La “dolce droga” della musica secondo Diego Ceretta
di Diego Ceretta - 9 Gennaio 2025
QP Arena è il primo spazio online pensato per dare ai professionisti della musica l’opportunità di esprimersi in prima persona: un intervento, sotto forma di lettera aperta, che permetta ad artisti di tutte le generazioni e le sensibilità di esprimersi e rivolgersi in prima persona al loro pubblico, che in questo caso è anche il nostro pubblico. Oggi possiamo contare sulla riflessione di Diego Ceretta sull’ascolto e sulla musica dal vivo. Diego Ceretta, classe 1996, è Direttore Principale dell’ORT-Orchestra della Toscana. Diplomato in direzione d’orchestra al Conservatorio di Milano, ha debuttato alla Carnegie Hall e vanta collaborazioni con prestigiose orchestre internazionali, tra cui l’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, la Danish Radio Symphony Orchestra e l’Orchestre National de Montpellier.
Diego Ceretta
Ascolti mai musica dal vivo?
Se sì, hai mai ascoltato come reagisce il tuo corpo?
Sono Diego Ceretta, direttore d’orchestra, e spesso mi viene chiesto per quale motivo le persone dovrebbero andare ancora ad ascoltare la musica suonata dal vivo quando potrebbero invece stare comode sul proprio divano aprendo YouTube o Spotify e scegliere le esecuzioni che più aggradano i loro gusti.
Ecco, tralasciando la banale (sempre vera e sempre sacrosanta) importanza del mantenere il ruolo interpretativo sempre vivo e moderno, il punto chiave è capire come si ascolta la musica tramite un supporto digitale e come “live”.
Certo, qualcuno potrebbe dire che già solo l’atto di dover uscire di casa e recarsi appositamente in un luogo specifico dovrebbe indurre nell’ascoltatore un senso di ritualità che gli permetterebbe di poter assorbire ciò che verrà eseguito in maniera più attenta e consapevole.
Questo però è vero solo in parte, quante volte ti sono capitati imprevisti, situazioni spiacevoli durante la giornata o anche solo durante il tragitto per recarti a teatro che ti hanno messo nelle condizioni più sbagliate per ascoltare musica dal vivo? Situazioni che ti avrebbero portato ovunque più volentieri tranne che a teatro?
Allora ti chiedo anche io, se a volte ascoltare musica a letto, sul divano, sul treno, è più piacevole perché è una scelta dettata da una voglia e, a differenza di un concerto dove il programma o i brani che ascolterai sono decisi da altri, hai totale controllo su cosa ascoltare in base al tuo stato d’animo, perché dovresti ascoltare musica dal vivo?
Ma tu hai mai ascoltato il tuo corpo? Hai mai notato che il tuo stomaco vibra con quello che accade intorno a te? Hai mai pensato che tu sei uno “strumento musicale” che vibra per simpatia con la musica?
Hai mai notato che il tuo stomaco vibra con quello che accade intorno a te? Hai mai pensato che tu sei uno “strumento musicale” che vibra per simpatia con la musica?
Non solo, a volte delle armonie particolari hanno effetti strabilianti su di noi, ci stritolano facendoci soffocare, ci investono con una potenza incredibile o al contrario, ci accarezzano dolcemente rassicurandoci e dando conforto, quasi facendoci dimenticare le ansie e i problemi di tutti i giorni.
Quando ascolti una canzone o un brano musicale dal tuo telefono, sai qual è il più grande potere che hai in mano che può distruggere queste sensazioni (che possono però essere vissute in maniera solo parziale)?
Riascoltare.
La musica è quella forma d’arte che nasce e muore nel momento in cui viene eseguita, e non si può ripetere. È proprio questo che rende quella sensazione fisica così speciale, perché è unica, e nel momento in cui svanisce il tuo corpo e la tua mente ne vuole ancora. Ecco che quindi si instaura un meccanismo di astinenza.
Ascoltando dal vivo si ha la consapevolezza di dover “godere” di ogni istante proprio perché sarà irripetibile e non riproducibile. Questo innesca quella forza e quell’impatto fisico che percepiamo in maniera molto più evidente in questo contesto piuttosto che comodamente sdraiati a letto o seduti sulla nostra poltrona del treno attendendo di arrivare a destinazione.
Riascoltare non solo quindi mitiga la fisicità della musica, ma anche l’impatto della “sorpresa”.
Quante volte, riascoltando sempre le stesse interpretazioni che ci piacciono tanto finiamo per sapere esattamente cosa farà un interprete in quel determinato punto? Ma quanto invece è sorprendente quando, ascoltando un’esecuzione dal vivo, l’interprete improvvisamente cambia direzione e ti porta su una strada nuova, una che ti “suona” tanto strana perché inaspettata ma che ti trasmette non solo sorpresa ma anche reazioni nuove, e può a volte riaccendere una fiamma sopita verso un brano che si amava tanto e con il tempo invece ci aveva annoiato?
Si esce poi dalla sala da concerto (o qualsiasi luogo) con la testa che rievoca quel momento, con la voglia di sentirlo ancora, ma purtroppo non è possibile.
Ecco, questa è la dolce “droga” della musica dal vivo, un’eterna astinenza di momenti bellissimi che diventano parte di noi.