La chitarra riparte da Parma: intervista a Carlotta Dalia e Stephanie Jones

Intervista alle giovani e brillanti chitarriste, in occasione del loro concerto per il Paganini Guitar Festival.

“Finalmente si riparte”. È così che mi sento di verbalizzare la sensazione di estremo sollievo e profonda gratitudine che mi porto appresso da giorni, ora che son tornato a Roma dopo uno splendido weekend musicale fuori dall’Urbe.

Dal 27 al 30 maggio si è svolta, infatti, la 21^ edizione del Paganini Guitar Festival di Parma, Capitale Italiana della Cultura 2020-2021. La prestigiosa kermesse, organizzata dalla Società dei Concerti di Parma in collaborazione con il Comune di Parma-Casa della Musica, ha avuto luogo (dal vivo!) in alcune delle sedi più suggestive della città emiliana ed è stata costellata di eventi di varia natura e di grande interesse artistico: dalla presentazione del romanzo storico Il diavolo sulla quarta corda. Nicolò Paganini e il suo Cannone di Giovanna Strano nel “Paganini day” (27 maggio, ricorrenza della morte del celebre musicista) agli eventi fuori programma per “Paganini on the road”, dalle Masterclass di chitarra alla finale del Concorso internazionale “Omaggio a Niccolò Paganini” per solisti e gruppi di musica da camera, dalla Mostra di liuteria storica “La chitarra in Argentina nel XX secolo” curata da Gabriele Lodi a quella di liuteria moderna nel Cortile d’onore della Casa della Musica.
Non sono mancati naturalmente i concerti, ad opera di solisti e formazioni cameristiche di fama internazionale: il 27 maggio si sono esibiti il violinista Francesco Manara e il violoncellista Massimo Polidori, entrambi Prime parti dell’Orchestra Sinfonica del Teatro alla Scala di Milano, insieme al chitarrista Giampaolo Bandini, fondatore e direttore artistico del festival che abbiamo intervistato lo scorso anno, in occasione dell’uscita di un suo progetto discografico, a proposito del rapporto tra Paganini e la chitarra; il 28 maggio si è tenuto il doppio recital chitarristico di Marco Caiazza e Massimo Felici, due grandi esponenti del panorama internazionale; il 30 il recital solistico di un chitarrista di chiara fama quale Aniello Desiderio.

 

Paganini Guitar Festival ©

 

Ma “ripartire alla grande” significa anche e soprattutto guardare al futuro, ed è per questo che il Festival ha deciso di puntare sui giovani talenti invitando sul palco, per il concerto del 29 maggio, due giovani chitarriste tra le più brillanti della nuova generazione: la grossetana Carlotta Dalia, vincitrice della precedente edizione del Premio Paganini Guitar Festival, e l’australiana Stephanie Jones, concertista di fama internazionale molto apprezzata anche sul web (il suo canale Youtube ha raggiunto 11 milioni di visualizzazioni!).
Il programma spaziava da musiche originali per chitarra di Sor, Brouwer, Castelnuovo-Tedesco, Charlton, Rudnev e Tàrrega a trascrizioni chitarristiche di brani di Bach, Scarlatti e Piazzolla. Le due giovani talentuose chitarriste hanno fatto finalmente rivivere agli ascoltatori l’emozione vibrante che solo il concerto dal vivo può dare, l’inspiegabile sensazione di rapimento che li e ci tiene incollati alla poltrona dal primo flebile suono al silenzio dopo l’ultima nota, che mi ha portato a riscoprire la gioia del condividere momenti preziosi con, per e grazie alla musica.

Prima del concerto, tra un panino col prosciutto di Parma e un caffettino nel centro storico disseminato di biciclette e riferimenti a Giuseppe Verdi, ho avuto il piacere di incontrare le due giovani artiste e intrattenere con loro una chiacchierata nel suggestivo spazio espositivo della Casa del Suono, circondato da bellissime chitarre di alcuni tra i più celebri liutai del Novecento.

 

Stephanie Jones – Paganini Guitar Festival ©


Stephanie, è un piacere conoscerti e averti qui! Tu sei australiana ma ora vivi in Europa, vero?

Sì, vengo da Perth e sono in Europa da circa sei anni. Ho partecipato inizialmente a qualche festival e poi sono stata ammessa al Conservatorio di Weimar (Germania) nella classe del Prof. Thomas Müller-Pering; al momento, invece, vivo nel Sud della Germania. È bellissimo vivere in Europa, ci sono molti Festival e opportunità di suonare, oltre che di incontrare persone (quando non c’è il Corona! [ride]).

