Temi | Rifrazioni: il nuovo appuntamento dell'Ensemble Dissonanzen

Il programma dettagliato di Temi | Rifrazioni, il nuovo evento dedicato alla musica contemporanea a Napoli dell'Ensemble Dissonanzen

A un anno esatto di distanza da Storie Naturali – concerto inserito all’interno della rassegna Bagliori, 2021 – l’Ensemble Dissonanzen torna ad animare la città di Napoli con i suoni della contemporaneità riconfermando, attraverso un nuovo progetto musicale, la già consolidata collaborazione con il compositore Cosimo Abbate e il pianista-compositore Lorenzo Pone.

Il concerto Temi | Rifrazioni, che ha luogo entro la rassegna In Itinere (autunno 2022), si definisce come il secondo appuntamento di un percorso già avviato con Storie Naturali, i cui obiettivi principali continuano ad essere da un lato la scoperta del linguaggio musicale di giovani compositori, dall’altro la volontà di rendere Napoli un polo di produzione, accoglienza e diffusione delle nuove manifestazioni musicali del presente. Da qui è possibile cogliere un primo livello di significato contenuto nel titolo del concerto: quello di un evento che, paragonato metaforicamente ad un prisma che accoglie la luce per poi rifrangerla, viene concepito come luogo dell’assimilazione e poi moltiplicata restituzione, a partire dal contesto partenopeo, di varie sfaccettature dei nuovi linguaggi sonori. Un’ipotetica linea di contatto, questa, fra presente e futuro, a cui fa da base una più concreta mediazione musicale fra presente e passato, che determina ad un livello più profondo il vero significato del concerto.

I sei brani protagonisti dell’evento – tutti in prima esecuzione assoluta, ad eccezione del brano di Rouzbeh Rafie – sono riletture di opere appartenenti alla tradizione storico-musicale del passato. “Rifrazioni”, quindi, di “temi” provenienti dall’epoca barocca al Novecento, che come fasci di luce sonora, già pienamente radicati nella nostra memoria, giungono al presente mediati tramite le lenti della contemporaneità, capaci di restituirne echi e significati del tutto rinnovati. L’ensemble scelto come base per veicolare queste esperienze è il quartetto d’archi, utilizzato al completo o nelle forme modulari dal solo al duo e trio d’archi, fino a ridursi ad una voce di singolo strumento solista. Protagonista del concerto è il Quartetto Mitja, formatosi nel 2008 e attivo nel corso degli anni in diverse istituzioni e rassegne concertistiche di stampo internazionale: dalla ProQuartet di Parigi al Premio Paolo Borciani presso la Fondazione I Teatri di Reggio Emilia, o al Festival dei Due Mondi di Spoleto, per citarne alcune. La volontà di mettere in luce un legame con il passato è un aspetto che caratterizza molta musica del presente. Tim Rutherford-Johnson nel suo testo Music After the Fall: Modern Composition and Cultures since 1989 (2017) commenta, a tal proposito, diverse modalità di “nostalgia” nell’ambito della creazione musicale degli ultimi quarant’anni circa. Lo studioso fa riferimento alla “restorative nostalgia” e alla “reflective nostalgia”: la prima assomiglia ad un atteggiamento di difesa ai ritmi sempre più accelerati del progresso, e rappresenta la volontà di fare un salto indietro nel passato come reazione a cambiamenti ormai già avvenuti; la seconda è una modalità di ricreare il passato dentro il presente, non sfuggendo dalle contraddizioni della contemporaneità. Tuttavia, per le nuovissime generazioni di compositori, nati non prima degli anni Settanta e cresciuti nel pieno flusso dell’era digitale, l’utilizzo di materiali provenienti dal passato è cosa ancora diversa, trattandosi di una prassi talmente libera e spontanea da portare al superamento di ogni problematicità eventualmente concepita nella naturale tensione esistente fra passato e presente.

