Come un'idea del rinascimento potrebbe aiutare la musica dal vivo: le Wunderkammern

Sono passati più di cento giorni da quando i teatri e le sale da concerto sono stati forzatamente chiusi in tutta Italia. La situazione la conosciamo tutti fin troppo bene, le speranze riposte nelle possibili riaperture del 27 marzo sono flebili ma al momento l’unica cosa a cui ci si può appellare per avere una prospettiva futura. Eppure, anche nel miglior caso possibile, bisognerà pianificare una nuova vita musicale molto diversa a quella a cui siamo stati abituati almeno per i prossimi mesi.

Tra le alternative più interessanti che potrebbero prendere piede nel prossimo periodo potrebbe farsi spazio quella degli home-concert, ovvero piccoli concerti domestici con una capienza di pubblico minima, un ambiente ristretto e domestico che riprende tradizioni antiche, sospese tra la musica di corte e le soirées ottocentesche. Ci sono poi casi ancora più particolari, dove al semplice concerto si unisce anche un’esperienza “museale”, ovvero quella delle Wunderkammern.

Sapete cos’è una Wunderkammer?

In un certo senso possiamo dire che le Wunderkammern fossero una sorta di incrocio tra una galleria d’arte e una stanza segreta delle case nobiliari. I primi esempi possono essere fatti risalire a cavallo tra la fine del rinascimento e l’inizio del periodo barocco, quando il gusto esotico e la curiosità per il diverso diventarono una componente preponderante dell’estetica europea. L’idea di per sé però non è stata di esclusivo appannaggio di una classe sociale, e scienziati ed artisti iniziarono a costruire le proprie stanze delle meraviglie, come fece il celebre gesuita Athanasius Kirchner. Posto che le Wunderkammern sparse per il continente europeo non seguono alcuna regola fissa, c’era una tendenza diffusa a distinguere gli oggetti che decoravano le camere tra Naturalia e Artificialia, a seconda dell’origine naturale o antropica dei manufatti, mentre in alcune versioni più avanzate furono introdotte due altre categorie, ovvero gli Exotica, fatta di oggetti provenienti da terre lontane, e gli Scientifica, di cui è facilmente intuibile l’origine.

Per quanto potrebbe apparire strano, Roma storicamente non ha ospitato una gran quantità di Wunderkammern come quelle descritte sopra, per vari motivi che, se accuratamente indagati, ci porterebbero fuori strada. Per quel che ci interessa in questa sede invece è interessante notare che sta nascendo un primo esperimento proprio ora, e che potrebbe riservare soprese per il futuro oltre che un modello da imitare: la Wunderkammer dell’organista, pianista e compositore Marco Lo Muscio.

Abitare un museo

La Wunderkammer personale di casa Lo Muscio è nata quasi per caso. Un primo acquisto, compiuto a cuor leggero neppure due anni fa per decorare una casa-studio in cui il pianista-organista-compositore ha trascorso ore e ore di studio e dato vita a composizioni di carattere non di rado spiccatamente goticheggiante. Da qui, nel giro di pochi mesi in cui Lo Muscio ha iniziato a coltivare un gusto antiquario “d’altri tempi”, è nato un piccolo museo che è lentamente entrato in simbiosi con tutto l’ambiente domestico. Le prime aperture pubbliche della Wunderkammer ci sono già state a cavallo tra fine 2019 e i primi mesi dello scorso anno, fin quando il lockdown ha messo un serio ostacolo che è facile immaginare. L’ostacolo però non si è rivelato insormontabile, racconta l’organista. Dopo le prime settimane di spaesamento generale in cui tutti abbiamo cercato di capire cosa fare e come riorganizzarci, è arrivata l’idea del passaggio digitale: dalla Wunderkammer di via Valle Corteno alle Gemme Musicali, nome della rubrica quotidiana con cui il musicista romano ha tenuto vivo per più di cento giorni il rapporto con il suo pubblico, trasformato in community virtuale per forza di cose, tramite Youtube e Facebook, da solo o in compagnia (a distanza) con altri musicisti dell’universo classico e del rock progressivo come il mitico chitarrista dei Genesis Steve Hackett.

L’abitazione di Via Valle Corteno è organizzata come una galleria d’arte privata in forma domestica: ogni stanza, a metà tra la sala museale e il museo di antiquariato, fornisce uno spaccato di quello che poteva essere uno spazio del genere secoli addietro con poche – necessarie – modifiche necessarie per renderla vivibile, chiaramente. L’ingresso della casa è d’impatto, con una cornice di caminetto che funge da tana per un gigantesco grifone nero ardesia. Sulla sinistra della casa, la sala dell’esercizio dove Lo Muscio tiene una tastiera e l’organo digitale, c’è lo spazio più gotico arricchito da variegate opere di artigianato, e numerose scacchiere. Proseguendo ci si trova in un nuovo disimpegno allestito come una specie di antro labirintico. Guidati dall’anfitrione si arriva poi nell’ambiente principale, culmine dell’esperienza che è la sala del pianoforte. Il filo conduttore che lega gli elementi della camera è quello mistico-esoterico: sulla parete di destra, quella che guarda la tastiera avoriata dello Scholze-Pollman, si trovano quadri di scuola olandese, illuminati e luce tenue e ben concentrata; dall’altro lato troviamo oggetti più variegati e curiosi come quelli qui in foto, frutto di un meticoloso lavoro di artigianato; anche il pianoforte, oggetto principe di questa stanza, ospita numerosi oggetti d’interesse e persino un candelabro.

