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Rane, elefanti e serpenti alla corte di Stravinsky

di Matteo Macinanti - 11 Ottobre 2016

Parigi – IV Arrondissement – Place Igor Stravinsky.
Dove ci stiamo dirigendo?
La nostra meta è uno dei posti più bizzarri e allo stesso tempo più caratteristici della Ville Lumière.

Poniamo che ci siano dei posti al mondo che possano fungere da varchi spazi-temporali: ebbene, il nostro è proprio uno di quelli.
Stiamo parlando infatti di una piazza in cui il caso ha voluto che si venisse a creare un crocevia di tempi, culture ed estetiche completamente differenti.
E se, continuando con questa metafora, si ipotizzasse che a custodia di ognuno di questi portali del tempo venisse posto un guardiano, allora il nostro uomo avrebbe, in tal caso, nome (patronimico) e cognome: Igor’ Fëdorovič Stravinskij.
Pochi compositori hanno saputo maneggiare con la stessa facilità e abilità futuro, passato e presente e, in questo circolo ristretto, l’autore della “Sagra della Primavera” come di “Pulcinella” merita sicuramente un posto di rilievo.

Per chi non l’avesse mai vista, Piazza Stravinsky si trova esattamente in mezzo a due strutture architettoniche ben differenti: da una parte l’esuberante quanto scarno Centre Pompidou progettato da Renzo Piano, e dall’altra la chiesa gotica (ma sarebbe meglio dire tardo-gotica/barocca) di Saint Merri, chiamata “la piccola Notre Dame”, nota forse ad alcuni per il riferimento contenuto nel romanzo “Il pendolo di Foucault” di Umberto Eco.

Passeggiando in mezzo a questi due personaggi differenti, la carcassa ossuta di un superbo quanto mastodontico animale preistorico e una vezzosa signorina imbellettata, il visitatore, non pago di tanta stravaganza, si imbatte in una piscina, di dimensioni non indifferenti, in cui sedici curiosi personaggi si fanno il bagno mentre prendono tranquillamente il sole.
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I loro nomi sono: la Chiave di Sol, l’Usignolo, la Volpe, l’Uccello di Fuoco, la Spirale, l’Elefante, il Cappello da Clown, il Serpente, la Rana, la Diagonale, la Morte, la Sirena, l’Amore, la Vita, il Cuore e Ragtime.

Questo assemblaggio di batraci, uccelli particolarmente infervorati, novissimi, linee geometriche, creature mitologiche, balli neworleaniani ecc… vi sembra strano?
Allora non posso che darvi il benvenuto nell’universo fantastico di Stravinsky.

La fontana, costruita nel 1983 dagli scultori Jean Tinguely e Niki de Saint Phalle, sotto suggerimento del dirimpettaio Pierre Boulez (fondatore dell’IRCAM, sito per l’appunto in Place Stravinsky) è un omaggio al grande compositore russo dodici anni dopo la sua morte e, grazie ai motori elettrici che muovono ognuna di queste sculture, l’opera si configura come un balletto in cui l’acqua e i movimenti dei meccanismi fungono da orchestra.

La scelta delle sculture è stata dettata a volte dalle stesse composizioni stravinskiane (“l’Oiseau de feu”, “le Rossignol”, “Renard”, “Petrushka”, “Ragtime”), a volte dai personaggi zoomorfi di molte opere, altre volte dalle forme geometriche, e altre volte ancora da alcune tematiche trattate nelle sue composizioni o da riferimenti al mondo della musica.

Ora, per unirci anche noi a questo balletto meccanico, non possiamo far altro che ascoltare cosa hanno da dirci queste sculture con le musiche loro associate, aiutandoci con i ricordi del loro stesso compositore.




https://www.youtube.com/watch?v=DIOYX7Y27qM



https://www.youtube.com/watch?v=myZs4gezGqM


https://www.youtube.com/watch?v=E5OJdYoFQew



In questo potpourri delle più disparate opere di Stravinsky non può non essere menzionato uno dei lavori più indicativi e importanti del secolo scorso: “Le Sacre du Printemps”.
Parlare dell’accoglienza invero negativa che questo balletto ebbe da parte del pubblico parigino il 29 Maggio 1913 non è oggetto di questa piccola presentazione; basti dire che la composizione venne ribattezzata “Le Massacre du Printemps”…
Abbiamo deciso di includerlo nel nostro elenco perché, in questo balletto, è proprio il legame tra Morte e Vita a fungere da motore dell’azione: il sacrificio di un’eletta atto a propiziare gli dei.

“Un giorno – in modo assolutamente inatteso, perché il mio spirito era occupato allora in cose del tutto differenti – intravidi nella mia immaginazione lo spettacolo di un grande rito sacro pagano: i vecchi saggi, seduti in cerchio, che osservano la danza fino alla morte di una giovinetta che essi sacrificano per rendersi propizio il dio della primavera. Fu il tema del Sacre du printemps. Confesso che questa visione m’impressionò fortemente….


Da sempre emblema della musica, la Sirena ci suggerisce un’ulteriore componente della produzione stravinskiana: le liriche per voce e pianoforte.

Tra i molti esempi che si potrebbero prendere in considerazione ne abbiamo scelto uno particolare: la “Pastorale” per soprano e ensemble di fiati.
In questa romanza senza parole la melodia sirenica del soprano segue e accompagna il canto dell’oboe in modo allettante e suadente.


Per concludere questo invito all’ascolto delle opere di Stravinsky vogliamo terminare non con una fine, bensì con un inizio oltremodo indicativo: tra le prime opere dell’esordio vogliamo presentarvi “Feu d’artifice”.

Un giovane Stravinsky, appena uscito dalle lezioni di strumentazione, armonia e orchestrazione del suo maestro Rimskij-Korsakov, cristallizzava per la prima volta in una partitura quella che sarà in seguito la cifra delle opere successive: il movimento.
Un movimento turbolento, sfrenato e ironico con il quale non tutti sono riusciti a stare al passo ma che, di certo, ha scompaginato il Volume della Storia della Musica.

D’altronde l’effetto che provoca l’ascolto delle sue musiche non è troppo dissimile da quello provato dallo scrittore Louis Laloy, il quale, ricordando l’esecuzione della Sagra della Primavera per pianoforte a quattro mani che Stravinsky e Debussy suonarono nel suo giardino il 9 giugno 1912, si espresse così:

“Rimanemmo tutti ammutoliti, atterriti come dopo un uragano venuto dal fondo dei secoli”


Matteo Macinanti

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