Alessandro Costantino Bianchi, il pianista di Latina che porta Mozart a Fossanova
di Luca Cianfoni - 26 Settembre 2021
Classe 1993, Alessandro Costantino Bianchi, di Latina, nasce con le dita sui tasti del pianoforte, la sua determinazione e l’amore per questo strumento lo porteranno a scegliere la musica come lavoro e carriera personale. Il suo percorso di formazione è del tutto particolare; Bianchi ha affrontato gli studi classici in Conservatorio, approfondendo la sua tecnica esecutiva e alcune metodologie didattiche anche in ambiti tangenziali alla musica come le neuroscienze e allo stesso tempo ha portato avanti in maniera autonoma la passione per il jazz, studiando i grandi maestri del genere. Nel 2021 decide di compiere il salto e registrare un CD, il primo per lui, su alcuni variazioni mozartiane (8 variazioni su “Laat ons juichen” in sol maggiore, K. 24; 6 variazioni in fa maggiore, K. 54; 9 variazioni su “Lison dormait” in do maggiore, K. 264; 12 variazioni su “Ah, vous dirai-ja maman” in do maggiore, K. 265; 10 variazioni su “Unser dummer Pöbel meint” in sol maggiore, K. 455): “Mozart Piano Variations”(Da Vinci). La location scelta per incidere questo lavoro è carica di storia e di suggestioni musicali; l’Abbazia di Fossanova, nella sua provincia di Latina, una scelta dettata dalla musica ma anche dalle profonde radici che lo legano al suo territorio. Noi di Quinte Parallele lo abbiamo intervistato per parlare un po’ del suo disco e della sua idea di musica.
Perché le variazioni Mozart, come nasce l’idea di registrare questi brani?
Ho sempre avuto una predilezione per la forma del tema e variazioni. Iniziato lo studio di alcuni cicli non è passato molto tempo perché mi accorgessi di quanto fossero meravigliose queste opere e meritassero attenzione anche i cicli meno noti. Qui Mozart manifesta totalmente il suo genio creativo; la grande varietà ritmica e melodica e il carattere improvvisativo hanno avuto su di me un forte fascino, divenuto poi stimolo a realizzarne la mia personale visione. Fondamentale poi il supporto del Maestro Alessandro Deljavan, direttore artistico del progetto, che mi ha accompagnato in questa mia prima incisione discografica.
Perché registrarlo a Fossanova e non in uno studio di registrazione?
Fossanova è un luogo in cui è passata la grande Storia; dopo essere stata ultimata nei primi anni del 1200, qui è morto il filosofo San Tommaso d’Aquino e l’edificio dell’Infermeria in cui ho registrato si trova all’interno di un borgo Medievale molto suggestivo. Fin da bambino amavo passeggiare in questi luoghi e più volte ho avuto modo di ascoltarvi in concerto grandi interpreti come Elisso Virsaladze, che proprio con alcune variazioni di Mozart rese quella serata viva nella mia mente per molti anni. La scelta infine nasce non solo dall’atmosfera del posto ma da un’esigenza acustica e di spazio personale, volevo prendere un po’ le distanze dall’asetticità degli studi di registrazione.
Come nasce l’inclinazione alla musica e al pianoforte, quali sono le tue esperienze più importanti e i tuoi punti di riferimento?
La scelta dello strumento è nata in modo naturale, un po’ per gioco. Ho avuto la fortuna di crescere immerso nella musica e con il pianoforte a disposizione, poiché anche mio padre è pianista ed insegnante. Fin da piccolo i miei genitori mi accompagnavano ad ascoltare concerti di ogni genere, in Teatro e nei Jazz Club.
Ricordo da bambino di aver guardato spesso una videocassetta del grande pianista Krystian Zimmermann, in un suo famoso recital su Chopin; ero così pieno di meraviglia e stregato da tanta bellezza che chiesi di voler iniziare a studiare seriamente.
Alcune esperienze artistiche per me importanti, oltre a quella in Svizzera, sono state sicuramente il Trimontiada Festival di Plovdif in Bulgaria – concerto trasmesso in diretta radio – e come solista, l’esecuzione del primo Concerto per pianoforte e orchestra di Beethoven con il M° Grigor Palikarov.
Ho avuto la fortuna inoltre di frequentare corsi annuali con grandi pianisti M° Maurizio Baglini, Alessandra Ammara, Roberto Prosseda. Le figure decisive alle quali devo molto e che hanno contribuito in modo radicale al mio percorso formativo sono stati invece il M° Alessandra Brustia, il M° Sandro D’Onofrio ed il M° Alessandro Deljavan.
Per quanto riguarda il Jazz infine posso parlare più che altro di ascolti, fonti inesauribili di studio. Fra i tanti ci sono sicuramente Brad Mehldau, Lyle Mays, Esbjörn Svenssons, Fred Hersch, Bill Evans, Michel Petrucciani, Chick Corea, Keith Jarret.
Oltre alla carriera da concertista anche quella compositiva, quali sono gli aspetti e le difficoltà di un giovane pianista oggi?
Non ho seguito un percorso accademico per lo studio della composizione, né per il jazz.
Fin da bambino ho avuto l’inclinazione a giocare in modo creativo con il materiale sonoro, a svilupparlo, elaborarlo, ma per molti anni e diversi motivi ho accantonato questo aspetto e non vi è stata un’applicazione vera e propria. Completati i miei studi presso il Conservatorio di Lugano ho deciso di dedicare spazio e tempo alla mia parte creativa, prima di tutto come esigenza personale. Ad oggi comporre ed improvvisare sono per me attività complementari e fondamentali a quella di interprete; cerco di realizzare e proporre programmi coerenti che comprendano anche mie composizioni, arrangiamenti e improvvisazioni.
Un elemento poi che mi accompagna da sempre poi è la curiosità; questa è una costante nel mio approccio allo studio e alla composizione; l’analisi dei grandi compositori, sia del mondo classico che del jazz è da sempre un forte stimolo per il mio ricercare.
Inoltre noto che la tendenza a tracciare una linea di confine tra il mondo della classica e tutto il resto sta sempre di più lasciando il posto alla possibilità di ampliare i propri orizzonti e spaziare di genere. Credo che ad oggi, l’ecletticità in un pianista sia un valore aggiunto e non un sinonimo di minor qualità spesso associata all’iperspecializzazione.
Infine proprio il settore concertistico è stato particolarmente colpito dalla situazione degli ultimi anni rendendo le cose assai più complicate. Penso che oggi sia necessario costruire il proprio percorso assecondando le proprie inclinazioni, altrimenti si rischia di rincorrere dei modelli ideali che non ci appartengono e che rischiano di risultare limitanti.
Qual è la missione della musica nel mondo d’oggi?
Sappiamo che la musica può assumere molte funzioni, è una risorsa immensa nella comunicazione umana. Nel mondo d’oggi coesiste la grande esigenza di voler comunicare e al tempo stesso la sempre minor capacità di ascoltare, di recepire gli stimoli e mantenere l’attenzione sul presente. La musica nel nostro tempo ha la missione di sensibilizzare le persone, di portarle in una dimensione più umana dove la percezione e la condivisione con l’altro possono generare terreno fertile per le coscienze, una maggior armonia. Si parla spesso di educazione all’ascolto, per me, la missione della musica oggi è proprio questa.