Daniele Maffeis, il compositore dal cuore di fanciullo
di William Limonta - 27 Gennaio 2022
Chi è Daniele Maffeis?
La storia musicale del Novecento Italiano non è mai stata un percorso unidirezionale, in cui le grandi menti geniali del tempo hanno scavato solchi i quali gli altri hanno pedissequamente seguito senza alcuna remora.
A differenza di alcuni panorami culturali europei (in cui le scuole facevano da apripista verso l’avvenire, come la Seconda Scuola di Vienna), in Italia ogni forma d’espressione si è sviluppata in maniera rizomatica, per dirla con Deleuze: ogni autore ha solcato il proprio mare artistico in un determinato senso, senza troppo seguire delle massime direttive di orizzonte, dando vita ad un substrato estremamente articolato di vie nuove per la concezione artistica.
Nel grandissimo bacino cultural-musicale che l’Italia, nei primi anni del novecento, ha fatto nascere, esistono compositori (forse più nascosti rispetto ai grandi nomi) che si pongono davvero come autentico sottofondo del sistema, creando radici solide da cui potersi muovere, in una nuova via.
È questo il caso di Daniele Maffeis (1901-1966), compositore, organista, pianista e direttore d’orchestra bergamasco.
Figura fondamentale di quella Riforma Ceciliana che, prima del Concilio Vaticano II e grazie al motu proprio di Pio X, aveva rivoluzionato la concezione musicale nella liturgia, Maffeis ha sempre solcato la lunga strada della tradizione, guardando ad essa non come istituzione assoluta ed inviolabile di uno status quo, ma nutrendola ed evolvendola verso un discorso musicale nuovo che coniugasse spontaneità e ricercatezza.
Nato a Gazzaniga, un piccolo paese della bassa Valle Seriana in provincia di Bergamo, compì i primi studi musicali dal M° Pietro Zaninari, organista della vicina parrocchia di Fiorano.
Dopo un paio d’anni la sua circoscritta fama come pianista lo portò verso la strada più indicata: lo studio e la frequenza di corsi presso il Conservatorio di Bergamo dal 1914, dove venne accolto nella classe del M° Alessandro Marinelli.
Dopo i diplomi di pianoforte, organo e composizione sia presso il Conservatorio di Bergamo, sia in quello di Milano, iniziò a prestare servizio come organista e compositore in varie parrocchie del Milanese, tra cui la Chiesa di San Satiro di Milano e la Chiesa di Santa Maria Nuova ad Abbiategrasso. Presso quest’ultima avrà modo di fare la conoscenza di mons. Ambrogio Palestra, dal 1936 assistente presso l’Oratorio di San Luigi: inizierà un lungo periodo di collaborazione reciproca nell’allestimento di brevi melodrammi di carattere pedagogico-divulgativo dedicati ai ragazzi, le Operette.
Muore a Gazzaniga nel 1966.
La musica
Daniele Maffeis, come dicevamo, ha saputo coniugare la grande tradizione tardoromantica con un nuovo linguaggio artistico, frutto della profonda sensibilità e attenzione che il compositore aveva anche nei riguardi della musica popolare. La nativa Gazzaniga, infatti, è stata un grande microcosmo musicale per tutte quelle forme di musica destinate all’uso pubblico (marce per banda, musica per zampogna, danze popolari che accompagnavano i festeggiamenti…): tutta questa grande eredità assume in Maffeis una nuova veste.
La musica di Maffeis cerca la spontaneità, rispecchiando anche l’anima dello stesso compositore: un amico, Mario Pezzotta, così ricorda il Maestro poco tempo dopo la sua dipartita:
“Daniele Maffeis rivive intatto nelle opere musicali che ci ha lasciato, una mole imponente, frutto di una fervidissima attività, di una esuberante fantasia […]. Cuore di fanciullo, fu poeta dei sogni più belli.“
La sua produzione abbraccia tutti i generi musicali possibili: musica per organo, ovviamente, per pianoforte, da camera, operistica, sinfonica, sacra e operistica.
Ecco alcuni piccoli approfondimenti relativi ad alcune sue produzioni, con qualche suggerimento di ascolto.
