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Il cinema sinfonico di Star Wars

di Redazione - 11 Aprile 2019

in concerto

Il film-concerto di Star Wars, il celebre film di George Lucas del 1977 con musica di John Williams, riconferma la popolarità di questo innovativo format concertistico e il ruolo centrale della partitura del compositore americano.

Si è detto e scritto spesso che, se fosse vissuto nel Novecento, Richard Wagner avrebbe probabilmente scelto il cinema quale luogo ideale per mettere in scena la sua idea di Gesamtkunstwerk esplorata nel corso della sua carriera di compositore, librettista e metteur-en-scène. E quindi, Hollywood come una moderna Bayreuth? Forse è lo spunto per una riflessione da approfondire in un futuro articolo, ma citare Richard Wagner e la sua musica (nella fattispecie il ciclo del Ring) è quasi spontaneo quando ci si trova a parlare della Saga di Star Wars/Guerre stellari e delle partiture scritte dal compositore John Williams per questa serie di film. E oggi assistiamo a un nuovo e inedito fenomeno che, forse più di tante analisi che hanno tentato di tracciare paralleli e similitudini, mette in comune l’opera di Wagner con quella di Williams nel loro rispettivo senso di spettacolo mitologico. Se quindi la tetralogia wagneriana, nella sua rappresentazione più mastodontica, è musica/teatro che diventa cinema, il film di George Lucas – presentato in forma film-concerto, ossia proiettato in una sala da concerto accompagnato da una grande orchestra sinfonica che esegue l’intera partitura di Williams dal vivo in sincrono con le immagini – si trasforma in uno spettacolo audiovisivo che si potrebbe anche rinominare cinema sinfonico, dove l’occhio e l’orecchio diventano ancora di più partner inscindibili per il compimento estetico dell’opera.
Questa è la sensazione che prevale assistendo a Star Wars: A New Hope – In Concerto, spettacolo che si è svolto al Teatro degli Arcimboldi di Milano il 5, 6 e 7 Aprile 2019, eseguito dalla 21st Century Orchestra (compagine svizzera specializzata nel repertorio della musica per film) diretta dal Maestro Dirk Brossé, il quale ci ha detto: “Una delle ragioni per cui questo format concertistico sta avendo grande successo in tutto il mondo è proprio perché avvicina un nuovo tipo di pubblico al suono dell’orchestra. Questa è anche una delle ragioni per cui io stesso sono interessato a dirigere questo tipo di concerti: per gran parte del pubblico si tratta della prima esperienza di un concerto sinfonico”.
È una preoccupazione legittima ritenere che la sala da concerto si possa trasformare in una sala cinematografica e che la musica passi in secondo piano? Assistendo al film-concerto di Star Wars e notando la calorosa partecipazione del pubblico verrebbe proprio da rispondere di no. Anzi, quando ci si trova di fronte a un vero capolavoro del cinema e della sua musica come è il capitolo originale della saga ideata da Lucas musicato da Williams, si può capire ulteriormente quale sia l’importanza che la musica per film, nella fattispecie quella del celebre compositore americano, occupi un ruolo fondamentale nell’immaginario collettivo del pubblico moderno. E’ ancora Brossé a notare che “la musica di John Williams è perfetta per il film che accompagna e svolge benissimo il suo ruolo servendo la storia. E se togliamo le immagini e la ascoltiamo come se fosse musica da concerto, non perde nulla del suo fascino e della sua bellezza. E’ una qualità piuttosto rara nella musica per film, che in molti casi non regge quando la si presenta in concerto senza l’ausilio delle immagini. La musica di John Williams si riferisce a una memoria collettiva profonda, come nel caso di Star Wars.”
Se le suite e i pezzi preparati dallo stesso John Williams per l’esecuzione in sala da concerto sono ormai diventati quasi repertorio fisso di molte orchestre in tutto il mondo, il format del film-concerto concede al pubblico almeno due possibilità aggiuntive. La prima è che offre l’occasione di poter ascoltare dal vivo eseguiti dall’orchestra anche tutti quei brani e quelle sequenze che solitamente non trovano spazio nelle suite o negli estratti preparati per l’esecuzione in concerto; nel caso di Star Wars, sono tanti i momenti di straordinaria fattura che risaltano finalmente ascoltati dal vivo: su tutti valga la straordinaria tensione ritmica e timbrica che accompagna la sequenza che segue i titoli di testa, dove i soldati imperiali assaltano la navicella della principessa Leia; oppure la lunga e concitata battaglia finale dell’attacco alla Morte Nera, in cui Williams mette in campo tutta la sua sapienza di orchestratore e di creatore di vere e proprie cattedrali di contrappunto.

