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Comporre oggi è una continua evoluzione secondo Annachiara Gedda

di Redazione - 27 Giugno 2025

QPArena è il primo spazio online pensato per dare ai professionisti della musica l’opportunità di esprimersi in prima persona: un intervento, sotto forma di lettera aperta, che permetta ad artisti di tutte le generazioni e le sensibilità di esprimersi e rivolgersi in prima persona al loro pubblico, che in questo caso è anche il nostro pubblico. Oggi possiamo contare sulla riflessione di Anna Chiara Gedda. La sua musica è stata premiata e riconosciuta a livello internazionale, dal Toru Takemitsu Composition Award (Tokyo, 2017) al concorso Luciano Berio dell’Accademia di Santa Cecilia (Roma, 2022), passando per importanti premi italiani ed europei. I suoi lavori sono stati commissionati ed eseguiti da orchestre come la Tokyo Philharmonic, la Stuttgarter Kammerorchester, la Royal Liverpool Philharmonic, il Musikkollegium Winterthur, l’Orchestra della Toscana, fino al Teatro alla Scala.

Annachiara Gedda

Il processo creativo che sottende una composizione musicale è spesso – non solo per gli addetti ai lavori – uno degli aspetti più affascinanti e misteriosi. Perché comporre musica oggi? Come si approccia un compositore alla scrittura di un nuovo brano? Qual è il percorso intellettuale o istintivo che sta dietro a questo processo? Naturalmente non vi è una risposta univoca; la composizione, come tutte le forme artistiche, è innanzitutto libertà ed espressione, e dunque ciascun compositore utilizza approcci unici e personali.

Io proverò a raccontarvi il mio, affiancando ai tecnicismi alcuni cenni autobiografici che possano aiutare a comprendere meglio il mio modus operandi.

La musica, fin da piccola, mi ha sempre appassionata molto: a sei anni ho intrapreso privatamente lo studio del pianoforte e a dieci sono entrata in Conservatorio proseguendo nello studio dello strumento. Sebbene lo studio del pianoforte avrebbe dovuto occupare in quegli anni gran parte della mia vita, mi accorgevo che la maggior parte del tempo non la dedicavo a ricercare con diligenza la perfezione esecutiva dei brani che mi venivano assegnati, ma alla lettura a prima vista delle opere dei grandi autori e alla composizione di brevi pezzi in stile. Il mio interesse non era tanto rivolto all’esecuzione quanto piuttosto alla ricerca del “mio suono”.

Tuttavia i miei rudimentali mezzi tecnici e le mie elementari conoscenze di armonia non mi permettevano di esprimermi come avrei desiderato, cosi mi iscrissi al corso di composizione dove finalmente iniziai a comporre in maniera sempre più consapevole, grazie anche all’analisi meticolosa di numerosissimi lavori di compositori degli ultimi cinquant’anni. Addentrandomi nelle loro partiture, cercavo di capire come venisse gestito il materiale musicale sia a livello armonico che formale; inoltre mi soffermavo sugli aspetti che maggiormente mi colpivano e che oggi sono diventati anche gli elementi più importanti della mia musica: il gesto e la forma, quest’ultima intesa anche come il ritorno – ravvicinato o distanziato, identico o variato – di eventi sonori caratteristici.

La fonte di ispirazione è per me indispensabile affinché prenda avvio il processo compositivo. Che si tratti di un testo letterario, di una poesia, di un’opera pittorica, di un’architettura… qualsiasi elemento esterno deve suscitare in me un’emozione che mi stimoli a trasformarlo in musica. Ultimamente mi sento molto coinvolta da tematiche contemporanee come le diseguaglianze sociali, la repressione dei più deboli, le guerre, l’assenza di rispetto per la natura e i conseguenti disastri ambientali.

In Voci senza Voce, per orchestra – eseguito a gennaio dall’Orchestra della Toscana diretta da Jaume Santonja – ad esempio l’ispirazione nasce da una riflessione su come i poteri autoritari abbiano spesso messo a tacere le voci dei dissidenti e degli eretici privando gli individui e le masse della loro identità e della loro libertà di esprimersi;  e  di come l’indifferenza e il controllo sociale riescano a zittire individui e gruppi, mettendo in dubbio la credibilità del loro pensiero, anche quando questo è supportato da una solida ricerca.  

