Può un'orchestra essere una S.P.A.? La visione di Sorita

Si possono ricavare dei guadagni dalla musica classica? La domanda ce la siamo posta tante volte ma, oltre a non aver mai trovato una risposta definitiva, sembra che il problema si riproponga in maniera sempre più pressante anno dopo anno. Il modello di gestione è messo in difficoltà da fattori interni ed esterni e cercare esempi virtuosi è sempre più difficile, specie guardando in Italia dove la dipendenza dal finanziamento pubblico è la norma di fatto.

Dall’estero però possono arrivare spunti e idee diverse: Kyohei Sorita, già medaglia d’argento all’ultima edizione del concorso Chopin e pianista con un curriculum da capogiro, è uno di quelli che ha provato a proporre qualcosa di nuovo, rimboccandosi le maniche anche lontano dalla tastiera. Il musicista giapponese ha dato vita oramai da diversi anni alla Japan National Orchestra, la prima orchestra del mondo nata “con scopo di lucro”, come viene testimoniato sul loro sito web e ribadito a chiare lettere in ogni occasione utile. La JNO è nata da un nucleo originario di gruppo cameristico ed è oggi un’orchestra modulare, ovvero costituita da un nucleo di strumentisti che si allarga di volta in volta a seconda del progetto in cantiere, e al tempo stesso una società di capitali legalmente riconosciuta in Giappone.

L’organizzazione funziona grazie a sponsor importanti che ne hanno garantito la costituzione o che la affiancano nei singoli progetti. Nel caso della Tournée italiana di questa tournée italiana, quattro date dal Festival della Piana del Cavaliere ad Orvieto fino al Cristofori a Padova, è stata fondamentale la presenza di uno sponsor di peso come DMG Mori, che ha sostenuto tutti i costi della trasferta. C’è anche da sottolineare che la JNO opera in un ambiente tendenzialmente favorevole, forse più favorevole di quello europeo, a chi vuole investire nella produzione di cultura: il core business dell’Orchestra è fare concerti e tournée in patria con biglietti a prezzi per noi astronomici – nell’ordine delle centinaia di euro – che puntualmente finiscono sold out. I grandi ricavi garantiti da questi introiti vengono poi reinvestiti dalla JNO Ltd., che a differenza di una no-profit può ricavare utili per i propri soci, e permettono di innestare un circolo virtuoso a tutti gli effetti.

Sorita, oltre ad essere il leader di fatto è anche a capo di tutto il meccanismo di gestione. Chiedergli come può funzionare un progetto del genere non può che essere il miglior conversation starter per la prima intervista concessa in esclusiva una testata occidentale. Il pianista/manager ci spiega che:

“La JNO è una società per azioni in senso stretto, e dal mondo finanziario abbiamo preso soprattutto una mentalità orientata alla crescita. Crescere significa ragionare su un periodo non breve, anzi. Tutto quello che facciamo è pensato come un investimento di lunga durata in noi stessi. Ciascuno di noi guadagna qualcosa per sé, ma investiamo su noi stessi per realizzare al meglio le nostre carriere, ed è un circolo virtuoso che in qualche misura ci rende diversi sia dalle Fondazioni classicamente intese che da chi fa parte di associazioni no-profit. Allo stesso tempo però condividiamo parte degli obiettivi “sociali” che questo genere di realtà possono avere.”

E infatti la JNO mantiene una vocazione “sociale” molto forte. La città, o per meglio dire il distretto di origine del progetto, Nara, è al centro di tutto il meccanismo disegnato da Sorita. Anche gli obiettivi dichiarati e consultabili sul sito web della JNO mettono questo territorio veramente al centro di tutto. Il terzo punto recita, testualmente: “[…] Aim to be an orchestra that is well known and loved by the local community, especially in Nara”. La formula può apparire quasi ingenua, soprattutto se confrontata con l’immagine di un progetto finanziario e votato, per statuto, al profitto. Ma le due cose possono funzionare benissimo assieme:

Pensare a lungo termine significa ragionare non soltanto per noi come orchestra, ma anche per tutta la realtà che ci sta attorno. L’obiettivo della JNO è quello di rendere Nara una capitale internazionale della musica. E dunque è anche naturale ragionare su come trasmettere il senso di questa esperienza ai musicisti di domani che intraprendono il nostro percorso nella stessa realtà.

Siamo consapevoli dell’importanza per loro di esibirsi con grandi artisti, quindi pensiamo alla JNO anche come a una comunità per le giovani generazioni, un luogo in cui possano divertirsi e costruire insieme la propria musica ma lavorando al tempo stesso in un ambiente veramente professionale.

Il progetto è nato come ensemble di musica da camera, e ad oggi l’orchestra non ha dimensioni enormi. In un certo senso, il progetto ha ancora un’anima cameristica.

Io e il doppio quartetto abbiamo iniziato nel 2018 con nove membri, ma fin dall’inizio del progetto, avevamo il desiderio di ingrandirlo e di trasformarlo in un’orchestra.