È in quest’ottica che andrebbe compreso il richiamo al passato che accomuna le musiche del concerto Temi | Rifrazioni. A partire dalla Chaconne per violino solo del compositore iraniano Rouzbeh Rafie (n. 1981), il dialogo con il materiale storico è da subito evidente: si tratta della celeberrima Ciaccona in re minore dalla Seconda Partita per violino di Johann Sebastian Bach, che è fonte di ispirazione dell’opera. Nel brano è possibile percepire il libero susseguirsi di diverse sezioni, che cercano di mettere in risalto, in maniera diversa, i principali caratteri dell’idioma strumentale violinistico. Partendo da questi riferimenti, il compositore ha elaborato diverse variazioni melodiche su un tema primario posto in apertura del brano, che funge da codice genetico della sua intera struttura. Il discorso musicale del concerto prosegue nel registro della viola sola con L’ombra del lamento II di Francesco Magaletti (n. 2000), che si concentra sulla riproposta della tecnica strumentale dell’arpeggio, facendo direttamente riferimento alla Toccata arpeggiata per liuto di Johann Hieronymus Kapsberger – nato in Germania nella seconda metà del sedicesimo secolo e morto a Roma intorno al 1650. Nel brano di Magaletti l’idea poetico-musicale del lamento è tradotta in chiave contemporanea, rappresentando una voce nell’ombra, impossibilitata a liberarsi.

Dopo i due monologhi prima violinistico e poi violistico, domina il connubio tra più strumenti. Primo brano in tal senso è Absorbit per violino e violoncello di Oscar Corpo (n. 1997), che rispetto ai brani precedenti sposta di alcuni secoli più avanti il dialogo con il passato, in un confronto diretto con frammenti di Beethoven, Wagner, Schonberg, Berio e Sciarrino. Il processo compositivo è qui basato sull’assimilazione e rinnovata restituzione dei materiali musicali storici, che vengono quindi sottoposti ad un intenso lavoro di rielaborazione, variazione, contrapposizione o anche amalgama fino al raggiungimento di un’organizzazione e un significato completamente mutati rispetto a quelli originari. L’organico strumentale viene ad ampliarsi con il trio d’archi S.A.G. mal was! di Marco Cuciniello (n. 1981), che si apre con una incalzante proposta di gesti sonori che domina tutta la prima parte del brano, per poi tramutarsi progressivamente. In questo sviluppo compositivo trova spazio anche il silenzio, che non rappresenta un vuoto, bensì uno spazio utile ad una riflessione attenta. Una parabola espressiva, questa, che cattura l’attenzione dell’ascoltatore specialmente nel momento in cui entrano in scena le voci degli esecutori, che, come strumenti-attori, vengono ad arricchire in prima persona l’assetto timbrico dell’ensemble. Fonte di ispirazione dell’opera è il Trio d’archi composto nel 1988 da Sofia Gubajdulina (n. 1931).

Chiudono il cerchio due brani per quartetto d’archi, genere prediletto per le manifestazioni della musica del presente. Chiara Mallozzi (n. 1988) parte da un ricordo, quello del secondo movimento del Quartetto per archi D 810 – noto come La morte e la fanciulla – di Franz Schubert, per costruire le sue Scene di quartetto, ordinate nei movimenti Cristallo e ombra, Orchidee tra le pagine, Il momento che precede, Il petalo nella tua tasca. La sensibilità percettiva degli interpreti e la loro modalità di immergersi mutevolmente nel flusso esperienziale della performance stanno al centro della concezione dell’opera, determinandone attivamente lo svolgimento. L’ultimo brano presente nel programma di Temi | Rifrazioni è Kaleidoscope di Francesco Sottile (n. 1991), basato sull’articolata combinazione di micro-frammenti musicali, che, come specchi di un caleidoscopio, generano le più svariate simmetrie sonore. Nell’insieme di questo artificio i legami con il passato sono percepibili nei rimandi diretti a György Ligeti ed Enno Poppe.

Il richiamo alla sfera sensoriale visiva, metaforicamente insito nell’esperienza di Kaleidoscope, chiude il concerto accordandosi pienamente all’idea perno di Temi | Rifrazioni: quella di identità sonore appartenenti tanto al passato quanto all’attualità, che mediate attraverso l’esperienza sensoriale di interpreti e ascoltatori del presente sono capaci di rigenerarsi in una molteplicità di significati, continuamente in divenire.

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