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Tre mondi, un palcoscenico: un “Trittico” in scena a Rieti tra Rota, Barber e la nuova opera di Panni

di Linda Iobbi - 4 Novembre 2025

Domenica 9 novembre 2025, il Teatro Flavio Vespasiano di Rieti accoglierà lo spettacolo “Trittico”, un viaggio nella musica che unisce tre opere in un unico, affascinante percorso. Dalla comicità all’ironia, fino alla farsa, il programma offre un idillio, un’opera da camera e una nuova produzione, mirabilmente legate dalla scenografia fluida e visionaria di Gianni Dessì. Attraverso un’esclusiva intervista, lo scenografo svela il concept di uno spettacolo che promette di incantare il pubblico.

Tre opere, un unico respiro

Si comincia con La scuola di guida di Nino Rota, un idillio musicale del 1959 su libretto di Mario Soldati. Noto per le sue colonne sonore per Fellini, Rota dà qui prova del suo stile inconfondibile, fondendo melodie accessibili e una sofisticata ironia.
La trama, una vivace commedia di equivoci, si svolge all’interno di un’auto. Lei, una romantica allieva, è più interessata all’istruttore (Lui) che alla lezione, confondendo volutamente frizione e freno in un susseguirsi di situazioni goffe, fino a un incidente che si risolve in un inevitabile bacio. In soli 15 minuti, Rota omaggia con grazia e ironia lo stile di Puccini, Rossini e Verdi, trasportandolo nel mondo moderno.

A seguire, il programma propone Una mano di bridge di Samuel Barber, opera in un atto che svela l’ipocrisia borghese, dove le carte in tavola rivelano più dei dialoghi. Su libretto di Gian Carlo Menotti, è un micro-dramma di soli nove minuti. La storia ruota attorno a due coppie infelici, i cui pensieri segreti e desideri inappagati affiorano durante una partita a carte, mettendo a nudo l’incomunicabilità e le ipocrisie della vita di società.

A chiudere il trittico, un’anteprima: Lo stratagemma dell’avvocato Manigoldi, una farsa contemporanea con musica e libretto di Marcello Panni.

La scenografia: un gioco di fluidità e leggerezza

A tenere insieme idealmente queste tre opere così diverse è la visione dello scenografo Gianni Dessì.

Come si crea un ambiente unico per tre storie differenti?

«L’idea è quella di immaginare una fluidità tra una cosa e l’altra», spiega Dessì. «Non sono tanto le differenze che metto in campo, ma una certa consonanza, uno spirito che in qualche modo le accomuna. Sono tre operine che nascono con il gioco, il divertimento e la grazia della leggerezza. L’idea è quella di far scivolare le cose una dentro l’altra. Le cose cambiano di statuto, una macchina può diventare un letto, può diventare un tavolo, può ritornare a essere un tavolo se spostato e messo in una certa situazione.
Tutto è fluido e la musica diciamo si accompagna, si accatasta, si ammucchia, si scioglie. È un po’ un gioco di riflessioni, in cui anche la luce è molto importante e che penso può dare degli appigli alla drammaturgia. Ci sono là dei cantanti che cantano, ma poi agiscono su un palcoscenico, quindi devono trovare una consonanza.»

Com’è stato il lavoro con Andrea Tocchio per le luci e Anna Biagiotti per i costumi?

«C’è stato un lavoro di squadra particolarmente stretto. Ci siamo capiti subito, ognuno ha viaggiato per strade parallele pensando che a un certo punto ci si dovesse incontrare tutti nel palcoscenico. È un gioco, il teatro è una grande macchina per sognare, per trovare, per vivificarsi

È un gioco, il teatro è una grande macchina per sognare, per trovare, per vivificarsi.

Un invito a godersi il gioco

Lo stratagemma dell’avvocato Manigoldi, opera nuova, ha richiesto una stretta collaborazione con il suo compositore e librettista, Marcello Panni, e il regista Cesare Scarton.

«Abbiamo lavorato con leggerezza, ma quella leggerezza calviniana», racconta Dessì. «Panni è il maestro che tutti conosciamo, che stimiamo e io personalmente adoro, per cui nelle sue corde tutto questo è veramente naturale. Ha il tocco dell’artista.»

Quale raccomandazione si sente di dare al pubblico che verrà a vedere lo spettacolo?

«L’unica raccomandazione che faccio è mettersi comodi nelle poltrone e godersi il gioco, che è quasi un calamburo, è abbeverarsi alla freschezza delle acque.»

L’appuntamento è per un pomeriggio all’insegna della musica raffinata e del teatro intelligente, dove la leggerezza non è evasione, ma una forma di speranza. L’Ensemble Roma Sinfonietta sarà diretta dallo stesso Marcello Panni, in una coproduzione con Associazione Nuova Consonanza e Associazione Roma Sinfonietta.

Linda Iobbi

Responsabile Multimedia

Made in Rome with vodka flavour. Mi piace osservare il mondo con gli occhiali del musicista, purtroppo pianista.

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