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La musica contemporanea riparte da un Salotto in prova

di Filippo Simonelli - 18 Aprile 2022

I grandi teatri delle città italiane hanno sempre avuto una collocazione centrale nell’idea urbanistica dei centri della nostra penisola: ancora oggi, gran parte delle piazze principali delle città – piccole o grandi che siano – ospitano una bella facciata di un teatro che funge un po’ da catalizzatore delle attenzioni culturali della popolazione. Con lo sviluppo delle periferie “abitabili” prima, e sempre più vive poi, c’è stato chi ha messo in discussione l’universalità di questo paradigma: così sono nati i primi progetti di teatri e istituzioni culturali decentrati, che hanno provato a creare dei poli artistici non per forza alternativi a quelli principali, ma quanto meno capaci di offrire una possibilità a chilometro zero agli abitanti delle zone esterne di città e metropoli sempre più grandi e tentacolari (e la questione, per tutti i teatri, è in continua evoluzione e ne stiamo parlando qui, per esempio).

Se Milano rappresenta certamente l’esempio di metropoli in Italia, allora un’istituzione culturale “decentrata” a cui guardare è Salotto in Prova, un luogo dove si fa arte in un ex stabilimento della Pirelli a Via Caviglia, in zona Corvetto, e che fonde la tradizione plurisecolare dei salotti musicali con un’idea artistica nuova, a metà tra la formazione e l’interpretazione, e uno spiccato interesse verso la musica contemporanea.

Salotto in Prova è un progetto nato inizialmente nel 2017 sotto forma di Associazione. Durante il lockdown c’è stato un cambio di passo: adesso è uno studio vero e proprio, con l’idea è quella di proiettarsi verso l’essere una vera e propria impresa musicale.

Sandra Scurani, pianista docente e direttrice artistica del Salotto, racconta così la genesi creativa di questo progetto:

Ho vissuto questo progetto come inscindibilmente legato alla mia esperienza personale: io mi sono formata come musicista, cresciuta in una famiglia che ha sempre avuto un grande amore per la musica. Da noi c’era questa splendida usanza di aprire il salotto di casa, almeno una volta alla settimana, per farla presentare dai musicisti: l’importante era fare musica insieme. E da qui nasce il nucleo profondo della mia idea.

Ci son voluti molti anni di fermentazione per questa cosa: ho vissuto la mia vita nel mentre, ma ho cercato poi di ridare vita a questo progetto fin quando non si è presentata l’occasione, sotto forma di un grande Loft alla periferia di Milano in una ex-fabbrica della Pirelli. In un centinaio di metri quadri in cui un tempo si produceva la gomma della Pirelli oggi si fa sia formazione che concerti.

Da questo inizio sono poi gemmate tutte le varie idee, come il concerto di prossimità, in cui un pubblico molto ristretto può godere di un ascolto molto intimo e di un rapporto privilegiato con l’artista, con cui poi si scambia il momento conviviale successivo al concerto. Anche chi non ha un’esperienza di ascolto profonda e consapevole – soprattutto quando si tratta di musica contemporanea – ha modo di avere un contatto diretto con l’artista e parlare con lui.

Impresa musicale – un concetto molto più antico di quanto si possa pensare: come si possono conciliare oggi gli obiettivi di sostenibilità economica e imprenditoriali con le finalità artistiche?

C’è una sorta di piccola microeconomia che rende il progetto sostenibile: grazie ad una assistente riesco a coordinare ad esempio il funzionamento delle masterclass, oppure tutta la gestione delle iscrizioni degli associati o degli studenti che assistono ai nostri corsi. In questo modo riusciamo a coprire le spese vive che Salotto ha e al tempo stesso a garantire un compenso adeguato ai nostri docenti. Da ottobre 2021, per esempio, abbiamo anche avviato la collaborazione con la casa di produzione musicale Preludio, che ha aperto Case History dedicate sul loro sito, volte a evidenziare concerti ed eventi a Milano e anche le attività di formazione a Salotto in Prova.

Oltre questo abbiamo anche margine per partecipare a bandi e altre forme di sostegno, ma sono molto più interessata a creare – sempre con il nostro modello di microeconomia – una rete di collaborazione con realtà simili alla nostra e con la stessa visione.

E allora a proposito di visione, torniamo all’aspetto artistico: tra le vostre aree principali spicca sicuramente l’interesse per la musica contemporanea ma anche l’aspetto didattico e di formazione. Come si mettono in dialogo questi due mondi, che apparentemente sono piuttosto distanti?

