Musica antica, nuove fondazioni: intervista doppia a Federico Maria Sardelli e Samuele Lastrucci

La rinascita per la musica antica negli ultimi decenni (oramai non più così pochi) è un fenomeno socio-musicale senza eguali. Diversi musicisti nella seconda metà del XX secolo hanno fondato diversi ensemble musicali per poter ri-scoprire la musicalità, la leggiadria e la genialità dei musicisti di epoche passate. Il barocco, in particolare, ha vissuto questa ondata di studi e interesse, concerti e manifestazioni che si spostano dalla vecchia Europa (si veda pars pro toto Gardiner e il suo maginifico tour europeo nel 2000 con le cantate bachiane) al sol levante nipponico (con l’instancabile lavoro di Suzuki a Tokyo). Questi sciocchi esempi non sono che un ovvio cappello introduttivo all’argomento che ci concerne, ça va sans dire la rinascita per Giovanni Battista Lulli, altrimenti conosciuto come Jean-Baptiste Lully (con importante spostamento dell’accento tonico da una lingua all’altra). A questa rinascita è collegata l’operato di un maestro indiscusso della musica antica, Federico Maria Sardelli, e la sua ipostasi assistenziale, Samuele Lastrucci, entrambi fondatori di ensemble musicali (i rispettivi Modo Antiquo e I Musici del Gran Principe) e impegnati nella nuova fondazione musicale dedicata proprio a Lulli, con sede nella sua natale Firenze.  Il 5 febbraio 2023 si è tenuto un concerto al Maggio Fiorentino, che ha dato il via alla nuova fondazione. Che quest’intervista sia dunque un’entrée agli eventi a venire.

In un’alternanza à la concerto grosso (mi si perdoni la libertà), hanno voluto rispondere ad alcune nostre domande, dandoci anche qualche scoop da giornalai.

Incisione di G. B. Lulli di Jean-Louis Roullet (1645-1699) da Nicolas Mignard (1606-1668)

Tutti la conosciamo come uno dei massimi esperti vivaldiani al mondo, ma qual è il suo rapporto con Lulli e a quando risale?

S. La fondazione della mia orchestra barocca Modo Antiquo, nel 1987, avvenne proprio per celebrare il centenario di Lulli con la riscoperta del suo Ballet des Saisons. La passione per questo gigante del Seicento mi ha percorso fin dalla giovinezza anche se, rispetto al lavoro su Vivaldi, è rimasta più sottotraccia. Ma appena ho avuto occasione, nel corso della mia carriera, ho sempre presentato Lulli e cercato di farlo conoscere al pubblico italiano: celebre è rimasto il concerto nel salone degli specchi Luca Giordano di Palazzo Medici Riccardi a Firenze, nel 2009, che oggi conta più di due milioni di visualizzazioni su YouTube. Oppure il gran concerto lulliano che diressi all’Accademia Nazionale di S. Cecilia nel 2016. Insomma, la passione per Lulli è un fuoco che mi accompagna da sempre e che oggi, più che mai, sta portando buoni frutti.

Lei si è formato col Maestro Sardelli e ne è assistente per molte produzioni ma ha anche un rapporto del tutto personale con il mondo musicale d’Oltralpe, di che si tratta?

L. Credo di essere l’unico giovane direttore italiano a cui è stata data l’opportunità di specializzarsi nel repertorio barocco francese presso il Centre de Musique Baroque de Versailles. Da più di un anno vengo regolarmente ospitato presso l’Hotel des Menus Plaisirs, storico complesso a pochi passi dalla Reggia originariamente destinato a deposito delle scenografie per gli spettacoli di corte, poi adibito a sede per gli Stati Generali del 1789 e, dopo anni di abbandono, sede magnifica del CMBV. Durante i miei soggiorni frequento e assisto tutte le attività di ricerca, le produzioni artistiche con i più importanti ensemble, direttori e solisti di Francia, nonché le prove di chantres e pages della celebre Maîtrise. Si tratta di un privilegio del quale vado profondamente orgoglioso, come ben sa il Maestro Sardelli che poté apprezzare il mio debole per il repertorio francese già dalla prima lezione quando, anziché interrogarlo su Vivaldi, esordii così: “Maestro, potrebbe spiegarmi struttura e proporzioni dell’orchestra lulliana?”.

Il concerto del 5 febbraio al Maggio Fiorentino: grande esordio nazionale per l’Istituto Lulli!

S. Ecco, con il concerto del 5 febbraio abbiamo avuto la plastica dimostrazione di come la musica di Lulli possa creare un entusiasmo simile a quello della musica pop: il pubblico ha tributato 12 minuti di applausi, con grida di «Viva Lulli!» che lasciavano stupiti. E riempire una grande sala da concerto come la sala «Zubin Metha» del Maggio Musicale Fiorentino non è impresa facile: una sala che non si riesce quasi mai a riempire e che per un autore come Lulli era colma. Questo ci ha dato la conferma di ciò che abbiamo sempre sostenuto: che questo compositore è potente e ha assoluta necessità di uscire dall’oblio in cui è stato relegato.

Ma quando è nato esattamente l’Istituto Lulli e quali sono stati i suoi primi passi?