I brani qui proposti sono stati eseguiti da giovani musicisti del Conservatorio “Gaetano Donizetti” di Bergamo, all’interno di un progetto di riscoperta della musica di Maffeis in occasione del 120° anniversario dalla nascita, conclusosi lo scorso anno (1901-2021). Da questo progetto, nascerà prossimamente un breve documentario sulla figura del Maestro.
Il repertorio organistico
La vasta produzione musicale di Daniele Maffeis copre generi e organici di vario tipo, dalle Sonate per strumento solo ai poemi sinfonici per orchestra, alla produzione operistica passando anche per la produzione sacra delle Messe.
In questo grandissimo panorama musicale, anche la produzione per il suo strumento prediletto, l’organo, non è da meno. Lo spirito dell’autore nello scrivere nasce dalla profonda e spontanea melodia popolare (come nella “Piccola Pastorale”) attraverso un semplice ed autentico discorso musicale che non risulta mai banale, anzi.
L’orecchio del fedele si affida al semplice discorso che introduce la funzione religiosa, ed anche nei brani più virtuosistici (“Spiritelli dell’organo”, “Capriccio e canone”) non manca la cura melodica e l’attenzione che Maffeis ha sempre avuto a cuore.
Nella personale ricerca estetica, Daniele Maffeis ha sempre cercato il diretto discorso con il suo pubblico, elevando l’anima attraverso pagine limpide rivolte alla preghiera verso l’Altissimo.
Il repertorio pianistico
Daniele Maffeis ha sempre dimostrato un rapporto intimo con il pianoforte. Lo stesso Adriano, nipote del Maestro ricorda:
“Quando ero piccolo, ogni tanto durante la notte, mi svegliavo perché, nella stanza vicina, sentivo il suono del pianoforte…era facile sentire dieci note : probabilmente non riusciva a dormire e provava alcuni spunti allo strumento”.
La produzione per pianoforte di Daniele Maffeis si può dividere principalmente in due periodi: quello giovanile (intorno agli anni ’30, legato ad un certo formalismo scolastico, come in “Canto d’amore” o nella Sonata in do minore)
e quello del secondo dopo guerra, nel quale si individua la produzione più intima del Maestro: non mancano i sinceri omaggi alla propria terra natia (come la Suite Schilpariese o la Sonata “San Felice al Lago”), riferimenti al mondo infantile (come la Suite a 4 mani “Giocattoli di una bambina”).
Nella sua produzione, figurano inoltre anche brani caratterizzati da un notevole virtuosismo, come le “10 Variazioni sul Corale” dell’opera Le tre notti di Luce, oppure semplici trascrizioni e rielaborazioni di altri brani (a questo esempio: “Meditazione”, dall’originale per organo; “Intermezzo lirico”, dall’originale per orchestra d’archi).
Il repertorio vocale-strumentale
Daniele Maffeis, fin dalla sua prima produzione, ha avuto particolarmente a cuore il rapporto stretto ed inscindibile tra testo letterario e musica: la sua poliedrica attenzione culturale lo ha portato ad interessarsi a testi colti di autori a lui vicini.
Il repertorio più cospicuo è quello delle liriche, generalmente per voce e pianoforte: è il repertorio più intimo, in cui la profonda sensibilità dell’autore si lega perfettamente al testo scelto, evidenziata attraverso una scrittura matura che si avvicina alle esperienze della scuola italiana di quegli anni. A questa produzione fanno riferimento, tra gli altri: “La tomba del poeta“ (su testo di Fogazzaro), “Roma imperiale” (su testo di Carducci), “Advesperascit” (su testo di Tullia Franzi, amica del compositore e fedele di Gabriele d’Annunzio).
Oltre alle liriche, degni di menzione sono i brani corali. La scrittura di Maffeis, in questo caso, si rende più nitida e chiara, avvicinandosi addirittura alla scrittura popolare, che si pone come omaggio alla sua terra, fungendo anche da “sottofondo culturale” delle origini musicali di Maffeis. A questo proposito si segnalano: “La mia baita” (per coro maschile), “Lamento ed Elegia sulla tomba di Barabau” (per coro misto), “Il fuoco” (madrigale per coro a 4 voci).
