Giovani pianisti in aula magna
di Livia Gatto - 28 Ottobre 2018
Filippo Tenisci
Nell’ambito della rassegna ‘’Young Artists Solo Piano Series’’ abbiamo avuto modo di ascoltare venerdì 26 ottobre Filippo Tenisci, che ha presentato al pubblico dell’aula magna di Roma Tre un programma impegnativo, desideroso di ritrarre il lato spirituale di due grandi compositori romantici, Schubert e Liszt.
Tenisci, classe 1998, ha iniziato i suoi studi con Emira Dervinyte, proseguendo al Conservatorio Santa Cecilia con Massimo Spada. Ora studia presso l’Accademia AIMART di Roma e ha debuttato da poco anche in Germania.
Dopo averci introdotto gli autori, il pianista si immerge nella Sonata D 959, una delle ultime vette compositive di Schubert. Nel suo ultimo anno di vita, consapevole dei pochi mesi che gli rimanevano, il compositore sentì la necessità di esprimere la sua creatività dando vita a una quantità enorme di opere, di bellezza straordinaria. Di queste fanno parte le ultime tre sonate, che anche all’orecchio di un ascoltatore meno esperto risentono dell’influenza beethoveniana.
Il programma del concerto propone la seconda di queste tre sonate che si apre con l’Allegro in la maggiore. La solennità del tema iniziale si contrappone poche battute dopo alla leggerezza delle terzine, che ci trasportano verso un’atmosfera tensiva. Per tutta la durata del primo movimento, Tenisci si destreggia tra i ff e i pp che invadono le pagine schubertiane, rendendo i contrasti improvvisi con dei bellissimi crescendo e affrontando in maniera sapiente quelle sfumature che, quando si parla di Schubert, rappresentano un’immensa difficoltà per l’esecutore.
Ma il vero gioiello della sonata è l’Andantino, un movimento che stravolge l’apparente stabilità della tonalità maggiore. E’ un momento malinconico che cattura completamente l’ascoltatore e richiede al pianista tanta concentrazione quanta sensibilità. E’ il tema alla mano destra ad emergere con dolcezza e un’emotività mai esagerata. Del tutto diversa è la seconda parte del movimento, che erompe in una scrittura quasi improvvisata, fatta di terzine, trilli e accordi ripetuti, eseguiti con intensità. Al breve Scherzo con Trio segue il Rondò finale dove il tema, un richiamo alla più giovane sonata D537, viene modulato e variato fino ai grandiosi accordi finali che concludono la prima parte del concerto.
Anche se alcuni passaggi ci sono sembrati un po’ affrettati, è notevole la concentrazione con cui l’esecutore porta avanti la sonata, che se a tratti è normale perdere, qui non compromette mai la musicalità del pezzo.
La seconda parte è dedicata invece alle due leggende francescane di Liszt. Non più il compositore dei ridondanti virtuosismi, ma un Liszt che abbraccia la fede lasciando da parte (anche se non del tutto) lo stile improvvisativo. La prima, San Francesco d’Assisi che predica agli uccelli, si gioca sulle ottave più acute del pianoforte, in un gioco di arpeggi e cromatismi che evocano il cinguettio degli uccelli. Ma è nella seconda leggenda, San Francesco da Paola che cammina sulle acque, che un bellissimo tema si fa strada con sempre maggiore agitazione fra tremoli ed arpeggi. L’esecutore sembra inquadrare perfettamente il compositore ungherese, giocando sui timbri e affrontando i passaggi virtuosistici con bravura.
Tenisci non ci annoia mai e sorprende nonostante l’età, la sensibilità e la maturità con cui si pone al pianoforte. Di sicuro un pianista introspettivo che ci auguriamo di riascoltare presto.
Livia Gatto
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