Il Concertino op. 45 n. 10 di Lars-Erik Larsson
di Margherita Succio - 5 Novembre 2023
Lars-Erik Larsson, tra i compositori svedesi più importanti del suo tempo, è autore di un’opera di grande interesse e originalità, i 12 Concertini per diversi solisti e orchestra d’archi op. 45, scritti tra il 1953 e il 1957. Inseriti nella sua numerosa produzione orchestrale e da camera, sono dedicati ai dodici strumenti dell’orchestra sinfonica, in un perfetto connubio tra i due tipi di scrittura dal carattere vagamente folk, con tratti neoclassici. Questi brevi omaggi strumentali molto diversi tra loro sono perfettamente calzanti e rappresentativi dello strumento dedicatario. Tra questi, spicca il Concertino n. 10 per violoncello.
Lars-Erik Larsson
Compositore, direttore, produttore radiofonico e pedagogo, Lars-Erik Larsson è considerato una figura cardine del Novecento scandinavo. Dallo stile molto eclettico emergono le influenze dei suoi studi a Vienna con Alban Berg e Fritz Reuter: è il primo compositore svedese a introdurre il sistema seriale nelle sue opere. Incorpora nelle sue opere elementi popolari della musica folk svedese, ma si muove con agio tra lo stile tardo-romantico e il neoclassicismo, usando il serialismo di Schönberg con un approccio molto personale e più flessibile. È un autore molto proficuo: si dedica molto alla musica per il teatro, scrive tre Sinfonie, diversi esempi di musica da camera e brani per orchestra, con un particolare interesse alla musica vocale.
Negli anni del secondo dopoguerra, Larsson è delegato all’ispezione di diverse orchestre amatoriali, in uno slancio educativo che gli apparteneva. Il suo incarico prevedeva la preparazione e la gestione di queste formazioni, cercando di ottenere sovvenzioni da parte dello Stato a sostegno di questi ensemble. Il repertorio presentava una lacuna importante: mancavano brani contemporanei. Secondo Larsson, ciò non derivava tanto da un’avversione per lo stile quanto dalla limitata abilità tecnica dei musicisti delle orchestre. In questo contesto, Larsson decide di scrivere 12 brevi Concertini – uno per ogni strumento dell’orchestra sinfonica classica – con l’idea di pubblicarli come opera complessiva.
Questi Concertini, o “Concerti minori”, presentano una parte solistica interessante, tecnicamente matura e intelligente, sostenuta da un accompagnamento relativamente semplice, ma lineare, scevro da banalità. Nonostante la sua semplicità, l’intera opera è in realtà molto raffinata, variegata e ben equilibrata. Con questi Concertini, Larsson riesce nel suo intento educativo e divulgativo, presentando musica nuova, accessibile e alla portata di ensemble amatoriali, senza abbandonare la sua identità musicale per un’ostentata convenzionalità. Ne risultano brani brevi, completi, di grande fascino ed efficaci. Un ottimo esempio di scrittura facilmente avvicinabile all’ascolto, che pensa al pubblico ed esula da certe tendenze che abbozzano e confondono l’accessibilità con la mediocrità.
I. Allegro moderato
Il primo movimento è un breve episodio dai forti richiami neoclassici, su linee melodiche dense di folklore e di grande varietà, discontinuità tonale. Il violoncello introduce un lungo canto che si distende su un accompagnamento molto raffinato dell’orchestra, accomodante ma mai succube della parte solista. Un elemento più ritmico e vagamente grottesco, dal carattere quasi umoristico presente dai bassi è ripreso dal violoncello e si può considerare come primo elemento di contrasto del primo tema di questa prima sezione. L’esposizione culmina con un episodio dal carattere molto solare e danzante dell’orchestra, che scorre fluida nello sviluppo in un breve dialogo con il primo violino, in cui i temi s’incrociano in una forma decisamente cameristica.
La forma di questo movimento ricorda la classica forma-sonata, ma è più concentrata e dal carattere episodico, complice la breve durata. Il materiale musicale si articola con grande naturalezza e fluidità, in un’unica narrazione rapida, ma mai affrettata o affollata. Il finale è un rapido, umoristico amalgamarsi dei pizzicati incalzanti dell’orchestra, il cantabile del primo tema ora concentrato e incalzante, esaurito in due accordi finali, che sembrano scrivere i due punti di slancio verso il secondo movimento, in un finale ricco di carattere, senza risultare secco o dirompente.
II. Siciliano: Andante sostenuto
Il secondo movimento, fin dal primo ascolto, ha un impatto emotivo di rara intensità e bellezza. Il movimento della Siciliana viene introdotto, nella sua particella ritmica più piccola e caratteristica, nel brevissimo recitativo dei bassi d’apertura che non anticipa, per intensità e valenza tonale, l’entrata del violoncello. La voce solista rapisce così l’ascoltatore in tutta la sua intensità e umana sacralità fin dalle prime note, in un canto nobilissimo, profondo.
Larsson delinea con grandissima maestria la parte orchestrale, sfruttandone tutta la profondità espressiva e coloristica, che incornicia il violoncello con commenti e voci secondarie, arricchendone l’espressività. Solo a un ascolto più attento, emerge da questo canto il materiale introduttivo dei bassi che ora, non più isolato, acquista tutto un nuovo senso. Emerge non solo come fondamento armonico, ma come voce autonoma, incastonata nel discorso musicale.
L’amalgama delle voci e l’alternanza di modo maggiore e minore dal sapore così antico sono perfettamente contestualizzate in questo breve corale. La cellula puntata che dona movimento all’intero movimento senza incalzarne la drammaticità rende questo Andante moderato una vera perla. Si percepisce dolore, profondità, sentimento interiore, innig, un’estensione verso una spiritualità nobile, eppure libera, che non lascia spazio alla disperazione più nera, ma abbraccia la sua emotività con grande eleganza.
La coda del movimento è un esempio di scrittura antitetica nella quale Larsson per intensificare, rimuove. Il fondamento dei bassi si trasforma in regolari pizzicati, sempre più distanziati tra loro, mentre violini e viole terminano il loro canto e si trasformano in un puro tappeto armonico. E il violoncello, solo, esaurisce i residui del primo tema abbandonandosi alla sonorità dell’orchestra.
III. Finale: Allegro moderato ma ritmico
Il Finale di questo Concertino è un brevissimo commiato più incalzante, sia nella sua cantabilità sia nel suo carattere più umoristico e danzante rispetto al primo movimento, con il quale si percepisce comunque una grande familiarità. La familiarità si trasforma in vera e propria citazione, ripresa e ricomparsa dell’Allegro moderato nella seconda metà del movimento, con l’aggiunta dell’elemento ritmico che ora trova corpo sia nello sviluppo della parte solista, sia nei commenti più urgenti dell’orchestra. Lo humour, il finale secco risparmiato nel primo movimento ora trova il suo perfetto contesto.