In ultimo, ma non per importanza, vale la pena evidenziare anche la produzione più evidentemente “popolare”, in cui Daniele Maffeis fa uso, tra le altre cose, del testo dialettale: citiamo “Lusiroel e Stell” (su testo del milanese Luigi Medici) e “La musica del Giopì” (su testo del bergamasco Giacinto Gambirasio).
In ultimo, uno sguardo anche al repertorio operistico del Maestro.
Anthy e il repertorio operistico
Daniele Maffeis, nella sua immensa poliedricità, riuscì a imporsi in ogni genere da lui sperimentato, regalando mirabili pagine dalla straordinaria profondità.
Oltre alla grande stagione delle Operette, la sua produzione è ravvisabile anche nel repertorio lirico, con tre titoli: “Il Maestro Smania” su libretto di Antonio Ghislanzoni; “Le tre notti di luce” su libretto di Giovanni Mari e in ultimo “Anthy”, su libretto di Carlo Fontana. Solamente la prima, “Il Maestro Smania”, è stata rappresentata in forma di concerto, dopo la morte dell’autore, nel 2013, presso il Teatro Donizetti di Bergamo.
In questa sede ci soffermeremo brevemente sull’ultima opera del Maestro, “Anthy”, scritta tra il 1935 e il 1937 quando risiedeva a Milano.
Il dramma lirico ha per fonte dichiarata il romanzo “Anthy, il romanzo di Rodi”, dello scrittore romano Guido Milanesi. Ecco in breve la sinossi: ambientata nell’isola greca di Rodi, l’opera narra la vicenda di Anthy, giovane ragazza che era stata schiava di un colonnello turco. La giovane si innamora del tenente Enzo Sangardi, ma presto il tenero idillio viene offuscato da un oscuro presagio: Enzo deve partire per combattere una battaglia e, assediato dall’incertezza, ha paura di non riuscire a portare con sé l’amata. L’attesa per Anthy è tremenda: l’ansia è confortata dalla presenza di un prete ortodosso, Papa Kiriasis, che la consola. Finché un giorno una missiva, probabilmente uno scherzo perfido, comunica ad Anthy la vittoria dei Turchi e l’affondamento della nave di Enzo. Mentre Roberto, compagno d’arme di Enzo, e Papa Kiriasis si recano da Anthy per comunicare la felice notizia del ritorno dell’amato, ella si butta da una rupe in preda alla disperazione.
Le melodie di Maffeis, impregnate di una intensa cantabilità, si piegano a sottolineare le varie situazioni in un forte crescendo tensivo. Non mancano, inoltre, elementi caratteristici d’ambiente, come il canto del ‘muezzìn’ musulmano, marce militari o il corteo funebre del secondo atto: tanti affreschi di carattere popolare inseriti nell’intimo contesto di questo dramma musicale.
In conclusione: l’opera omnia
L’idea di dare alla stampa l’Opera Omnia di Daniele Maffeis nasce nel 1998 con la costituzione della Associazione Musicale Daniele Maffeis di Gazzaniga (Bergamo) suo paese natale.
Scopo statutario è la ricerca, la revisione, la pubblicazione e la diffusione di tutto il patrimonio musicale lasciato pressoché interamente inedito. I Maestri Pieralberto Cattaneo e PierAngelo Pelucchi predispongono il piano di stampa che si articola in 18 tomi, per un totale di 39 volumi.
La pubblicazione del grandioso patrimonio si conclude nel 2012 quando, in Sala Piatti a Bergamo, ne avviene la presentazione ufficiale. Nel 2001 tutto il materiale appartenente a Daniele Maffeis (giornali, pezzi critici, dépliant, stampe, ecc. ) e, nel procedere graduale delle stampe, anche i manoscritti autografi delle musiche, vengono donati alla Biblioteca Civica Angelo Mai di Bergamo, Ente di spicco nel mondo culturale, per una adeguata ed attenta custodia ed eventuale utilizzo.
L’importantissima pubblicazione di tutto il repertorio musicale di Daniele Maffeis ha contribuito e contribuisce a far conoscere il suo genio creativo aldilà dei confini italiani e ad ampliare il bacino d’ascolto della sua musica.
La tenacia e grande forza di volontà del nipote Adriano, Curatore dell’Opera Omnia, ha monumentalizzato la produzione del compositore Daniele Maffeis, dandole vita al mondo.
William Limonta