È la prima volta che vieni in Italia? E a Parma?

In Italia sono stata parecchie volte, e ho suonato un paio di anni fa al Festival Chitarristico di Lodi; questo è il mio secondo concerto in Italia ed è la mia prima volta a Parma. Avevo previsto di arrivare in città due giorni fa [27 maggio] ma abbiamo avuto un incidente in macchina durante il viaggio (per fortuna niente di grave) e quindi siamo arrivati ieri. Ho avuto un po’ di tempo per dare un’occhiata alla città ed è davvero bellissimo girare per le strade di Parma, con il clima caldo e soleggiato e con del buon cibo. Oggi sono stata tutto il giorno in hotel ad esercitarmi per il concerto ma domani avrò la giornata libera.

Carlotta Dalia – Paganini Guitar Festival ©

 

Carlotta, non è invece la tua prima volta a Parma, vista la tua vittoria di due anni fa al concorso Paganini. Che ne pensi del Festival?

Già prim’ancora del concorso ho avuto la possibilità di venire a Parma, in occasione di un concerto in cui ho suonato le chitarre dei liutai esposte alla Mostra di Liuteria, quindi ho avuto modo già altre volte di vivere l’atmosfera del Festival che, devo dire, è molto bella e stimolante, anche perché c’è un clima davvero amichevole e questo favorisce anche un sacco di incontri. Credo sia un punto di ritrovo molto importante per il mondo della chitarra: c’è la mostra di liuteria storica di Gabriele Lodi ma anche quella contemporanea, l’offerta dei concerti è di livello molto alto, si possono ascoltare artisti molto importanti che non è così facile trovare nei festival di chitarra in Italia, viene data la possibilità di partecipare alle Masterclass di altissimo profilo. Nell’edizione in cui ho vinto il concorso l’ospite d’onore era il M° Leo Brouwer, che è stato anche Presidente di Giuria, e ho incontrato anche il M° Kazuhito Yamashita; quindi, ecco, quando dico che si possono fare grandi incontri parlo di questo, è qualcosa di unico e che non capita sempre.

Come non capita sempre ricevere complimenti dal M° Brouwer, che dice che suoni “come un angelo”…

Eh sì… [ride]

La città di Parma, poi, è una splendida cornice…

Assolutamente sì, credo che organizzare eventi come questo nei luoghi più splendidi della nostra Italia sia il modo giusto per valorizzare il patrimonio artistico, inteso non solo come personalità artistiche ma anche come luoghi. Il centro storico è di assoluta bellezza, così come lo sono i luoghi dove si svolge il Festival; farlo a Parma, oltre al fatto di avere  un legame con Paganini, è un ottimo modo per far vedere che in Italia si ha la possibilità di conciliare una proposta artistica di alto livello con un contesto che già di per sé parla da solo.

Il Festival Paganini quest’anno presenta una doppia dedica: oltre al consueto omaggio all’eponimo violinista, chitarrista e compositore italiano, si è deciso di celebrare il bandoneonista e compositore argentino Astor Piazzolla, in occasione del centenario della sua nascita. Che rapporto hai con le musiche di questi due artisti?

Carlotta: Paganini è sempre stato presente nel mio percorso di studi: da piccola ho studiato la sua musica, dai Ghiribizzi più semplici alle Sonate. Devo dire che affrontare il repertorio cameristico e conoscere anche quello che Paganini ha fatto per lo strumento per il quale è più celebre, il violino, è stato d’aiuto; questo anche grazie al mio partner in crime (sia cameristico che nella vita privata), Giuseppe Gibboni, che mi ha illuminato sotto diversi aspetti. La figura di Paganini è spesso associata solamente al virtuosismo più estremo, ad un contenuto esplicito; invece sia nella musica per violino che, soprattutto, per chitarra – il M° Bandini ne ha dato un esempio discografico calzante – c’è una visione molto intima, personale e sensibile della musica che credo sfugga all’occhio più superficiale di chi lo abbina al puro virtuosismo. Credo che la virtuosità vera, in Paganini e in generale, sia nella facilità con la quale si affrontano cose complesse.
Piazzolla, nel mio percorso di studi e artistico, è comparso dopo: fino a qualche anno fa non mi sentivo di suonare la sua musica, non la vedevo vicina a quello che volevo esprimere. Da qualche anno a questa parte, sia con la musica da camera che grazie all’incontro con il M° Bandini, ho avuto modo di apprezzarla in maniera diversa. Questa sera suonerò una delle Quattro Stagioni nella trascrizione di Sergio Assad (L’inverno), ma prima di arrivare a questo brano ho studiato l’Histoire du Tango o i Cinque Pezzi per chitarra, oltre al fatto che l’ho riscoperto tramite l’ascolto di tanta altra musica che ha composto. Come per Paganini, anche se sono collocati in due periodi storici totalmente diversi, credo sia importante approfondire la conoscenza e l’ascolto di ciò che hanno composto.