È invece la discriminazione e la violenza sulle donne a ispirare il brano L’idée marche! per voce, viola e contrabbasso, commissionatomi da Ensemble Forma Libera per il progetto Playlist 2030: fare musica per un futuro sostenibile. Utilizzando frasi di importanti figure femminili come, tra le altre, Emilie Gourd, Mary Wollstonecraft, Emmeline Pankhurst, Anita Augspurg e Olympe de Gouges, la composizione vuole incoraggiare le donne a rivendicare i loro diritti e a porre fine ad ogni forma di discriminazione e violenza nei loro confronti.

Una volta definita la suggestione da esprimere musicalmente, è fondamentale scegliere lo strumento o l’organico che penso lo rappresenti al meglio, o di sfruttarne al massimo le potenzialità nel caso l’organico sia imposto dalla committenza. È quindi importantissimo studiare con attenzione le caratteristiche tecniche ed espressive di ogni strumento, sperimentando talvolta anche nuove potenzialità timbriche. Molto interessante e costruttivo secondo me è il confronto con lo strumentista che dovrà poi eseguire il brano: la collaborazione tra il compositore e l’esecutore è sicuramente una fonte di arricchimento reciproco in quanto spesso le migliori soluzioni scaturiscono proprio da questo scambio.

Nonostante io sia incuriosita e interessata alla sperimentazione di nuove possibilità timbriche ed espressive, non sono d’accordo a estremizzare la ricerca dell’innovazione fine a sé stessa, abbandonando di proposito ogni legame con le opere di periodi storici precedenti. A questo proposito mi piace fare riferimento alla figura mitologica romana di Giano, con lo sguardo rivolto al futuro ma senza mai dimenticare il passato. Alcune mie composizioni utilizzano come materiale di partenza frammenti tratti dalla letteratura musicale del passato, cercando però di mantenere un equilibrio tra innovazione e tradizione.

È il caso di Evoluzione Reversibile, brano per orchestra spazializzata, in cui il materiale dal quale prende spunto l’intero lavoro è il Canone 1 a 2 tratto dall’Offerta musicale di J. S. Bach. La ricerca timbrica, l’attenta esplorazione delle sonorità e delle texture sono per me fondamentali, poiché permettono di trasformare quello che sarebbe un semplice effetto o colore in elemento significativo del discorso musicale. Queste riflessioni determinano dunque la scelta di un preciso organico. Stabilito l’organico, definiti cioè quali siano gli attori protagonisti, ha inizio un processo compositivo di tipo narrativo formale: una sorta di progetto, seppure a grandi linee, dello “sviluppo temporale della vicenda”. È in questa parte del processo che vengono definite le due componenti per me più importanti: la gestualità e la forma, che sono in qualche modo tra loro intrinsecamente collegate.

Il gesto, per me, non ha nulla a che vedere con l’ipertrofia gestuale del tardo romanticismo, ma rappresenta figure musicali ben definite.

Il gesto, per me, non ha nulla a che vedere con l’ipertrofia gestuale del tardo romanticismo, ma rappresenta figure musicali ben definite. Queste figure musicali possono essere assimilate ad eventi sonori che devono risultare fortemente caratterizzati e immediatamente riconoscibili all’ascolto. Nella musica contemporanea, affinché ciò accada, è necessario utilizzare dei parametri musicali diversi rispetto a quelli della musica del passato: le altezze effettive dei suoni e i campi armonici lasciano il posto ai registri, ai timbri e alle dinamiche. Quello che nella musica ha da sempre determinato la forma è il ritorno tematico: non a caso una delle forme più sfruttate è quella tripartita basata sullo schema A-B-A. I ritorni di eventi sonori sono dunque indispensabili per creare una scansione temporale del brano, al fine di rendere la composizione il più possibile chiara dal punto di vista formale.

Realizzata questa sorta di canovaccio, in cui è stata definita la trama accompagnata da appunti e bozzetti che descrivono i gesti più caratterizzanti, i ritorni dei vari eventi sonori ecc ha avvio la parte più tecnica e al contempo più creativa, in cui trasformo materialmente la “vicenda formale” in musica. In questa fase, l’idea narrativa di partenza, viene modellata e plasmata da svariati processi compositivi. Tuttavia può accadere che durante la stesura del brano vengano modificate alcune scelte iniziali, dando vita a nuovi e interessanti spunti con la finalità di trovare un equilibrio tra la struttura musicale – che deve essere chiara e solida – e la carica espressiva del pensiero musicale, che deve sempre essere ricco di tensione e profondità.

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