moderni software di videoscrittura musicale che tutti abbiamo sui PC.
 

Sebbene tanto sia già stato detto sullo Schoenberg musicista, non si può forse dire lo stesso dello Schoenberg di tutti i giorni, dell’individuo che conosciamo ancora troppo per la logica della sua musica e troppo poco come homo creans e homo ludens. Speriamo che questo articolo possa contribuire a…rimescolare le carte in gioco.


Marco Surace


Marco Surace

Segretario di Redazione

Laureato in chitarra classica al Conservatorio "Santa Cecilia" di Roma e in Musicologia all'Università "La Sapienza". Nella mia quotidianità cerco di far convivere la mia ossessione per Maurice Ravel con l'entusiasmo della scoperta di nuove sonorità.

Innamorato perso del violoncello, della musica minimalista e della pasta al sugo. Ho una battuta o un meme per ogni occasione.

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