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Prestissimo, il senso di un Festival

di Redazione - 9 Luglio 2018

Sono passati un po’ di giorni dall’ultimo concerto di Prestissimo, quindi forse siamo un po’ fuori tempo massimo, in teoria. Ma in realtà ci tenevamo a raccontarvi qualcosa della nostra esperienza che andasse oltre il semplice resoconto o i post di Instagram, e per farlo bene abbiamo avuto bisogno di un po’ di giorni per pensarci.

Bucare la quarta parete

Siccome non tutti quelli che leggeranno questo pezzo saranno stati parte del pubblico del Festival, riavvolgiamo un attimo il nastro.
Quest’anno l’Accademia Filarmonica ha deciso di dedicare, all’interno della sua programmazione estiva “I Giardini della Filarmonica”, una sezione interamente dedicata alla musica giovane. Ma giovane in che senso, vi starete chiedendo? Giovani gli interpreti, giovane il repertorio, giovani gli organizzatori o il format dell’evento?
Ed in effetti ce lo siamo chiesto anche noi, quando siamo stati contattati da Arte2O, l’Associazione che ha ideato ed organizzato Prestissimo. “In pratica”, ci è stato risposto, “è un mix di tutto quello a cui avete pensato. E ci occorre un media partner all’altezza”. Essere media partner di una manifestazione significa, in parole povere, uscire dall’universo virtuale ed entrare finalmente a contatto con il pubblico in carne ed ossa, quello che ci legge tutti i giorni o che magari deve ancora iniziare a farlo, ed i musicisti di cui parliamo noi in prima persona, per poi convogliare il frutto di questo incontro di nuovo nel mondo virtuale tramite i canali social, nei media per l’appunto.

Accanto ai compiti più tradizionali del media partner, però, ci è stato anche offerto qualcosa di nuovo. Prestissimo ha rappresentato una novità nel mondo dei festival musicali anche perché non era fatto di soli concerti: oltre a questi, infatti, hanno fatto da ponte nel programma dei Talk di un’ora in cui ci si è seduti intorno ad un tavolo a parlare dei problemi della musica di oggi.

Potevamo dire di no?

Diventare grandi

Passeggiando per il corridoio dove ci sono i camerini della Sala Casella si possono notare molte cornici appese alle pareti. Contengono le locandine di più di un secolo di storia dell’Accademia Filarmonica, con nomi che vanno da Respighi a Roman Vlad, passando per Stravinski e John Cage. Passargli accanto essendo un po’ di casa, anche se per un tempo limitato, fa veramente effetto.

Chi frequenta i Festival musicali da spettatore tende a farsi un’idea un po’ incompleta come funzionino queste iniziative: magari va a vedere solo uno dei concerti in cartellone e da questo può trarre un giudizio più o meno definitivo su tutta la kermesse. Fino a poche settimane fa probabilmente anche noi la eravamo abituati a vederla così; stare dall’altra parte della parete fa veramente un effetto incredibile. C’è un mondo di organizzazione, pianificazione e preparazione dietro ad ogni singolo momento di vita del Festival che da fuori non traspare, e per fortuna. Oltre ad un aspetto di relazioni umane fondamentale, che in questi tre giorni ci ha profondamente arricchito. E poi, mettendo da parte per un momento i sentimentalismi, partecipare da dentro a questi eventi porta dei vantaggi innegabili. Non solo calcare le stesse assi del pavimento su cui sono passati alcuni tra i più grandi musicisti di sempre, ma anche partecipare alle gioie, alle ansie e alle soddisfazioni dei musicisti e sentirle raccontate da loro in prima persona è qualcosa che non capita tutti i giorni.

Ci vediamo Prestissimo?

Ci sono tante, tantissime cose che abbiamo imparato in soli tre giorni di festival e che porteremo con noi nelle esperienze future  al netto di tutte le emozioni e anche dell’entusiasmo che ci ha regalato questo primo esperimento, ci sono molte cose che si possono migliorare. Ma nulla che non si possa perfezionare con l’esperienza e con la voglia di ripetere questo esperimento, anche più in grande. Ovviamente alcuni ringraziamenti sono necessari, di cuore: all’Accademia Filarmonica per averci concesso questa possiblità, ad Arte2O per averci scelto tra le tante realtà che seguono la musica e a tutti quelli che hanno seguito Prestissimo.

Sicuramente la cosa che più ci ha cambiato, ci ha reso più chiaro il senso di quello che facciamo è stato l’incontro con il pubblico, il nostro pubblico, pur rappresentato da una piccola frazione con cui fare solo due chiacchiere informali, sfogliare una copia della rivista, commentare i concerti e chiedere e dare consigli. La strada è tracciata, i progetti non mancano e la nostra buona volontà men che meno. Quindi, se vorrete continuare a seguirci, che dire se non Ci vediamo Prestissimo?

I ragazzi di Quinte Parallele

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