Giacinto Scelsi: 4 Illustrazioni (sulle Metamorfosi di Vishnù)
di Gabriele Toma - 17 Giugno 2018
“Il suono è il primo moto dell’Immobile” – e questo è l’inizio della Creazione. Il Suono è l’essenza di tutti i sistemi magici in tutti i paesi. Il suono “in riposo”, se così si può dire, è sferico ma essendo per sua essenza dinamico può prendere qualsiasi forma, come quella di un dodecaedro, di un sigaro o di una farfalla; in “attività” è pluridimensionale e creativo. Pure essendo di natura cosmica può essere “attivato” ed usato, diciamo, anche dagli uomini.
Lo shodō è l’Arte della Calligrafia giapponese, un sentiero di perfezionamento spirituale, una via in cui lo scrittore allena e sviluppa la capacità di infondere nei caratteri, archetipi di concetti universali, il proprio qi o energia vitale. Nel complesso rituale meditativo che porta alla realizzazione del segno grafico, quest’ultimo è solo un residuo, una testimonianza o, come direbbe Scelsi nella terminologia teosofica a lui tanto cara, la controparte sensibile di un’opera viva e attiva su un altro piano, non percepibile dai cinque sensi. Poichè il qi è differente in ogni individuo, e varia con il variare delle emozioni, il segno grafico viene considerato un vero e proprio “sismografo” del cuore dello scrittore: attraverso il tratto si può percepire cosa provava l’artista mentre scriveva.
La genesi delle 4 Illustrazioni (1953) non è molto dissimile.
Sappiamo che Scelsi, soprattutto nella musica strettamente pianistica, praticava delle improvvisazioni senza preoccuparsi di annotare quanto riceveva sotto forma di ispirazione. Egli infatti, anticipando straordinariamente i tempi, registrava le proprie sessions – l’anacronismo è d’obbligo – sul nastro magnetico, e affidava la trascrizione a terzi a causa di problemi alla vista. La sua energia mentale era dunque completamente incanalata nel processo creativo che, rinunciando a ogni mediazione semiotica, risultava puro.
Scelsi racconta inoltre che prima di improvvisare ricorreva a tecniche respiratorie come i pranayama dello yoga ed altre tecniche meditative che alterassero il suo stato di coscienza e lo connettessero via via con strati più profondi della realtà, facendo di lui un canale di congiunzione tra Aldiquà e Aldilà. Proprio questo stato di estrema ricettività induceva l’autore a improvvisare in quella che lui chiama lucida passività. Messo quindi da parte l’impiccio della notazione (necessario a tradurre nella tridimensionalità del foglio ciò che è quadridimensionale, ovvero temporale, come la musica), Scelsi vive il presente dell’improvvisazione, demandando al registratore di catturare l’attimo.
Ciò che rimaneva impresso sul nastro (trascritto dopo, “a freddo”) era dunque la controparte sensibile di un processo interiore, di un viaggio mistico che, per quanto inconoscibile fino in fondo, è comunque intellegibile.
Questo moderno ricercare, rinunciando ad ogni sintassi armonica e virtuosismo, mira all’essenza del suono, spostando l’attenzione dell’interprete dallo strumento all’interprete stesso, in un processo ciclico e continuo di auto-coscienza ed auto-espressione: ricercare non sulla tastiera, nemmeno nella tastiera, ma attraverso la tastiera.
Ciò però non vuol dire che nella musica di Scelsi non vi sia una gerarchia di suoni o di idee musicali, o che vi sia assenza di macro-strutture. Queste non possono non esserci in quanto è la stessa psiche umana ad articolarsi in archetipi, così come è il cervello stesso a funzionare per moduli e pattern (Scelsi studiò dodecafonia con Walter Klein ma non amava l’artificiosità e l’aridità astratte del serialismo). La sua attenzione era tutta rivolta al processo creativo che avveniva all’interno di sé: se questo si articolava in fasi, se questo vagare mistico conduceva in un punto o in un altro, allora sarà facile trovarne traccia nella sua musica.
L’aspirazione massima dei mistici è quella di attivare gli organi spirituali che permettono di percepire il piano più alto dell’esistenza, quello trascendente, dove, secondo la filosofia dell’antica India, esiste solo la pura ed eterna energia primordiale: l’Anahad, l’essenza sonora cosmica e creatrice.
Ecco perché la ricerca di Scelsi va alla radice del Suono, più che della musica. Essa infatti non può esistere senza Suono, mentre il Suono esiste anche senza musica, così come la religione non può esistere senza la mistica ma la mistica può esistere anche senza religione. La mistica è un fatto individuale, interiore, mentre la religione è un fenomeno collettivo e perciò stesso esteriore. Se la musica è quindi vibrazione per l’uomo il suono atemporale è vibrazione assoluta per se stesso.
Da ciò si comprende facilmente come le 4 Illustrazioni siano interamente articolate attorno a dei clusters che hanno funzione esclusivamente timbrica: le categorie sonore percepibili, trascendendo tanto la categoria classico-romantica di consonanza quanto il dogma serialista della dissonanza, risultano essere piuttosto la lucentezza e l’oscurità, l’apertura e la chiusura del suono, avvicinandosi di più ad una concezione sinestetica alla Scrijabin, di cui uno dei maestri di Scelsi, Egon Köhler, era adoratore.
È interessante notare come questo suo maestro fosse di professione medico: aveva studiato musica in gioventù e aveva continuato a coltivare questa sua passione solo secondariamente. In quanto adoratore di Scrjiabin, aveva anche avvicinato Scelsi alla teosofia di Rudolf Steiner, secondo cui la musica ha lo scopo superiore di curare l’anima dalla materialità e favorire lo sviluppo spirituale degli uomini.
Da queste considerazioni discende che per Scelsi la musica è in realtà una scusa per Altro, un medium per veicolare informazioni ed energie di ordine elevato che possano, per risonanza, elevare gli uomini. Si capisce dunque anche il riferimento extramusicale presente nel titolo, le metamorfosi di Vishnù, allusione esplicita a quell’antico sapere Orientale (in particolare alla cosmologia indiana, secondo cui Vishnù è al vertice della trinità insieme a Brahma e Shiva) che Scelsi riteneva essenziale conoscere – e magari mettere in pratica – per realizzare il pieno potenziale umano.
In una determinata conoscenza occulta, dalle origini antichissime, si riscontra l’idea che l’Energia – la forza cosmica – sia addirittura un fenomeno acustico, cioè sonoro. Questa energia acustica è poi quella forza cosmica creativa che razze antiche sembra siano riuscite in parte a dominare ed utilizzare anche a scopi pratici, come per la costruzione di immensi edifici od anche per il volo degli uomini stessi; ed è questa la ragione per la quale certi canti ancora ora hanno lo scopo di rinforzare il ritmo degli individui, dei combattenti, dei guerrieri. La forza di questi guerrieri viene aumentata appunto da determinati canti, da particolari ritmi. Perciò quello che a me interessa è appunto cercare di percepire, ricevere e poi manifestare – con strumenti o con la voce – una parte, sia pure la più piccola, di questa forza sonora che è alla base di tutto, che crea e sovente trasforma l’uomo.
La musica rappresenta dunque per Scelsi un fenomeno collettivo, esteriore, uno scrigno che cela e protegge un’esoterica Arte del Suono, un sentiero di perfezionamento spirituale, una via in cui il musicista si allena a percepire dentro di sé il Suono primordiale, il nucleo divino dell’anima umana, per poi trasmetterlo e farlo risuonare negli altri.