Quando un artista dice no: la risposta di Franz Welser-Möst
di Carlo Emilio Tortarolo - 30 Marzo 2025
Boicottaggio totale come forma di protesta o un approccio più sfumato, cercando di sostenere le istituzioni culturali che incarnano i valori da loro condivisi? Quale sia la risposta, l’arte deve tornare al suo ruolo attivo nel dibattito sociale e politico.
La recente decisione del pianista András Schiff di annullare le proprie esibizioni negli Stati Uniti per la stagione 2025-2026 in risposta alle politiche del governo americano (approfondisci leggendo qui) ha acceso un dibattito significativo sul ruolo degli artisti nel contesto politico attuale.
Una scelta forte di molti altri musicisti di spicco, ad esempio il violinista Christian Tetzlaff e la pianista SchaghajeghNosrati, che come un sasso in uno stagno si è propagata, creando eco nelle scelte del mondo musicale.
In una recente intervista con Backstage Classical, il direttore d’orchestra Franz Welser-Möst, direttore musicale della Cleveland Orchestra dal 2002 e rispettato interprete in Europa e in Italia, ha espresso preoccupazioni analoghe ma al contempo proponendo soluzioni diverse per evitare di contribuire a un possibile “deserto intellettuale” che porterebbe alla “l’insignificanza della cultura” nel contesto sociale.

“Personalmente, mi esibirei al Kennedy Center (importante centro delle arti situato a Washington che ha eletto Donald J. Trump come suo presidente) in questo momento? Probabilmente no—la politica lì e la repressione del governo mi irritano troppo. Ma questo rende ancora più importante sostenere luoghi dove la cultura è celebrata come forma di dibattito, umanesimo e dignità umana. Soprattutto ora. Dobbiamo credere nel potere della musica—e affermarlo.”
Un nuovo affondo al clima politico attuale negli Stati Uniti, rigato da una profonda vena d’inquietudine per le politiche culturali e le restrizioni imposte dal governo.
A differenza di András Schiff, Welser-Möst ha scelto di non boicottare completamente gli Stati Uniti e la sua Cleveland Orchestra (dove, per altro, ha un contratto fino al 2027, NdR) sottolineando l’importanza di sostenere le istituzioni culturali che promuovano valori umanistici.
“Soprattutto in tempi in cui questa luce dell’arte è in pericolo di essere spenta, è importante per noi artisti farla brillare particolarmente intensamente.”

Arte come baluardo contro oscurantismo e intolleranza? Non solo encomiabili motivazioni culturali ma anche praticità manageriale, dato che è lo stesso Welser-Möst a sottolineare le potenziali conseguenze negative di un boicottaggio europeo totale delle istituzioni culturali americane:
“Cosa significherebbe per un’orchestra come la Cleveland Orchestra se tutti i suoi ospiti dall’Europa improvvisamente cancellassero i loro concerti con noi? Sono abbastanza certo che questo metterebbe in pericolo la stessa esistenza del nostro ensemble. Questo punirebbe un’orchestra sostenuta da molti mecenati umanisti in una città largamente democratica. Sarebbe fatale se tali isole di responsabilità fossero improvvisamente lasciate sole.”

In un momento storico in cui i quotidiani ci ricordano solo le implicazioni economiche dei dazi e contro-dazi che le nazioni continuano a promettersi, il risvolto culturale rimane sempre più marginale, come fosse una nota di colore.
Gli artisti nella società contemporanea comprensibilmente desiderano prendere posizione contro politiche ritenute da loro ingiuste, ma si scontrano con la necessità di sostenere e preservare le istituzioni culturali che rappresentano valori fondamentali di dibattito e umanità.
Un rapporto fra arte e politica che continua a ripresentarsi nei secoli ma che in questo ultimo mese è tornato prepotentemente d’attualità ma non per i quotidiani nostrani che queste notizie devono ancora prenderla in considerazione.
Gli artisti, in quanto individui con convinzioni e valori, affrontano dilemmi significativi nel decidere come rispondere alle sfide politiche del loro tempo. Ci ricordano che la musica e l’arte assumono un ruolo cruciale come strumenti di opposizione: un tentativo di mantenere viva la fiamma dell’arte in tempi bui, offrendo al pubblico spazi di riflessione e confronto.
Le loro decisioni, seppur diverse nelle modalità, convergono nella consapevolezza che l’arte e la musica hanno il potere di illuminare, provocare e, soprattutto, resistere. Ci riusciranno?