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Mysterium

di Alessandro Tommasi - 8 Gennaio 2019

l’utopia interrotta di Aleksandr Skrjabin

«Questo dolore è insopportabile… Ciò significa la fine… Ma è una catastrofe!».

Mosca, 13 aprile 1915.

Con queste parole muore Aleksandr Skrjabin, che esclamerà ancora un faustiano «Chi va là?» nel cuore della notte per poi spegnersi alle 8 del mattino del giorno seguente. La catastrofe cui  probabilmente si riferisce il visionario compositore russo non è solo legata alla sua morte, ad appena 43 anni, ma alla tragedia per l’universo intero nel vedersi tolto il suo Messia. Al momento della morte, infatti, Skrjabin stava lavorando alacremente alla seconda stesura del testo poetico del suo Acte Préalable, un atto preliminare che doveva precedere la sua grande opera finale, il Mysterium: più rito che brano, più idea che materia, sette giorni di arte totale che avrebbero fatto impallidire Licht di Stockhausen. Ma, per comprendere questo stadio conclusivo dell’estetica skrjabiniana, è bene compiere un rapido percorso nelle tappe del suo pensiero musicale.

Parliamo di pensiero musicale, in quanto per Skrjabin le due cose sono assolutamente inscindibili. L’osservazione del mondo e la speculazione sulle sue strutture prosegue aderente al percorso musicale, che ancora oggi sorprende per la sua intima coerenza.  Per approfondire questo evolversi della sua percezione di sé e del mondo abbiamo a disposizione diversi quaderni di appunti, oltre all’epistolario e ai testi poetici. Ci manca però una sistematizzazione delle sue teorie: Skrjabin era artista e non filosofo e ne era ben consapevole. Tuttavia, è nella lettura filosofica che si radicano le sue idee. Le influenze sono molteplici, si parte dalle teorie psicologiche di Wundt, per proseguire attraverso la visione del Principe Trubeckoj, docente di filosofia all’Università di Mosca, con influenze dal filosofo e teologo Solov’ëv, figura centrale per il pensiero russo a cavallo tra i secoli. Attraverso questi pensatori, Skrjabin ebbe modo di leggere e conoscere alcuni dei filosofi e intellettuali che più lasciarono il segno sul compositore: Platone, i Neoplatonici, Swedenborg, Fichte, Schopenhauer, Nietzsche, insieme a Wagner e Goethe. Troviamo una prima conseguenza di queste influenze nel breve testo dell’incompiuta opera lirica, che il neanche trentenne Skrjabin pensava di realizzare tra il 1900 e il 1903: un’opera senza titolo la cui musica è andata dispersa, anche se Kelkel e Bowers affermano che parte del materiale possa essere confluito in brani pianistici come il Poema Tragico op. 34. Il testo pervenutoci è un primo tentativo di unire musica, poesia e filosofia: la vicenda è sospesa nel tempo e nello spazio, ambientata in un lussuoso banchetto la cui dedicataria è una zarina che incarna la bellezza e la sete di sapere. A soddisfare il suo desiderio sarà un Filosofo-Musicista-Poeta, Oltreuomo di nietzschiana memoria, che forte della sua arte potrà trasfigurare l’umanità intera e portarla verso un nuovo piano di esistenza. In questo si manifesta l’influenza di Solov’ëv, della sua visione mistico-filosofica dell’artista come guida spirituale dell’umanità, concezione a sua volta radicata nella visione di Schopenhauer della musica come sede della sapienza universale. L’idea che all’artista sia dato raggiungere un grado di conoscenza superiore diventerà centrale per Skrjabin, che la porterà ai suoi estremi proprio nel Mysterium. Dal 1904 la vita di Skrjabin cambia radicalmente: egli abbandona il progetto operistico e, all’alba dei suoi 32 anni, inizia a delineare un nuovo orizzonte. Sempre del 1904, infatti, è una delle prime menzioni del Mysterium, durante una conversazione con il critico e compositore Yuri Engel:

«Ho l’intenzione di creare una sorta di Mysterium. Perciò ho bisogno di costruire un tempio particolare, forse qui […] o forse lontano da qui, in India… Ma la gente non è pronta. Devo predicare. Devo mostrare loro un nuovo cammino».

I brani che seguono il 1904 nascono tutti sotto il segno di questo utopico lavoro, in quest’opera di predicazione e preparazione del pubblico. Ciò comprende anche popolari composizioni come il Poema dell’Estasi, la Quinta Sonata  e il Prometeo, che assumono una luce diversa se visti come tappe di questo percorso. Proprio dal Poema dell’Estasi è tratto uno dei testi più importanti per l’estetica di Skrjabin.

Questa è un’anteprima dell’articolo “Mysterium: l’utopia interrotta di Aleksandr Skrjabin”, pubblicato su “Storie Incompiute“, il numero di Quinte Parallele di dicembre. La versione completa è disponibile qui

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Alessandro Tommasi

Autore

Viaggiatore, organizzatore, giornalista e Pokémon Master, studia pianoforte a Bolzano, Padova e Roma e management culturale alla Rome Business School e alla Fondazione Fitzcarraldo. È Head of Artistic Administration della Gustav Mahler Jugendorchester e direttore artistico del Festival Cristofori e di Barco Teatro.

Nel 2021 è stato Host degli Chopin Talk al Concorso Chopin di Varsavia.

Nel 2020 ha pubblicato il suo primo libro, dedicato all'opera pianistica di Alfredo Casella.

Dal 2019 è membro dell'Associazione Nazionale Critici Musicali.

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