Come si scopre l’attitudine musicale dei bambini?
di Redazione - 17 Novembre 2019
Appunti dai testi di Edwin Gordon
È senz’altro attuale e importante parlare oggi –all’interno di una società veloce e in continuo mutamento, e all’interno di un contesto culturale di valorizzazione delle differenze– della possibilità di una verifica e attenta conoscenza delle abilità e della loro natura, soprattutto nell’ambito artistico didattico ed educativo. Edwin Gordon
-il cui nome in Italia è legato soprattutto a una teoria dell’apprendimento musicale conosciuta come Music Learning Theory, da cui sono scaturite pratiche didattiche per taluni aspetti rivoluzionarie, nonché un’attenzione fondamentale alla pedagogia musicale per la prima infanzia e all’educazione vocale e strumentale (a tal proposito si invita a consultare la bibliografia e le pagine contenute qui)– è noto, di fatto, in tutto il mondo, in particolare nel campo accademico e scientifico, per il suo contributo rilevante e la sua ricerca, probabilmente tra le più complete, sull’attitudine musicale.
Gordon definisce l’attitudine musicale come il “potenziale di apprendimento in musica”, e, rifacendosi alla psicometria, riconosce la possibilità di misurazione della ‘musicalità’ degli individui, attraverso l’utilizzo di appositi test di attitudine e di rendimento musicale, disponibili finalmente anche in lingua italiana. I test di Gordon, nati e rielaborati nel tempo attraverso più di cinquanta anni di ricerca empirica e osservativa, rappresentano, come strumenti specifici su questo tema, un contributo fondamentale e sono attenti a rivolgersi in modo dettagliato alle diverse fasce d’età degli individui, tra i primi, inoltre, a misurare l’attitudine musicale anche di bambini piccoli, di 3 anni e 4 anni.
Secondo le ricerche di Edwin Gordon, è possibile descrivere e delineare l’attitudine musicale secondo le seguenti caratteristiche:
– innata, e massima al momento della nascita
– non ereditaria (non dipende dall’attitudine musicale di mamma e papà, o dei nonni)
– normalmente distribuita (la maggior parte degli individui nascono con una attitudine musicale nella media, pochi con una attitudine alta, pochi con una attitudine bassa)
– oscillante e in sviluppo nei primissimi anni di vita e ancora fino all’incirca ai 10 anni, poi pressoché stabilizzata, per il resto della vita.
L’ultima speculazione tende a portare il discorso sul versante didattico pedagogico con considerazioni fondamentali e importanti: è necessario un ambiente musicalmente ricco e stimolante fin dai primi giorni di vita del bambino, affinché questo possa mantenere il più alto possibile il livello di attitudine musicale con cui nasce. Le influenze ambientali non possono accrescere il livello iniziale di attitudine, ma esperienze positive e programmi di acculturazione e ascolto sono altamente necessarie per mantenere il più alto e vicino possibile a quello della nascita il livello di attitudine musicale del bambino. Si parla di attitudine musicale stabilizzata nella misura in cui il potenziale musicale del bambino, da circa i 10 anni, e poi dell’adulto, non sarà più modificabile. Ciò su cui si potrà sempre operare in direzione di un miglioramento e di un accrescimento – in base all’attitudine musicale -, sarà il rendimento musicale. Per attitudine Gordon intende, dunque, il potenziale di apprendimento alla musica, il livello di possibilità, una “realtà interiore”, individuale. Il rendimento riguarda ciò che effettivamente si è appreso, la concretezza e la praticità di ciò che si sa fare in musica, una “realtà esteriore”, la performance. Entrambi sono misurabili oggettivamente.
Alcuni esempi: un individuo non nasce sapendo come comporre in un determinato stile musicale; questa è una competenza, infatti, che deve essere appresa, ed una volta appresa è considerata “rendimento”. Tuttavia, una persona nasce con più o meno potenziale per imparare a comporre musica in un determinato stile, e questo potenziale è, appunto, l’attitudine musicale. Se ad uno studente, dopo che abbia sentito un pattern in maggiore e poi un pattern in minore gli viene chiesto se sono uguali o diversi, si tratta di una misurazione dell’attitudine. Ma se gli viene chiesto quale dei due è maggiore e quale minore, questo richiede una istruzione formale in musica e questa potrebbe essere quindi semmai una domanda per un test di rendimento.