L’idea che mi ha sempre stimolata, anche quando insegno e lavoro soprattutto con i giovanissimi, è quella di far nascere un desiderio. E penso che, per quanto possa sembrare strano, l’errore principale sia quello di far decidere da subito ai bambini di suonare uno strumento: tu suoni il violino, tu il sassofono, tu il pianoforte e così via. Il percorso che intraprendiamo noi è un altro, e si tratta più di un avvicinamento al suono. Abbiamo progetti di propedeutica musicale per i piccolissimi che vanno a puntare su tutti gli aspetti del suono: se organizziamo un mini-corso di percussioni, per esempio, non vengono usati i set tradizionali, ma si lavora su oggetti della vita quotidiana o su strumenti auto costruiti, adattabili e utilizzabili dai bambini, come nel caso dei tamburi a cornice. C’è subito un’immediata vicinanza con il senso della pulsazione, del ritmo, attraverso la manualità si aiuta coordinazione e immaginazione in maniera ludica e libera.

Ma questo sistema può funzionare anche con il pianoforte: non si inizierà mai sedendosi al pianoforte e alla tastiera, ma scoprendo tutti i dettagli del pianoforte, andando a curiosare nella cordiera per esempio! Cosa succede giocando con i pedali, come funziona un toy-piano, cosa si può fare con l’elettronica che ha una funzione straordinariamente educativa… e gli esempi potrebbero essere molti altri. Stimolare desiderio e immaginazione per iniziare a formare una possibile scelta personale e consapevole. Proprio a proposito del toy-piano, stiamo per realizzare un progetto a Villa Bernasconi, casa museo nel Comune di Cernobbio (Co), che lavora sia con partiture grafiche che con questo strumento.
I bambini vengono aiutati dalla docente Antonietta Loffredo nella composizione di una loro partitura grafica che poi eseguono assieme a lei. L’obiettivo finale è quello di creare un video collage sonoro. A proposito di nuove tecnologie potrei citare la “Merenda Elettronica“, con Federica Furlani, un corso che utilizza le nuove tecnologie per sonorizzare una storia. Questo è il tipo di progetti che cerchiamo di portare avanti al Salotto e come collaborazioni.

E da qui ci si può collegare anche ad altre iniziative tecnologiche: il Salotto in Prova ha una sua TV, che però è cosa diversa rispetto a un tipico canale youtube, giusto?

L’idea della TV è nata proprio durante la pandemia, per far si che si potessero immaginare delle strategie per far sentire, a tutti quelli che seguivano Salotto, che noi eravamo presenti e vicini anche se in maniera virtuale. E così siamo partiti dal caricamento delle tracce audio dei concerti degli artisti su Soundcloud – dietro il loro permesso – e a sviluppare in seguito una vera e propria TV per proporre una nuova stagione in streaming, non in diretta, ma tramite registrazioni con delle caratteristiche ben riconoscibili che potremmo identificare come una sorta di “impronta e cifra di Salotto”, e poi metterli in piattaforma.

Dal punto di vista del ritorno economico non è stato il nostro miglior risultato, ma dal punto di vista umano ci ha permesso di proseguire una connessione forte con il nostro pubblico e dimostrare che noi eravamo presenti per loro.

https://www.youtube.com/watch?v=HpooDDd0LUQ

E alla luce anche di questo, quali saranno le prossime mosse di Salotto in Prova?

La nostra scaletta è articolata e densa, ci stiamo orientando prevalentemente verso la formazione a tutto tondo, non solo quella indirizzata a bambini e ragazzi. Per loro si parte con qualcosa di tailor made, chiaramente, ma stiamo lavorando per continuare a proporre una formazione ad alto livello con continuità. Dalle masterclass con i grandi interpreti contemporanei, spesso centrate su singoli pezzi o temi specifici, allo studio delle altre culture e del loro impatto musicale: presto avremo ad esempio un workshop sulla musica greca. Per il prossimo anno, avvieremo una masterclass annuale dedicata ai tamburi a cornice, con l’intervento di vari artisti ed esperti. Non ultimo il dialogo ininterrotto e vitale con i compositori. Torno a ripetere però che tutto questo lo facciamo per continuare a rivolgerci ai giovani, per evitare che il loro lavoro sia confinato ad una nicchia ma che possa avere stimoli diversi e, al tempo stesso, a Salotto in Prova venga offerta loro la possibilità di interfacciarsi in modo serio e professionale, con il mondo in cui andranno a lavorare, in un modo che non sia mai del tutto orizzontale o verticale ma sempre con la musica al centro, come se fosse una partitura.

Filippo Simonelli

Direttore

Non ho mai deciso se preferisco Brahms, Shostakovic o Palestrina, così quasi dieci anni fa ho aperto Quinte Parallele per dare spazio a chiunque volesse provare a farmi prendere una decisione tra uno di questi tre - e tanti altri.

Nel frattempo mi sono laureato e ho fatto tutt'altro, ma la musica e il giornalismo mi garbano ancora assai.

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