La seconda possibilità offerta dal film concert live è quella di poter osservare in modo limpido tutto il talento di John Williams come drammaturgo e narratore: la sua musica accompagna l’epopea di Luke Skywalker, Han Solo, Obi-Wan Kenobi, Darth Vader (e tutto il corollario di geniali invenzioni narrative partorite dalla creatività di George Lucas) con una partitura che si trasforma in un vero storytelling musicale, dove la tecnica del leitmotiv viene sapientemente utilizzata e dosata nel corso del racconto, dando senso compiuto ai personaggi e alle vicende, sintetizzandone il senso profondo e mitologico in modo totale: il tema principale, associato al personaggio di Luke, col suo salto ascendente di quinta giusta in apertura (lo slancio dell’Eroe), la sua parziale “ritirata” (l’Eroe recede ed è messo in difficoltà) e il seguente salto impetuoso di ottava (l’Eroe combatte e vince) diventano la raffigurazione musicale del Viaggio dell’Eroe; il tema associato a Obi-Wan Kenobi e la “Forza”, ossia l’apparato che fa da background mistico-religioso al film, prende vita e diventa “oggetto” concreto grazie al nostalgico tema composto da Williams, oggi capace di evocare tutto il coté mitologico della Saga anche solo attraverso le note di apertura; il bellissimo tema associato alla Principessa Leia restituisce l’idea della “damigella in pericolo” attraverso un tema di grande candore e semplicità, dosato con grande parsimonia ma sempre in modo efficace nel corso del racconto.

Ascoltando la colonna musicale di Williams nella sua interezza, si notano le tante influenze e i riferimenti ai modelli classici che il compositore ha infuso nella partitura. L’occasione ci consente di indagare brevemente su una questione che purtroppo è sovente dibattuta con scarsa cognizione di causa, se non proprio con pressappochismo e grande pregiudizio, come a voler liquidare i compositori di musica per film (e spesso proprio John Williams) solo come rapinatori di soluzioni musicali altrui su cui hanno costruito il proprio successo. Nel caso del primo Star Wars, George Lucas e la squadra dei montatori predisposero una colonna sonora provvisoria (temp track) durante il montaggio del film assemblata prevalentemente con brani di musica classica (su tutti il movimento iniziale della suite sinfonica The Planets di Gustav Holst, ossia il celebre “Mars, Bringer of War”, ma anche dal Sacre du printemps di Stravinskij, dalla Sinfonia n°9 di Antonin Dvořák e dalle suite per orchestra di William Walton), nonché da estratti di colonne sonore hollywoodiane di Erich Wolfgang Korngold e Miklós Rózsa. Questa temp track diede la possibilità a Lucas e Williams di trovare un linguaggio estetico comune e un terreno di confronto condiviso per trovare l’anima musicale ideale per il film. Lo stesso Williams, nelle note di copertina del doppio LP che uscì nel 1977, nota:
“La musica che viene usata nelle temp track di solito è limitata a qualcosa che i registi hanno ascoltato o ricordano di aver sentito in passato. Tutto ciò può ostacolare la creatività del compositore se questi si limita a seguire pedissequamente quella traccia piuttosto che trovare qualcosa di più originale. Però, in questo caso, i pezzi che George [Lucas] usò nella temp track mi convinsero che egli sapesse bene quale fosse l’idioma della musica che voleva nel suo film. Dato che le immagini erano così originali e innovative in tutti i loro aspetti – creature sconosciute, posti mai visti e rumori mai sentiti – George era convinto che la musica dovesse rimanere su un piano emotivo familiare. Non voleva musica elettronica o concreta. Piuttosto, voleva qualcosa che rappresentasse una dicotomia alle sue immagini: una colonna sonora romantica, sinfonica, in senso Ottocentesco, in contrasto con queste immagini mai viste. Ciò che fece la temp track di George fu dimostrarmi che la disparità di stili era la cosa giusta per questo film e penso che il suo istinto fosse corretto.”
Oggi può sembrare persino ovvio notare le somiglianze e i riferimenti a Holst piuttosto che a Walton, Stravinskij e Korngold, tutti quanti evidenti e lapalissiani, al punto che questa partitura può essere letta e interpretata quasi come un vero manifesto di quell’approccio post-moderno, autoironico e consapevole noto anche come intertestualità, di cui lo stesso film di Lucas è ricolmo (si vedano le numerose citazioni al cinema western, ai serial di Flash Gordon, al cinema bellico degli anni ‘40 e ai film di cappa e spada con Errol Flynn). Ciò che oggi, a oltre quarant’anni di distanza, traspare in tutto il suo abbagliante nitore, al netto di tutte i riferimenti più o meno palesemente dichiarati (nonché della pletora di imitazioni che sono seguite), è la capacità di Williams di saper prendere questi modelli, assimilarne l’essenza e il loro senso per poi infine trasfigurarli e innovarli attraverso la propria voce di compositore. Come spesso è stato detto dai grandi della musica jazz – genere in cui John Williams si forma in gioventù, guarda caso – i tre pilastri del grande musicista sono: imitare, assimilare, innovare. La musica di Star Wars di John Williams ne è un esempio tra i più brillanti che possiamo trovare nella storia della musica (non solo “da film”) del secondo Novecento. Come ci ha detto il direttore Dirk Brossé: “Studiando la partitura in preparazione al concerto, sono rimasto colpito dal livello di grande artigianato con cui è scritta. Non è mai solo un sottofondo, c’è sempre qualcosa di interessante e di bello ad ogni battuta, che sia una melodia, o una bella orchestrazione, o un’armonizzazione. La musica di John Williams è già parte della storia della musica, è entrata nel nostro immaginario collettivo e ogni generazione la scopre e la trasmette a quella successiva.”

Maurizio Caschetto

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