Il Festival “Spirito del Tempo” mette in scena la musica di Stockhausen
di Gioia Bertuccini - 9 Settembre 2022
Dal 12 al 18 giugno, a Milano, il Festival “Spirito del Tempo | Teatri del suono d’oggi“ ha messo in scena la musica di Karlheinz Stockhausen. Questa edizione del Festival dal titolo “Stockhausen a Milano”, attentamente curata dalla flautista Laura Faoro, già vincitrice del Premio Stockhausen nel 2019, ha regalato a Milano un nuovo appuntamento internazionale volto a ricordare l’attualità musicale e culturale del compositore tedesco.
In questo 2022, in cui cadono i 15 anni dalla morte, gli organizzatori del Festival intendono ricordare Stockhausen non solo come padre della musica elettronica o come porta bandiera del teatro immersivo fino al rave party, ma anche come uomo che, uscito dai traumi della Seconda Guerra mondiale fra mille ferite personali, si fa portavoce di un messaggio di pace e di dialogo universale, un messaggio che, oggi più che mai, torna ad essere rivoluzionario, provocatorio e perciò necessario.
L’appuntamento di musica contemporanea de “Lo Spirito del Tempo”, intende quindi intraprendere un dialogo con la Milano sperimentale e innovativa di fine ‘900 di cui Stockhausen ne fu rappresentante sia presso il Teatro alla Scala, che gli commissionò diverse opere affiancandolo a nomi quali Luca Ronconi e Gae Aulenti, sia all’interno del Festival “Pause” con le due celebri performance in Duomo nel 2004 e 2006.
A giugno, sono stata invitata da Laura Faoro, direttrice artistica del festival, ad assistere a uno degli eventi in programma: era giovedì 16 e sul palco del Teatro Lirico Giorgio Gaber stavano per essere eseguiti l’Harlekin, la Kathinkas Gesang e l’Ave di Stockhausen. Nonostante abbia accolto molto volentieri l’invito, ero, allo stesso tempo, un po’ scettica: la musica di Stockhausen richiede solitamente uno sforzo incredibile all’esecutore, che oltre a suonare deve anche essere mimo e danzatore. La maggior parte dei musicisti preferisce quindi limitarsi a restituire al pubblico la musica del compositore tedesco solo in forma concertistica, tralasciando tutta la parte dei movimenti pantomimici, importantissima e complementare a quella musicale. Ciò, purtroppo, non fa altro che confinare Stockhausen alla cerchia dei compositori estremamente complessi e faticosi da ascoltare. Il festival “Spirito del Tempo” dimostra però conoscere bene questa problematica della musica del compositore tedesco e, infatti, per i suoi eventi musicali ha voluto in cartellone celebri solisti come Massimo Viel e Roberta Gottardi, che hanno direttamente collaborato con Stockhausen, inoltre, al fine di sugellare ulteriormente la qualità dei concerti proposti, gode anche del patrocinio della Fondazione Stockhausen-Stiftung di Kürten.
Il concerto di giovedì 16 si è aperto con la clarinettista Roberta Gottardi che per 43 minuti, nelle vesti di Harlekin, ha suonato, ballato e recitato contemporaneamente svelando l’essenza nascosta di Arlecchino e facendoci conoscere, attraverso le sette sezioni del brano, i vari volti del suo spirito: “Il messaggero dei sogni”, “Il costruttore giocoso”, “La lirica innamorata”, “Il maestro pedante”, “Il burlone canaglia”, “La danzatrice appassionata”, “Lo spirito della filatura”. Il brano è un incredibile tour-de-force per qualsiasi clarinettista, perché oltre ad essere un brano virtuosistico è anche fisicamente molto impegnativo: onestamente, dei movimenti che Roberta Gottardi ha eseguito sul palco, io non sarei in grado di replicarne neanche la metà, mentre lei, oltre a mostrare una grandissima elasticità fisica e un’ottima mimica teatrale, ha eseguito musicalmente il brano in modo ineccepibile. L’esecuzione della Gottardi mi ha permesso di capire numerosi aspetti del brano che una versione concertistica non mi avrebbe mai fatto cogliere, è solo così che si comprende anche l’importanza dei suoni ‘extra’ creati dai rumori percussivi dei movimenti di danza, i quali, essendo parte integrante della composizione, ci aiutano a comprenderne il senso.
