Il dovere per la musica d'oggi, il violoncello di Klaudio Zoto

Nuova intervista, quest'oggi con Klaudio Zoto, per la seconda edizione del Concorso Internazionale di Interpretazione di Musica Contemporanea, del Reate Festival.

Domenica 24 ottobre, nella Chiesa di San Giorgio a Rieti, si esibirà dalle ore 18.00 Klaudio Zoto, vincitore della sezione archi della seconda edizione del Concorso Internazionale di Interpretazione di Musica Contemporanea, nell’ambito della tredicesima edizione del Reate Festival. Nello stesso giorno si esibirà anche Lucy Hyeyoung Kim, vincitrice della sezione canto e sempre da noi intervistata nei giorni scorsi. Di seguito le nostre domande e le risposte di Klaudio Zoto, giovanissimo violoncellista albanese, anche lui innamorato della musica contemporanea, rimasto folgorato fin da piccole dalle magnetiche note di Šostakóvič!  Ha collaborato e collabora ancora con il compositore albanese Aleksandër Peçi, che proprio a lui ha dedicato due brani. Bando alle presentazioni dunque e leggiamo le parole di Klaudio!

Cosa ti ha fatto scoprire ed amare la musica contemporanea? Quando è scattata la scintilla?

Il primo incontro con la musica contemporanea è avvenuto all’età di 13 anni, ascoltando i due Concerti per violoncello e orchestra di Šostakóvič. Mi sono innamorato del suo modo di scrivere e il pensiero nuovo che riesce a trasmettere tramite le sue composizioni. La curiosità mi spinse ad ascoltare e scoprire altri compositori come Britten, Penderecki, Ligeti ecc

La musica contemporanea ha ancora molte difficoltà nel trovare spazio nei cartelloni delle istituzioni musicali, perché hai deciso di affrontare questa sfida? Cos’è per te la musica contemporanea?

Penso che sia il “dovere” di ogni musicista di promuovere la musica scritta in questi giorni. Anche il pubblico, dal mio punto di vista, ha bisogno di una nuova era nella musica. Per me, ogni brano composto in questi tempi, fa parte della nostra storia e dei nostri momenti, perciò dovrebbe essere sempre presente nei programmi.

Cosa cambia nella lettura e nell’interpretazione tra un brano di repertorio e un brano contemporaneo?

Devo dire che suonare musica contemporanea mi sta aiutando parecchio anche con il repertorio classico, poiché la contemporanea ti apre un mondo di nuove idee, punti di vista e anche nuove tecniche. Al contrario del repertorio classico, nelle opere contemporanee ci sono delle cose per le quali io sono molto sicuro di come dovrebbero essere suonate e trattate e talvolta, quando devo eseguire la premiere di un brano contemporaneo, non sono condizionato dalle altre esecuzioni. Certo, avere il compositore presente nel momento delle prove aiuta tanto, poiché riesce ad esprimere anche con le parole quello che ha voluto dire con le note.

Hai registrato due CDs di musiche di Aleksandër Peçi, come ti approcci al suo particolare modo di comporre?

Il modo di scrivere musica del Maestro Peçi è molto ricco di elementi “piccanti” del nostro paese; tutti gli elementi folkloristici albanesi vengono intrecciati con la musica contemporanea. Da questi due elementi fondamentali per la scrittura di Peçi, sono nate tantissime nuove tecniche e brani bellissimi che riescono a tenere il pubblico attento e attaccato a questa musica. Tra questi brani appunto c’è anche Mitosfera e la Sonata per violoncello dedicata a me.

Quanto cambia la registrazione in studio di un brano di musica contemporanea e la sua esecuzione live?

Il cambiamento c’è ovviamente. In studio non hai il pubblico, che è il fattore più importante per l’esecuzione, soprattutto della musica contemporanea. Manca l’adrenalina e sentire la gente che respira insieme a te. Però ovviamente anche le registrazioni sono molto importanti anche come documentazione per le prossime generazioni.

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