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Romanticismo didattico: la Suite per tre violoncelli di Fernand de La Tombelle

di Margherita Succio - 2 Ottobre 2024

Allievo di Théodore Dubois e di Alexandre Guilmant e vicino a Saint-Saëns, Fernand de La Tombelle è compositore e virtuoso del pianoforte e dell’organo. Vince due volte la medaglia d’oro del Grand Prix Pleyel con la sua Fantasia per pianoforte e orchestra (1888) e il suo Quartetto in mi minore (1894) ed è fondatore della Schola Cantorum di Parigi. La sua Suite per tre violoncelli è un ottimo esempio del repertorio per più violoncelli nati con scopo accademico, con l’obiettivo di non abbandonarsi a banalità né opacità stilistica.

L’educazione musicale di Fernand de La Tombelle inizia attraverso l’influenza della madre, Louise Gueyraud, brillante allieva di Liszt. L’inizio dello studio privato di pianoforte, organo e armonia con Alexandre Guilmant lo preparano agli studi presso il Conservatorio di Parigi dove incontrerà Théodore Dubois, figura che lo sosterrà nella formazione e nel corso della sua carriera per tutta la vita.

L’opera di La Tombelle è stilisticamente eclettica e quasi atipica: è un esempio della figura della poliedricità del musicista in piena attività del suo secolo, con una produzione compositiva di tutto riguardo e la testimonianza di un’accesa attività concertistica, contornata da una serie di interessi collaterali. è infatti anche scrittore ed editorialista, con un particolare interesse per la poesia, scultore e pittore, fotografo d’arte, etnomusicologo e astronomo.

Il fil rouge con la letteratura sfocia anche nella vita privata: la moglie Henriette Delacoux de Marivault, nota come scrittrice con lo pseudonimo di Camille Brunoscrive poesie musicate dal marito o da Jules Massenet, altra figura vicina alla coppia. Pur essendo nato a Parigi, La Tombelle è profondamente legato alle sue radici nel Périgord, dove trascorse la maggior parte della sua vita nel suo castello di Fayrac. Sostenitore del folklore locale, scrive e armonizza molti temi popolari di questa regione, come Julien TiersotVincent d’Indy o Maurice Emmanuel fecero altrove in Francia. 

Come organista collabora con Guilmant per i recital del Trocadéro nel 1878 ed è assistente del maestro Théodore Dubois all’organo Cavaillé-Coll della chiesa della Madeleine di Parigi dal 1885 al 1898. 

È co-fondatore della Schola Cantorum nel 1894, insieme a Charles Bordes, Vincent d’Indy e Alexandre Guilmant: si occuperà principalmente della programmazione e del repertorio organistico, insegnandovi armonia dal 1896 al 19044. Collabora anche al Répertoire moderne de musique religieuse e scrive articoli per La Tribune de Saint-Gervais, rivista ufficiale della Schola Cantorum. Nel 1896 riceve il Prix Chartier dall’Académie des Beaux-Arts per il suo lavoro nell’ambito della composizione da camera.

La Tribune de Saint-Gervais

Per i lettori più appassionati e incuriositi, si allega una copia di una pubblicazione della rivista (in francese) incentrata sullo studio del repertorio religioso antico e lo sviluppo del suo stile nella contemporaneità. Tra i collaboratori principali si trovano proprio La Tombelle, insieme ad altre figure contemporanee influenti come Jean Huré e Maurice Emmanuel:

https://ia601601.us.archive.org/24/items/latribunedesaint192825pari/latribunedesaint192825pari.pdf

La Suite per tre violoncelli

Pubblicata a Parigi da Sénart nel 1921, la suite per tre violoncelli è dedicata ai famosi violoncellisti Pierre Ruyssen – violoncellista e pedagogo – e ai suoi due figli: alla radice di questa composizione, come molte altre con queste caratteristiche, vi è proprio una questione famigliare, spesso intersecata con l’aspetto didattico, sia sul piano strumentale sia su quello della prassi cameristica. Nel corso del secolo vengono infatti riprese formazioni a due violoncelli allargandone l’identità e gli obiettivi espressivi: la duttilità del violoncello consente di scrivere con tessiture e ruoli diversi senza perdere integrità musicale né rendere l’opera stagnante, scolorita all’ascolto.

