Les Barricades Mystérieuses di François Couperin
di Lorenzo Pompeo - 27 Marzo 2017
François Couperin è una delle colonne del barocco francese che ha potuto sollevarsi grazie al rapporto con la famiglia reale, per la quale ha prestato servizio dal 1693 come organista alla Chapelle Royale di Versailles e come educatore dei principi.
La monumentale opera in cui abbiamo scavato per trovare la perla che vi presentiamo oggi, è l’insieme dei ventisette Ordres per clavicembalo in quattro libri, in particolare il sesto Ordre da cui è tratto questo enigmatico e affascinante rondò del 1717, Les Barricades Mystérieuses.
Solleviamo anche noi un po’ di mistero su questo titolo e parliamo prima di tutto della struttura di questo brano, divenuto celebre anche per la sua trasposizione pianistica.
Innanzitutto, come detto, si tratta di un rondò, quindi di una composizione fondata su una sezione di ritornello e su altre sezioni che variano e complicano la struttura soprattutto con progressioni ascendenti e discendenti: più specificamente, il rondò si apre con una sezione di otto battute e una sua prima ripetizione, poi si passa ad una sezione nuova di dodici battute con una prima progressione modulante soprattutto con carattere ascendente alla cui chiusura si ritorna alla ripetizione del ritornello; dopo una nuova breve sezione di sei battute e una nuova ripetizione del ritornello, si passa ad una sezione più corposa di ventidue battute, prima che il ritornello chiuda il rondò. Il gioco del brano sta tutto nei ritardi delle tre voci superiori rispetto all’entrata dell’armonia del basso in forma di romanesca che segue il ritmo della battuta e nella scrittura colma di legature di valore che mettono ancora più in evidenza i ritardi: questa dialettica scritturale lascia emergere sempre nuove dissonanze che sfavillano per un istante prima di essere risolte e prima di ritornare in quel misterioso fluire.
Nelle Barricades si intrecciano la costante trama ritmica cui fa capo tutto il rondò e la polifonia che lascia intravedere un gioco tra quattro voci, una tessitura caleidoscopica e quasi frattale, nelle sue geometrie che si perpetuano in circolo espandendosi e ritraendosi.
Abbiamo soffiato sul mistero ma in verità una soluzione ad esso non c’è, seppure di interpretazioni ce ne siano state molte, da chi ha visto già tra le note e i ritardi all’armonia come delle “barricate in musica” contro il potere precostituito del tempo per finire a chi vi ha visto una partecipazione di Couperin alle vicende della massoneria francese del tempo, interpretando le barricate come simboli dei templari e del movimento giacobita e il mistero come quello che avvolge i riti e le vicende delle logge massoniche.
La verità è che Couperin non ha svelato il mistero e non abbiamo l’ardire di provare a farlo noi: l’unico nostro intento è quello di invitarvi a partecipare al misterioso fluire di questa musica così liberamente geometrica, immaginando magari che dietro alle “barricate” delle battute, dell’armonia e del ritmo si nasconda un mistero mai svelato, alla cui essenza l’autore però ci invita a partecipare senza pretese, fluendovi e scorrendovi noi in esso ed esso in noi.
Lorenzo Pompeo
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