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Il superbo Mozart

di Lorenzo Papacci - 19 Febbraio 2019

di Fabio Biondi a S. Cecilia

Fabio Biondi, virtuoso che non necessita di presentazioni, si è esibito dal 14 al 16 Febbraio presso l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. Il programma che Biondi ha portato all’Auditorium Parco della Musica era interamente dedicato a Mozart, nello specifico ai viaggi del salisburghese raccontati dalla sua musica. Tre sinfonie: la n. 31 in re maggiore “Parigi” K297, la Sinfonia concertante K 364 e la Sinfonia n. 36 in do maggiore “Linz” K 425. La serata di Sabato 16 è stata per Biondi una grande prova sia come direttore che come solista, affiancato in questo ruolo da Raffaele Mallozzi, prima viola dell’Accademia.

Il programma racconta due viaggi che Mozart fece rispettivamente nel 1777 e nel 1783: il primo Mozart lo fece con la madre verso Parigi, dove arrivò nel Marzo del 1778 passando per Mannheim; nel secondo, Mozart era con la moglie Konstanze, con la quale ormai si era stabilito a Vienna, e da lì partirono per passare l’Estate a Salisburgo e rientrare poi a Vienna, passando per Linz.

Biondi apre il suo concerto dirigendo la sinfonia “Parigi” in modo da esaltare tutti i giochi dinamici e coloristici che Mozart prende dal mondo francese: dal perfetto unisono nel coup d’archet iniziale, conditio sine qua non di ogni lavoro sinfonico che reclamasse il successo nella Francia del ‘700, ai brillanti giochi motivici che Mozart inserisce nel primo movimento. Una sinfonia questa, dove la maestria di un Mozart ventenne emerge, tra i vari punti, nel lirismo del secondo movimento Andante, che cela un’inquietudine nascosta dietro una maschera solo apparentemente gioiosa. È quasi uno specchio del difficile soggiorno parigino in cui Mozart fu tutt’altro che osannato e perse anche la madre Anna Maria. Da sottolineare la cura del suono che Biondi ricerca in questo punto, dove esalta ogni frase dei fiati e degli archi attraverso un gesto che trova sempre una pronta risposta dell’orchestra.

Segue la Sinfonia concertante K 364, dove Biondi sostiene allo stesso tempo la parte di solista e direttore, uscendone da trionfatore assieme a Raffaele Mallozzi. In questo lavoro, che Mozart scrive nel 1779, ormai tornato a Salisburgo da Parigi, è evidente come il salisburghese abbia fatto tesoro di alcuni elementi dello stile francese, ma soprattutto vediamo qui una scrittura più tesa al virtuosismo, che è un chiaro rimando all’orchestra di Mannheim, il cui livello destò grande stupore in Mozart. Gli orchestrali di Mannheim sembrano essere i veri destinatari di questa composizione, che infatti non fu mai eseguita alla corte dell’arcivescovo Colloredo. Biondi e Mallozzi si muovono con naturalezza dai passaggi più malinconici e meditativi dell’Andante in do minore a quelli più freschi e vitali del Presto finale. Dopo una serie di entusiasti applausi da parte del pubblico, la coppia concede un bis: rimaniamo in ambito mozartiano con il Duo per violino e viola n.1 K 423. Biondi e Mallozzi trovano nel primo movimento di questo lavoro una nuova occasione per mostrare le grandi abilità tecniche con i loro strumenti.

A chiusura del concerto la Sinfonia n. 36 “Linz”. Un lavoro incredibile, scritto in 4 giorni da un Mozart ormai maturo, divenuto marito e padre, che doveva omaggiare il conte Thun-Hohenstein per la sua accoglienza, così Mozart fu costretto a buttar giù in fretta e furia il suo lavoro in viaggio non avendone altri sinfonici con lui. La direzione di Biondi di questo capolavoro è minuziosa ed estremamente teatrale: ogni gioco dinamico nel Poco Adagio viene messo in risalto, ogni modulazione in minore diventa una pittura a tinte fosche sotto la bacchetta del palermitano. La freschezza della sua interpretazione del Presto finale della Linz, ci dà l’immagine di un Mozart ormai pienamente padrone della sinfonia, visione che prelude agli altri grandi capolavori viennesi che egli ha lasciato in questo genere. Al termine, il pubblico ha chiamato più volte sul palco il direttore in maniera festosa.

Lorenzo Papacci

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