Gordon sosteneva che fosse luogo comune utilizzare o sentir utilizzare espressioni come “abile”, “talentuoso”, “dotato”, ritenendo che tali espressioni possano confondere e allontanare dalla più precisa ed importante distinzione tra “attitudine” e “rendimento”. Il rendimento dipende dall’attitudine musicale, quest’ultima è, invece, indipendente dal rendimento. In altre parole: se è lecito ipotizzare che un ragazzo che dimostri un alto livello di rendimento musicale abbia anche un livello alto di attitudine, non è altresì necessariamente detto che un ragazzo che dimostri risultati modesti in musica possieda un’attitudine musicale bassa. Il modesto rendimento potrebbe essere legato ad altri fattori, come, tra gli altri, una scarsa motivazione o un inefficace o assente programma di educazione alla musica.
I test di attitudine musicale creati da Gordon sono cinque. Presentiamo i tre test disponibili ad oggi anche in lingua italiana:
AUDIE – Audie è il test di attitudine musicale in sviluppo destinato a bambini di tre e quattro anni, pubblicato per la prima volta nel 1989. Si compone di un sottotest tonale e di uno ritmico, ed ognuno è formato da 10 domande. Nel test, Audie è un personaggio che parla e canta brevi melodie. I bambini devono rispondere “sì” quando viene proposta la canzone di Audie e “no” quando ne viene proposta una differente. Audie è preferibilmente da eseguire con un bambino alla volta, a casa con l’aiuto di un genitore, o a scuola con quello di un educatore, a differenza degli altri test che vengono somministrati preferibilmente in gruppo.
PMMA – Il Primary Measures of Music Audiation è il test di attitudine musicale per bambini dai 5 agli 8 anni. Consiste nella registrazione di brevi frasi musicali in due sottotest, tonale e ritmico, che dovrebbero essere somministrati alle classi in giorni differenti, idealmente a distanza di una settimana l’uno dall’altro. Ogni sottotest è registrato separatamente ed ognuno include esempi pratici e 40 domande.
IMMA – Dopo un paio di anni dalla prima pubblicazione del PMMA, Gordon si rese conto che la batteria del test non era complessa abbastanza per sostenere l’interesse di quei bambini che avevano ricevuto una istruzione musicale. Attraverso l’estrazione e l’utilizzo di pattern tonali e ritmici più difficili all’interno di una tassonomia, nacque l’Intermediate Measure of Music Audiation per bambini dalla prima alla quarta elementare, adatto in alcuni casi anche a bambini appena più grandi – quinta elementare, prima media. I due test di attitudine musicale in sviluppo (PMMA e IMMA) sono identici, la sola differenza è data, appunto, dal livello di difficoltà dei pattern tonali e ritmici presentati.
Il test Audie è molto importante perché è praticamente l’unico in circolazione ad essere dedicato alla misura della musicalità di bambini di 3 anni di età. Nei test PMMA e IMMA le domande a cui i bambini devono rispondere sono identificate sul foglio delle risposte da immagini, non da numeri o parole. I bambini devono decidere se le coppie di pattern tonali o ritmici che ascoltano sono uguali o diverse. Indicano la loro scelta semplicemente disegnando un cerchio attorno all’immagine sul foglio delle risposte. I fogli delle risposte possono essere corretti rapidamente usando le schede di valutazione. I punteggi grezzi vengono convertiti direttamente in ranghi percentili attraverso le tabelle contenute nel manuale. Un foglio di registro classe aiuta a interpretare i punteggi dei test per l’intera classe, mentre il manuale (interamente disponibile finalmente in italiano) fornisce informazioni complete per la somministrazione, il punteggio e l’interpretazione dei risultati dei test, nonché preziosi suggerimenti per istruzioni musicali formali, con esercitazioni tonali e ritmiche da fare in classe per aiutare lo sviluppo della musicalità di ogni allievo.
Come si ricava dai titoli dei test, per Gordon misurare l’attitudine musicale equivale a misurare le capacità di audiation dell’individuo, termine con il quale si intende la capacità di sentire nella mente musica che sia o non sia più fisicamente presente: l’audiation sta alla musica come il pensiero sta al linguaggio.
[blockquote cite=”Edwin Gordon” type=”left”]La capacità potenziale di comprendere la musica non è un’attitudine speciale concessa a pochi eletti: tutti gli esseri umani la possiedono. I risultati dei test di attitudine musicale non sono usati per escludere i bambini dalle attività di musica. Al contrario, vengono utilizzati da genitori ed insegnanti per aiutare i bambini a partecipare più pienamente in tutti gli aspetti dell’apprendimento musicale e del piacere legato alla musica. Con il miglioramento dell’istruzione, cui i test di attitudine musicale mirano, la società richiederà musica più sofisticata e gli standard culturali potrebbero essere risollevati[/blockquote]
Riccardo Nardozzi