La Suite si articola in cinque movimenti, per la durata di circa quindici minuti, proponendo fin dal primo movimento l’atmosfera cantabile, serena, della musica da salotto, con un gusto francese, elegante e variegato. L’Allegro iniziale è un invito all’ascolto e la presentazione formale dei tre violoncelli nei loro ruoli: La Tombelle sembra gestire il materiale musicale come se si stesse approcciando a un trio d’archi classico, esplorandone le diverse possibilità timbriche e melodiche. Lo slancio iniziale del movimento è una ventata d’aria fresca che attraversa tutto il movimento, nonostante l’uso delicato dell’unisono, che invece risulta assertivo, comunicativo, spensierato. L’uso dell’imitazione semplice ma mai stucchevole rende questo primo movimento una piacevolissimo inizio.

L’Andantino che segue ricorda la forma della berceuse, ed è un breve intervento dalla forma più lirica, con vaghi accenni all’elegante humour e ammiccamento dello stile di Bizet: il primo violoncello canta libero su un tappeto di pizzicati e dei due violoncelli nella prima parte, per poi invitare tutti e tre i violoncelli a un brevissimo sviluppo molto luminoso, più denso e melodico, prima di tornare alla ripresa proprio come se La Tombelle avesse deciso di inserire in questa Suite un breve Lied, un breve componimento in musica. L’Andantino è solo l’anticamera dello Scherzando presto, il terzo movimento che, ancora più brevemente, sembra rispecchiare gli elementi della berceuse e ribaltarli. Ora in la maggiore – tonalità pù giocosa che emerge dal re minore precedente con grande calore e agio – i tre violoncelli riprendono la sonorità dell’Allegro iniziale con più leggerezza e umorismo, con un carattere romantico e spensierato.

Il Lento è certamente il movimento più interessante dell’intera Suite: La Tombelle concede ora introspezione ed espressività, in un momento di grande malinconia e romantica bellezza. I tre violoncelli possono qui esplorare tutta la potenza timbrica e armonica dello strumento, attraverso un meraviglioso cantabile che ricorda l’impostazione di un corale e trova certamente ispirazione, attraverso la vaga sacralità nell’uso dell’armonia e del legato dello strumento a corda, dalla produzione e conoscenza del repertorio per organo. Il movimento sembra voler proporre all’ascoltatore un momento di preghiera laica, con la potenza densa dell’immediatezza e imponenza dell’organo, ora tradotta nella ricca tessitura dei violoncelli.

Il Finale è un grande ritorno alla tonalità slanciata di fa maggiore iniziale, dopo l’introverso e intimo fa minore del quarto movimento, ora con un’accezione molto più incalzante e strutturata. La Tombelle sembra voler far divertire i tre strumenti aprendo le danze con un breve unisono gioioso che si trasforma immediatamente in un breve fugato, costruito abilmente senza perdere il nervo incalzante né abbandonare l’elemento melodico che caratterizza tutta la Suite. I poco meno di tre minuti il Finale attraversa tutti gli elementi della forma classica con grande fluidità, impeto, lasciando una sensazione di unità all’ascolto estremamente vincente.

Margherita Succio

Autrice

Proud Gen Z che prende più aerei che autobus, legge tanti libri perché ha l'ansia di non averne letti abbastanza.

Musicista curiosa e grande amante della musica da camera, è titolare della Borsa di Eccellenza della Confederazione Svizzera per ricercatori e artisti stranieri ed è autrice e content creator per Quinte Parallele dal 2021.

Attualmente frequenta il suo secondo Master of Music presso il Conservatorium Maastricht con Gabriel Schwabe.

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