Il concerto di Beatrice Rana al Lucca Classica
di Gioia Bertuccini - 13 Agosto 2021
Che il Lucca Classica sia riuscito anche quest’anno nella sua impavida iniziativa di organizzare un’estate ricca di entusiasmanti eventi capaci di promuovere l’arte, la musica e la bellezza, a questo punto, lo sappiamo tutti bene. La pandemia e le ostiche precauzioni anti-contagio non sembrano affatto aver ostacolato la riuscita della manifestazione diventata ormai un appuntamento dal respiro internazionale. Il Festival coinvolge l’intera città di Lucca e le sue zone limitrofe con i suoi itinerari: dei meravigliosi viaggi musicali pensati non solo per andare incontro ai gusti degli appassionati, ma anche dei curiosi e dei più piccoli.
Noi di Quinte Parallele abbiamo preso parte al Lucca Classica e per qualche giorno, ci siamo totalmente immersi all’interno di una kermesse fatta di musica, cultura e incanto, dalla quale, non esageriamo a dire, ne siamo usciti un po’ cambiati: la bellezza incontrata al Festival ci ha contagiati e la cosa migliore che possiamo fare è condividerla con voi!
Tra gli eventi a cui abbiamo assistito, una serata degna di nota è indubbiamente il concerto della pianista Beatrice Rana, che si è esibita nella chiesa di San Francesco la sera del 30 luglio con un programma estremamente complesso sia dal punto di vista tecnico che virtuosistico.
Beatrice Rana è uno dei più grandi talenti del pianismo italiano: nata da una famiglia di musicisti, si è avvicinata allo studio del pianoforte a soli quattro anni debuttando già a nove come solista con il Concerto di Bach in Fa minore per pianoforte e orchestra. Ha studiato per otto anni sotto la guida del M° Benedetto Lupo presso il Conservatorio Nino Rota di Monopoli, dove ha anche studiato composizione con il M° Marco della Sciucca. Ha iniziato ad attirare l’attenzione internazionale già a diciotto anni quando ha vinto il primo premio al Concorso Internazionale di Montréal. È arrivata prima poi al concorso “Muzio Clementi”, allo “Yamaha-Del Rio Giovani Talenti”, alla “Competizione Pianistica Internazionale della Repubblica di San Marino”, alla “Bang&Olufsen PianoRAMA Competition” e a moltissimi altri. Nel mentre ha avviato un’eccezionale carriera solistica che la vede esibire nelle sale da concerto e nei festival più rinomati al mondo.
La serata di sabato 30 si è aperta con un momento fondamentale del Festival, ossia con l’assegnazione del “Premio Lucca Classica”, un riconoscimento istituito fin dalla prima edizione della manifestazione, nato per omaggiare gli artisti e i personaggi della cultura dal rilievo internazionale. In questa edizione, estremamente attenta all’eccellenze italiane nel mondo, il premio è stato assegnato alla fisica italiana Fabiola Giannotti, direttrice generale del CERN di Ginevra dal 2016. In una nota ufficiale, la Giannotti ha dichiarato:
“Sono molto onorata di ricevere il Premio Lucca Classica 2021, un riconoscimento prestigioso che celebra la cultura in tutti i suoi aspetti. Sono particolarmente felice perché questo premio riconosce i legami molto stretti fra scienza e musica”.
La scienziata italiana, diplomatasi da ragazza al Conservatorio di Milano in pianoforte, non ha mai mancato di sottolineare, durante la sua prestigiosa carriera, il modo in cui la sua esperienza artistica sia stata fondamentale nella formazione del suo pensiero e della sua competenza scientifica.
Il momento dedicato al premio Lucca Classica si è concluso con l’ingresso in sala dell’altra eccellenza italiana, Beatrice Rana, che, su un pianoforte Fazioli, ha eseguito un programma generosissimo composto dalla Suite Francese n. 2 di Bach, dal I Libro degli Études di Debussy e dai Quattro Scherzi di Chopin.
La Suite Francese n. 2 ha un fascino melodico veramente irresistibile, anche se la struttura della composizione non mostra grandi complessità tecniche, le idee musicali racchiuse sono incredibilmente profonde. La Suite alterna momenti spensierati e quasi esuberanti a tratti decisamente più malinconici e introspettivi. La Rana è riuscita a regalarci un’interpretazione in cui cuore e anima non sono mai stati dimenticati in nessuna nota, calando fin da subito me e il numeroso pubblico della Chiesa di San Francesco in un’atmosfera calma e serena che solamente la musica di Bach (ben suonata) riesce a donare.
Il concerto è continuato con l’esecuzione del I Libro degli Études di Debussy, delle composizioni che sappiamo bene essere estremamente complesse da suonare, Debussy stesso affermò:
“Dal punto di vista tecnico questi Études serviranno a preparare i pianisti a convincersi che non si affronta la musica se non si è in possesso di mani formidabili”.
Ogni studio è costruito intorno a una specifica tecnica pianistica che ne ispira il titolo: ‘cinque dita’, ‘terze’, ‘seste’, ‘ottave’, ‘passi cromatici’, ‘note ribattute’, ecc., nonostante il loro intento didattico, gli studi, dedicati “alla memoria di F. Chopin”, sono totalmente destinati a un ascolto concertistico.
Beatrice Rana ha concluso il concerto con una delle raccolte più celebri di Fryderyk Chopin: i Quattro Scherzi per pianoforte.
Il primo è lo Scherzo in Si minore op. 20, caratterizzato da un virtuosismo sconvolgente ed elegante allo stesso momento; la prima sezione presenta un carattere abbastanza drammatico, è infatti rimasta celebre il commento che Robert Schumann fece del brano:
“Se lo ‘Scherzo’ indossa già queste vesti oscure, che abiti dovrebbe indossare l’austerità?”.
Ne segue poi il tema della dolcissima ninna nanna polacca per poi tornare all’impetuoso carattere della prima sezione. La pianista pugliese ha condotto il discorso musicale con una lucidità incredibile, riuscendo a far emergere il contrasto tra le sezioni in modo mai scontato ma con un fraseggio che si rinnovava in modo continuo. Il secondo Scherzo in Si bemolle maggiore op. 31, è un brano di una bellezza sorprendente, lo stesso Schumann affermò:
“da paragonare non inopportunamente ad una poesia di Byron, così tenero, così ardito, così pieno di d’amore come di disprezzo”.
La Rana è qui riuscita a farci godere e assaporare tutte le sfumature timbriche di questo brano inserendoci all’interno di un’atmosfera sussurrata e nostalgica. L’interpretazione dello Scherzo in Do diesis minore op. 39 è stata caratterizzata invece da una tinta di un colore vivo e denso in grado di restituire sia le atmosfere spettrali delle sezioni in minore, che quelle fiabesche riservate invece al modo maggiore. Infine, è stato il momento dello Scherzo in Mi maggiore op. 54 in cui il virtuosismo e l’interpretazione della Rana hanno saputo cogliere a pieno la purezza della poetica chopiniana regalandoci un’esecuzione estremamente elegante.
Gli applausi del pubblico a fine concerto hanno richiamato più volte sul palco la pianista, la gioia di Beatrice Rana nell’aver finalmente ricominciato a suonare dal vivo era tangibile, ma concreta era anche la felicità del pubblico: consapevole di aver assistito a un incredibile concerto simbolo di speranza e di ritorno a una normalità in cui le sale da concerto piene di gente e gli applausi emozionati possono realmente essere all’ordine del giorno.