Stephanie: i due compositori hanno una forte connessione per quanto riguarda il carattere, la vitalità e l’energia delle loro musiche: da questi elementi ho preso e prendo molta ispirazione. Sanno usare davvero bene le melodie e hanno un incredibile livello di consapevolezza del ritmo e dell’armonia, ma soprattutto sono capaci di combinarli e di creare della musica che è così piena di vita, con la quale entro davvero in connessione e che mi permette di comunicare con il pubblico.
Ho suonato, in particolare, molto Piazzolla nella mia carriera di musicista: dalle Quattro Stagioni (questa sera ne suono due, l’Estate e l’Autunno) all’Histoire du Tango con il violino. Piazzolla è stato capace di mescolare lo stile classico al jazz e di creare questo nuevo tango, ed è in un certo senso aderente al mio background: ero solita suonare molta musica jazz con il mio sassofono e con la chitarra sono riuscita a unire queste mie due passioni.

 

Stephanie Jones in concerto – Paganini Guitar Festival ©

 

Il concerto di questa sera è un concerto tutto al femminile. Naturalmente la valorizzazione della donna, anche in musica, è una tematica molto attuale.
Carlotta, tu hai portato oltre la riflessione sulla donna musicista (e nello specifico chitarrista), perché hai realizzato di recente un disco dedicato alle opere per chitarra di Ida Presti. Puoi raccontarci qualcosa di questo progetto discografico e qualcosa a proposito della sua figura?

Indubbiamente il più grande peccato rispetto alla figura di Ida Presti è che ci ha lasciato davvero troppo presto. È stata una persona davvero geniale ed è riuscita ad andare oltre le discriminazioni nei suoi confronti. Non si è mai definita una compositrice, e ascoltando le sue registrazioni si può evincere che, in quel periodo storico [1924-1967], suonare con quel grado di virtuosità e con quell’intelligenza musicale era qualcosa di assolutamente unico. Il fatto che lei abbia prediletto la sua carriera come duettista con suo marito [Alexandre Lagoya] è stata una sua liberissima scelta, non ne aveva assolutamente bisogno anche perché ha avuto una brillante carriera come solista. Quindi mi permetto di dire che Ida era talmente geniale da potersi permettere di scegliere!
La realizzazione di questo progetto discografico è capitata un po’ per caso: mi è stato proposto di registrare questo CD da Lucio Matarazzo (che ringrazio tantissimo) e quindi ho avuto 2-3 mesi per studiare questo nuovo repertorio e poi registrarlo. Tra l’altro, sempre casualmente, mi sono imbattuta nella chitarra di Ida Presti grazie ad una conoscenza degli ultimi mesi; registrare il CD con la sua chitarra è stata un’emozione veramente grande. Credo che le sue musiche debbano essere valorizzate, anche se sono tutte bozze quelle che ci sono pervenute e anche se le componeva per sé stessa, però gli Studi, per esempio, hanno una grandissima logica: lo Studio n.1 sugli arpeggi non credo sia meno bello del primo studio di Heitor Villa-Lobos sugli arpeggi, sebbene quest’ultimo sia stato scritto da un grande compositore del Novecento. Credo si possa scoprire tanta bellezza in quei brani e mi è servito tantissimo studiare le sue musiche sulla sua chitarra, perché suonare uno strumento di quegli anni mi ha influenzato anche nelle scelte musicali: richiama delle sonorità e un modo di suonare che appartiene ad un altro periodo.
Hai toccato un tema molto importante parlando delle donne, e la sensazione che ho avuto quando è uscito questo CD, sulla base di alcuni feedback più o meno espliciti che mi sono giunti, è che comunque per una certa categoria di persone è difficile accettare che una donna abbia fatto qualcosa di così geniale. È per questo che ribadisco: peccato ci abbia lasciato così presto, avrebbe potuto lasciare una traccia ancora maggiore se avesse toccato più generazioni.