“Spesso nelle Wunderkammern del passato” spiega Lo Muscio “si cercava di riempire gli spazi il più possibile anche per combattere il cosiddetto horror vacui, la paura del vuoto. Non bisognava lasciare spazi non occupati, in nessun caso”. L’imitazione di questo stile è perfettamente riuscita. C’è appena posto per il ristrettissimo pubblico delle esecuzioni private, e questo per giunta si deve muovere con una certa cautela. Non vorrete mica far cadere qualcosa o risvegliare uno dei draghi dormienti.

(la galleria completa di foto è disponibile qui)

Tra concerto ed esibizione artistica

La cosa più interessante della combinazione tra musica e “arredamento”, anche se quest’ultimo è un termine abbastanza riduttivo, è la continuità che si crea e rende paradossalmente indistinguibili le due cose. L’elemento gotico, prevalente nel gusto con cui sono adornati gli ambienti, si ritrova anche spesso nelle atmosfere create dalla musica proposta al pianoforte gran coda da Lo Muscio: che si tratti di Liszt, Skrjabin o Debussy per citare i nomi più frequentati a via Valle Corteno (ma non solo; ci sono molte pagine più moderne, come quel Ligeti che trovate a fine paragrafo). Ma c’è un fattore ancora più interessante che riguarda il rapporto tra un ambiente e il processo creativo degli artisti che in esso vivono. Come già detto, Lo Muscio oltre ad essere esecutore è anche compositore. “Già da prima del lockdown, ha raccontato, ero stato costretto da ragioni familiari a trascorrere moltissimo tempo a casa. Meno concerti, meno lezioni e soprattutto meno contatto con il mondo esterno e tutte quelle fonti di ispirazione che può portare”.

Marco Lo Muscio

Così, facendo di necessità virtù, ha iniziato a costruire una serie di ispirazioni casalinghe dentro le mura domestiche, lasciando che poi il frutto della sua creatività ne fosse indirizzato e al contempo orientando in questo modo le sue nuove scelte di arredamento. In un assaggio di concerto privato, una versione in piccola scala quelli che teneva al suo pubblico domestico prima del marzo scorso, mi ha proposto alcune delle sue composizioni che rispecchiano il periodo in cui ha iniziato a trasformare un tranquillo appartamento di Montesacro nella sua Wunderkammer. Sono brani pianistici spesso piuttosto impegnativi dal punto di vista esecutivo, muscolari perfino, e con ispirazioni distanti tra loro; alcuni sono frutto di commissioni, altri figli spontanei della creatività. In ciascuno di essi l’atmosfera è talmente permeata dall’elemento tra il gotico e l’esotico che innerva tutta l’abitazione che anche ad occhi chiusi sarebbero in grado di trasmettere le stesse sensazioni. In questo profluvio di intervalli aumentati, dissonanze e crittogrammi misticheggianti trova però spazio un elemento portante che restituisce una sorta di senso di familiarità all’ascoltatore, quasi a voler restituire la dimensione domestica che in fondo è propria della casa: la struttura dei brani è quasi ricorrente, alternando momenti di prorompente creatività, quasi al limite con l’improvvisazione toccatistica, al rigore più austero di momenti proto-fugali, che guardano quasi al ricercare dal punto di vista formale. Non si cede dal punto di vista del linguaggio o del mood generale, ma la facilità di individuare ciclicamente queste ricorrenze restituisce un punto di appoggio solido da cui osservare ed ascoltare il mondo inquietante e misterioso in cui musica e “camera” conducono l’ascoltatore-visitatore.

La playlist completa, e in aggiornamento, con tutte le puntate delle gemme musicali è disponibile qui.

Un modello futuribile?

Paradossalmente questa cosa può anche avere l’effetto opposto: una sonata di Scarlatti in una tonalità maggiore, ad esempio, può suonare incredibilmente fuori contesto, con la sua freschezza e quel brio che in genere si cerca nella musica del compositore napoletano, ma si tratta di osservazioni un po’ pigre e che in fondo lasciano il tempo che trovano: il bello di un’esecuzione privata è che non c’è un programma prestabilito e il pianista può scegliere di suonare quello che vuole per il semplice fatto che gli va, così come può venire incontro alle richieste del pubblico. Si tratta in fondo di uno dei lati di rottura di questa forma innovativa di fruizione della musica dal vivo. Nel tunnel in cui ci troviamo è difficile pronosticare quando potremo tornare a fruire di concerti “alla vecchia maniera”, quindi gli home concerts, possono risultare un’alternativa percorribile e soprattutto una boccata d’aria fresca rispetto alla – pur necessaria – bulimia da streaming che continuiamo a vivere da quasi un anno.

Nel caso della Wunderkammer di Marco Lo Muscio c’è naturalmente anche il vantaggio della collezione di opere d’arte e curiosità che possono fungere da gancio per attirare anche quei curiosi che sono sempre stati attratti dalla musica d’arte ma non hanno mai osato chiedere: un’esperienza quasi sinestetica che può diventare addirittura un punto di ingresso verso il mondo della musica d’arte. Perché in fondo l’interesse di tutti coloro che vivono di e per la musica non può che essere quello di creare nuova consapevolezza, curiosità e persino passione attorno alla musica. Ora più che mai questo è necessario, per ricostruire il pubblico di oggi e arrivare a mettere in piedi quello di domani.

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