Credo che l’origine di un’orchestra sia sempre un ensemble, e che l’elemento della musica da camera sia preponderante in un certo senso: sembra quasi che l’ensemble cresca e diventi un’orchestra, quindi la sopravvivenza di questo spirito di fondo è molto importante per me.

C’è da notare però, a differenza di altre orchestre, la JNO pone un’enfasi importante sui singoli musicisti. Che ruolo hanno i singoli musicisti nell’orchestra, oltre chiaramente a suonare?

Ciascuno in questa orchestra può fare il solista. E così è stato, sia quando sono stati chiamati per suonare con altri gruppi in Giappone o all’estero, sia quando hanno avuto parti da solisti in iniziative della JNO.

Attualmente, oltre alle esibizioni orchestrali, organizziamo anche concerti di musica da camera e recital in cui ogni membro ha la possibilità di mettersi in luce.

La JNO in versione cameristica. Notare come il logo e il nome della prefettura siano ben presenti e ribaditi ad ogni occasione utile: un caso di studio di city branding?

Questo anche perché vogliamo sempre poter vedere i volti e le personalità di tutti i membri dell’orchestra. Abbiamo membri che sono attivi come solisti in patria e all’estero, o in orchestre di alto livello in Giappone e in altri Paesi: vogliamo essere un’orchestra in cui ognuno di noi possa vedere i propri cosiddetti volti individuali, ognuno di noi lavora con la propria capacità individuale. L’equilibrio tra tanti solisti che riescono a parlare con un’unica voce è ciò che ci distingue veramente da qualsiasi altro progetto simile.

I musicisti hanno un ruolo nel processo decisionale dell’orchestra per quanto riguarda le questioni “commerciali”?

I membri non partecipano alla parte di gestione del business, per così dire, ma come orchestra siamo tutti coinvolti nella programmazione artistica che poi è il centro della nostra attività. La scelta dei concerti, l’ingresso dei nuovi membri, e in generale le questioni musicali sono tutte frutto di una scelta condivisa tra me e gli altri componenti dell’orchestra. In questo siamo molto “democratici”, assomigliamo più ad un gruppo autogestito più che un’azienda.

L’orchestra è stata fondata a Nara e dichiara chiaramente di avere un ruolo nella comunità. Come ha influenzato la scelta degli sponsor?

L’azienda sponsor, DMG Mori Seiki, è stata fondata a Nara, e col tempo pur essendosi sviluppata in tutto il mondo ha portato avanti la volontà di dare qualcosa indietro alla realtà del suo territorio; tenendo il cuore della JNO a Nara, ci rendiamo conto che ci sono grandi aspettative per lo sviluppo culturale, in particolare in termini di musica e che le due realtà possono funzionare meglio insieme.

Per mantenere questa vocazione territoriale, la JNO si è spesso rivolta agli studenti delle scuole medie e superiori di Nara e sta iniziando a essere riconosciuta come uno dei cittadini di Nara. Abbiamo buoni rapporti anche con il Governatore della Prefettura di Nara e con il Sindaco di Nara, tra gli altri.

Sorita

Inoltre, la DMG Mori ha seguito gli aspetti non musicali del progetto, in modo che i membri possano concentrarsi sulla musica a tempo pieno. Ad esempio, un tema su cui ci siamo potuti concentrare grazie a loro è stato quello di migliorare l’alimentazione, l’abbigliamento e l’accomodation dei musicisti in tournée, compreso il cibo nei ristoranti, i costumi, le valigie per il trasporto, gli alberghi e tutto quello che possa influenzare la performance. Crediamo che si stia sviluppando un nuovo modello di gestione orchestrale in linea con gli anni 2020.

Uno degli obiettivi che lei sottolinea maggiormente è la futura istituzione di un’Accademia entro il 2030. Quali sono i passi necessari per raggiungerlo?

Stiamo lavorando per capire cosa è necessario fare per raggiungere l’obiettivo di istituire una scuola a Nara. La prima cosa che posso dire è che è importante trovare le persone che poi diventeranno gli insegnanti, per costruire e consolidare il corpo docente da subito. Per questo ho studiato all’estero e ho partecipato a concorsi, anche per immaginare come possano funzionare queste cose in altre realtà.

Ho imparato che il tipo di insegnante con cui si studia è molto importante. Non solo per quel che riguarda le capacità musicali, ma anche la personalità. In una situazione del genere, bisogna avere esperienza, obiettivi ambiziosi, musicalità e carattere. Gli insegnanti si consolidano anche incontrando artisti che hanno un buon equilibrio tra tutte caratteristiche.

Un altro punto importante che abbiamo in mente è valorizzare la meravigliosa cultura e la storia della zona. Non molti la conoscono magari, ma tutto il distretto di Nara ha dei luoghi incredibili, che comprendono siti patrimonio dell’umanità Unesco come il Tempio Todaiji. Questa parte del progetto richiede forse più tempo e ci stiamo ragionando in un’ottica di lunga durata, ma l’obiettivo di fondo rimane quello di far crescere il progetto e lanciare grandi idee per la scuola.

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