L. L’Istituto è nato il 28 novembre 2022, ovverosia il giorno del trecentonovantesimo anniversario della nascita di Battista. Abbiamo solennizzato la ricorrenza riunendo per la prima volta simpatizzanti e istituzioni sotto la targa che ne commemora i natali in Borgo Ognissanti e, la sera stessa, si è ripercorso in concerto le tappe salienti della storia dello stile recitativo da Caccini a Lulli ospiti del Club Tornabuoni. Il giorno seguente abbiamo presentato l’Istituto al mondo accademico nell’ambito della Giornata di Studi Internazionale Les deux Baptiste Molière-Lully organizzata dall’Università di Firenze all’Institut Français di Palazzo Lenzi. Finalmente il 10 dicembre è stata la volta del primo grande concerto pubblico, patrocinato dalle istituzioni cittadine e dall’Ambasciata di Francia in Italia. Per l’occasione ho diretto le compagini vocali e strumentali dei miei Musici del Gran Principe nel primo tra i grands motets lulliani: il sontuoso Jubilate Deo del 1660.

©Istituto Giovanni Battista Lulli

Perché proprio Lulli?

S. Perché è un gigante della musica. Vede, quando pronunciamo in pubblico il suo nome, si può star certi che la maggior parte dei nostri interlocutori non sappia neanche di chi stiamo parlando, oppure ne abbia appena sentito parlare ma non ne conosca una sola nota. È un destino che contrasta totalmente con la grandezza e l’importanza storica di questo compositore. Nel Seicento l’Italia ha dato grandi nomi alla storia della musica: il primo fra tutti è Monteverdi, che oggi gode di un rinnovato e meritato spazio di studio e di ascolto. Ma nel secondo Seicento non c’è nessun compositore della statura di Lulli: ha creato un nuovo stile musicale, ha creato generi che prima non esistevano, ha ‘inventato’ l’orchestra nel senso moderno, ha codificato un gusto che è durato fino alla Rivoluzione francese. Insomma, un grande che non può continuare a restare fra i dimenticati o, peggio, fra i minori.

Qual è la peculiarità della musica lulliana e quali le sfide per una sua interpretazione filologica?

L. Dai ballets alle tragédies Lulli matura la sua scrittura plasmandola secondo necessità e convenienza. Lulli è duttile e scaltro, compone lamenti nello stile di Rossi e Cavalli, entrées di danza col sapore dei ballets de cour dell’epoca di Luigi XIII e, infine, le pompose ouvertures che tutti conosciamo e il granitico récit, così aderente al testo francese da rappresentare una delle più grandi sfide per un interprete italiano. Restituire tutta la grandeur di questa musica significa conoscere un codice ben definito di ornamentazioni non scritte così come le regole della declamazione del verso francese. Il nostro Istituto ha il compito di divulgare la bellezza di questo repertorio e di guidare i nuovi interpreti in alcune scelte musicali anche molto pratiche: penso alla questione del diapason, dell’uso della voce di haute-contre, della forma e concertazione del continuo e via discorrendo.

Dopo il concerto parte il vero lavoro, la fondazione. Oltre a voi due alla direzione, come si strutturerà?

S. Anzitutto vi sono due comitati: quello d’onore, che annovera personalità della politica e della cultura, e quello scientifico, che raccoglie grandi personalità del mondo musicologico, storiografico e musicale. Questo secondo comitato indica gli indirizzi di lavoro, sia nel campo degli studî che in quello della programmazione artistica.

Si può sapere qualcosa in più sulla sede prestigiosa a cui state pensando?

L. Il Comune di Firenze, nella persona della Vicesindaca Bettini, si è impegnato per consegnarci a breve le chiavi di quella che sarà la sede operativa dell’Istituto ma posso già confessarle che il Console Rousson ci ha messo a disposizione gli spazi di Palazzo Lenzi per convegni e conferenze mentre il Direttore degli Uffizi Schmidt ci ha concesso la prestigiosa Sala Bianca di Palazzo Pitti per i concerti.

Come hanno accolto il vostro progetto le istituzioni fiorentine e nazionali? Ci saranno delle collaborazioni?

S. Devo dire che l’Istituto Giovanni Battista Lulli ha trovato fin da subito e ovunque un consenso e una simpatia davvero incoraggianti. Abbiamo l’appoggio del Comune di Firenze, della Regione Toscana, dell’Institut Français di Firenze, dell’Università di Firenze, degli Uffizi, del Ministero della Cultura. Queste istituzioni hanno offerto concreti spazî di lavoro e collaborazioni che in futuro daranno bei frutti.

E per quanto riguarda l’internazionalità? Come sono i rapporti con le istituzioni francesi?

L. Il nostro principale interlocutore francese è il Centre de Musique Baroque de Versailles. Barbara Nestola, italiana ma direttrice del polo di ricerca del CMBV, ha accettato di assumere l’incarico di Presidente del nostro Comitato Scientifico. Tra i più illustri collaboratori della nostra iniziativa meritano di essere menzionati anche Benoît Dratwicki, musicologo e direttore del polo artistico del CMBV, il Maestro Stéphane Fuget, reduce dall’incisione integrale dei grands motets lulliani nella Chapelle Royale di Versailles e Jérôme de La Gorce, musicologo e storico dell’arte autore della più nota biografia di Giovanni Battista Lulli.

I prossimi progetti dell’Istituto Lulli? Dobbiamo segnarci qualche data?

S. Intanto, il bel rapporto di lavoro consolidato con il Centre de Musique Baroque de Versailles porterà all’istituzione di una masterclass sull’interpretazione della musica di Lulli e del barocco francese che si terrà a Firenze nel prossimo inverno. Sul versante discografico è prevista l’incisione del Bourgeois Gentilhomme. E altre belle idee che al momento non possiamo rivelare.

Il maestro che crea la sua ipostasi

©Leonardo Casalini – Istituto Giovanni Battista Lulli

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