Dopo Roberta Gottardi è entrata in scena Laura Faoro esibendosi, nelle vesti di un gatto nero di nome Kathinka, nel Kathinkas Gesang als Luzifers Requiem per flauto e proiezione di musica elettronica a sei canali. Con questo brano Stockhausen ha scritto un Requiem postmoderno per Lucifero, colui che incarna non il diavolo, in questo caso, ma l’essere eternamente imperfetto. La Faoro ha eseguito un rituale di 24 esercizi girando intorno a due grandi diagrammi circolari, duettando, e a volte anche scontrandosi, con i misteriosi, e spesso tuonanti, suoni della musica elettronica. Lo scopo di questi esercizi, a detta di Stockhausen, è quello di ripulire l’anima del defunto, di proteggerlo dalla tentazione e di portarlo, esercizio dopo esercizio, alla Luce. Completati i 24 esercizi, la Faoro (Kathinka) ha eseguito una cadenza riassuntiva di essi compiendo, al contempo, giravolte a spirale in una specie di “rilascio dei sensi”. Gli enigmatici suoni percussivi eseguiti dalla musica elettronica insieme alla parte virtuosistica e assolutamente non convenzionale del flauto, sono stati capaci di attirarmi all’interno dell’oscuro rituale a cui hanno dato voce, estraniandomi totalmente, per più di mezz’ora, dalla realtà circostante.
La serata si è conclusa con l’esibizione delle due artiste in Ave, la pièce di teatro strumentale tratta dal terzo atto dell’opera Montag aus Licht per flauto in sol e corno di bassato. Il brano racconta di un incontro fiabesco fra Eva (Roberta Gottardi) e un pifferaio magico (Laura Faoro), che tra scontri, dispetti, scherzi e giochi, porta i due personaggi a un’inaspettata unione. La scena si apre con Eva (corno di bassetto) sola in scena che inizia a duettare con un suono di un flauto non visibile sul palco. L’intesa fra i due protagonisti avviene gradualmente attraverso un lieve disvelarsi reciproco che ne fa emergere i rispettivi caratteri, opposti e allo stesso tempo complementari. Il gioco di seduzione musicale unisce le frasi melodiche del flauto contralto e quelle del corno di bassetto, indipendenti fra loro, a un ampio utilizzo di rushing noise dato dal soffiare dentro, sopra o lateralmente gli strumenti, ma anche dal suono di baci prodotti sul bocchino del corno di bassetto, il rumore dei tasti e quello dato dallo schiocco della lingua delle artiste. Anche in questo caso, i movimenti e la mimica facciale sono stati parte importantissima dell’esibizione musicale che la Faoro e la Gottardi, vincitrici del Premio Stockhausen, hanno saputo gestire in ogni sua minima sfaccettatura, accompagnando così il pubblico in sala in una totale immersione nel teatro musicale del genio tedesco.
Il “Festival Spirito del Tempo” continua e conclude la propria stagione concertistica 2022 sabato 10 settembre, alle 21:30, all’interno della Basilica di San Carlo al Corso a Milano, con l’esecuzione del Fragmente Ensemble di Stimmung: una composizione del musicista tedesco per sei cantanti incentrata nella ricerca della buona intonazione. Il titolo Stimmung (intonazione) non fa riferimento solo al raggiungimento di un’intesa a livello musicale, ma allude anche alla ricerca di una disposizione d’animo armonicamente accordata al gruppo; la musica di Stockhausen, invitando l’individuo a un’analisi interiore e a una scoperta del Sé, diventa, ancora una volta, portatrice di influssi benefici pronti a riflettersi sulla quotidianità collettiva.