Stephanie, che cosa pensi – in quanto giovane e talentuosa musicista – della tematica delle donne nella musica?

Sono molto felice di poter aiutare la rappresentanza femminile nel mondo della chitarra classica, perché è un dato di fatto che ci sono molti più uomini nella scena, anche se le cose cominciano, per fortuna, a cambiare lentamente. Essere d’esempio per le giovani generazioni (siamo giovani anche noi, ma mi rivolgo soprattutto ai giovanissimi), come è di grande esempio Carlotta, è per me forse la più grande fonte di ispirazione. Quando mi arriva notizia di una giovane ragazza che prende lezioni di chitarra perché ispirata dalla mia attività, sento di star davvero facendo la differenza.
Sono fortunata ad avere molto seguito online e questo mi dà la possibilità di estendere ancor di più questa rappresentanza.

Carlotta Dalia Stephanie Jones

Carlotta Dalia in concerto – Paganini Guitar Festival ©

 

Che consiglio vuoi dare ai giovani ragazzi che vogliono intraprendere una carriera artistica, che si approcciano alla strada del concertismo e della musica in generale, anche grazie al web e alle principali piattaforme online (Stephanie)?

Stephanie: Ho cominciato ormai parecchio tempo fa a pubblicare contenuti online e l’ho sempre fatto con una direzione precisa in testa: condividere brani che mi piacciono, che mi fanno divertire. Il consiglio più grande che posso dare è di non stressarsi troppo per le situazioni, perché a volte i contenuti vanno online a volte no, o talvolta si ricevono commenti stupidi che potrebbero buttarti giù. Avere video online è anche utile per gli organizzatori dei concerti, per le persone che potenzialmente possono essere interessate ad andare al tuo concerto, per i professori che prima di un’audizione sanno in qualche modo cosa aspettarsi, ma ritorno a dire che la prima motivazione è e deve essere per il tuo piacere e il tuo divertimento, anche perché questo gli ascoltatori lo percepiscono.

Carlotta: Vaccinatevi! Tutti! [ride]
Direi che è importante farlo con sincerità, con onestà, con costanza e con rispetto, e questo lo dico in primis a me stessa. Secondo me ci sono un sacco di esempi di persone che potevano fare molto di più e che magari hanno preferito rimanere ad un ottimo livello ma non sono andati oltre, non hanno avuto rispetto per il talento che gli è stato dato. L’artista non lo deve fare tanto per sé stesso ma per quella che è la sua arte, e secondo me anche nel rispetto del pubblico; voglio dire, uno quando va ad un concerto prende la macchina, paga il parcheggio, paga il biglietto, “perde una serata” in un certo senso. Il compito di chi sta sul palco è di avere rispetto ed esprimersi con sincerità, e onorare il proprio impegno. Sono convinta del fatto che non si debbano raccontare bugie in primis a sé stessi, e che quando uno è poco onesto con sé stesso secondo me emerge nella performance. Mi piace pensarla così, ma magari non ho capito niente! [ride]

Dove ti troviamo dopo Parma, quali sono i prossimi progetti?

Stephanie: La vita di un musicista è un continuo progredire, espandere le proprie vedute e naturalmente il repertorio. Ora che i concerti e i tour stanno ricominciando mi sento fortunata, perché a breve farò dei piccoli tour in Germania e nel Nord America. È anche in uscita il prossimo agosto un CD che ho registrato con Karen Gomyo, una violinista fantastica e di fama internazionale, che mi ha contattato e che mi ha chiesto di suonare con lei ed incidere per la sua etichetta. Nel disco, tra l’altro c’è anche l’Histoire du Tango di Piazzolla.
Ho molto a cuore l’idea di ampliare il mio repertorio e il repertorio chitarristico in generale, ed è per questo che sono in contatto con diverse compositrici per commissionare loro nuovi brani e creare un album con musiche di sole donne.

Carlotta: Corna facendo, dopo il 3 giugno mi trovate a fare il vaccino, e a luglio farò un sacco di concerti: sarò a Roma, a Macerata, in Croazia, a Padova in duo con Giuseppe – tutto in una stessa settimana, tra l’altro – e diversi altri eventi. Troverete tutto sulle mie pagine Facebook e Instagram, e sul mio sito web che sarà presto aggiornato.

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