Inaugurazione in blu profondo, la nuova stagione dell’Accademia Filarmonica Romana

Racconti dal Teatro Argentina di Roma

Giovedì 27 ottobre al Teatro Argentina di Roma abbiamo assistito all’evento inaugurale della nuova Stagione concertistica dell’Accademia Filarmonica Romana, firmata dal direttore artistico Enrico Dindo, serata particolarmente apprezzata dalla gremita sala.

L’Accademia Filarmonica Romana ricalca ancora una volta la sua poetica, che da quel 4 Dicembre 1821 la vede impegnata, stagione dopo stagione, a valorizzare sentieri musicali poco battuti, dal repertorio antico al contemporaneo, inserendo puntualmente all’interno di ogni stagione giovani di grande talento appena affacciati al grande palco.

E dunque, vigorosamente con gli stessi presupposti, la nuova stagione è iniziata nel segno della diversità. Gli undici concerti che la rappresentano hanno il focus incentrato alla musica come veicolo di impegno civile, formazione e divulgazione, grazie anche alle proposte contemplate in “Lezioni di musica” in collaborazione con Rai Radio 3.”

Il concerto inaugurale del 27 Ottobre ha portato sullo storico palco romano una formazione europea di grande prestigio, l’Alban Berg Ensemble, che dal 2016 offre tradizione musicale attualizzata, proiettata in maniera accattivante e poetica. In formazione di quintetto, tra i vari nomi spicca quello di una delle perle italiane, Silvia Careddu, flautista nonché prima donna italiana che ha varcato la soglia dei Wiener Philharmoniker come primo flauto, ruolo che attualmente riveste per l’Orchestre National de France. Accanto a lei, Régis Bringolf al violino, Florian Berner al violoncello, Alexander Neubauer al clarinetto, e Ariane Haering al pianoforte. Battuta dopo battuta l’Alban Berg Ensemble ha saputo coinvolgere il pubblico in un percorso dalle molteplici nuance, accompagnando gli spettatori sulle impronte del pensiero musicale che animò la vita di Alban Berg.

alban berg ensemble

Il programma, interamente concepito sul bitematico suono e natura, ha regalato un’esperienza decisamente coinvolgente, catapultando la sala in atmosfere suggestive.

Il brano di apertura ha immerso immediatamente il Teatro Argentina nel blu profondo, con la scenografica esecuzione di Vox Balenae di George Crumb, brano dedicato a flauto violoncello e pianoforte. Scritto nel 1971, nel pieno fervore dell’impegno per le tematiche politiche e sociali dell’epoca, è un brano squisitamente attuale che, a distanza di più di cinquant’anni, colpisce ancora la nostra attenzione e ci offre notevoli spunti di riflessione su questioni ormai sempre più urgenti legate alle tematiche ambientali. Ispirato dall’ascolto di un canto di una megattera, Crumb cerca di coglierne le caratteristiche sonore cercando di ricrearle sperimentando nuove tecniche strumentali, come ad esempio il pianoforte preparato, l’imboccatura chiusa del flauto e gli armonici artificiali nel violoncello, enfatizzati dal sussidio dell’elettronica e dell’amplificazione.

Il compositore crea un’esperienza immersiva per pubblico ed interpreti, grazie anche alla sua richiesta di un’atmosfera blu che avvolga il teatro, quasi a ricordare gli abissi marini. Inoltre, ai tre interpreti, l’autore chiede di indossare una maschera nera che copra gli occhi, che in un certo modo cancelli la loro espressività, simboleggiando così le forze della natura totalmente indifferenti ai destini umani, scrivendo lui stesso nella presentazione nature dehumanized. Il risultato finale è di grande effetto, e le tecniche strumentali sperimentate conferiscono ancora più forza e potenza.

A Vox Balenae, è seguito un omaggio a Debussy, ai 160 anni dalla sua nascita, in una sorta di fil rouge, con alcuni dei suoi brani più celebri: “Petite Suite”, scritta alla fine degli anni Ottanta per pianoforte a quattro mani, ispirata alle poesie di Verlaine, proposta per questa occasione, nella trascrizione per flauto, clarinetto, pianoforte.

Il programma scorre, e ricorda al pubblico la grande capacità di Debussy di reinventare e ripensare il suono del flauto, liberandolo dallo stile pastorale, spogliandolo dagli orpelli ottocenteschi e disegnando il suo timbro in maniera essenziale. Silvia Careddu ha incantato il teatro con la magistrale esecuzione di Syrinx per flauto solo, scritto da Debussy in omaggio alla ninfa che per sfuggire al molesto amore del dio Pan si trasformò in un canneto. Senza soluzione di continuità, al famoso brano per flauto solo, segue immediatamente “Prélude à l’après-midi d’un faune”, in una funzionale ed eccellente trascrizione per trio, che lascia celebrare al flauto, ricalcando la partitura originale, la natura sensuale e ambigua del fauno, calando anche qui il pubblico in un teatro immaginario, dove la musica illustra con pennellate di colore, uno dei più bei versi della poesia di Mallarmé,  Inerte, tout brûle dans l’heure fauve.

La serata si è conclusa con un omaggio a Vienna, con la celebre Kammersymphonie op. 9 di Arnold Schoenberg, arrangiata da Anton Webern per quintetto, portando di nuovo nel pubblico musica pervasa di nostalgie e desiderio di sperimentare.

La stagione 2022-23 dell’Accademia Filarmonica Romana prosegue con ampie proposte, dislocate come di consueto fra Teatro Argentina per i concerti di musica da camera con solisti ed ensemble internazionali, il Teatro Olimpico per la danza e gli spettacoli, la Sala Casella per progetti specifici e rassegne.

Nei concerti che vede impegnato il Teatro Argentina il giovedì sera, ci sarà il pianista Benedetto Lupo, impegnato il 17 novembre in un programma interamente dedicato alla musica russa, fra le malinconiche Stagioni op. 37a di Čajkovskij e l’irrequietezza dei Preludi di Skrjabin .

Seguirà il 24 novembre un lavoro di forte impegno civile, Tutta la notte i cani hanno abbaiato, opera da camera che la Filarmonica ha commissionato alla giovane compositrice Federica Volante su testo di Sandro Cappelletto e un cast quasi interamente al femminile, liberamente ispirato a una vicenda realmente accaduta, realizzato in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.

Gloria Campaner tornerà a suonare per l’istituzione romana il 15 dicembre con un ‘classico’ del repertorio pianistico, i 24 Preludi op. 28 di Chopin, affiancata da Alessandro Baricco, scrittore che più volte si è cimentato con l’universo musicale e che per l’occasione introdurrà il concerto.

Continuano i concerti all’insegna di Šostakovič e del progetto dedicato all’integrale dei suoi Quartetti per archi che il Quartetto Prometeo, ha avviato con successo lo scorso anno.

Il 9 febbraio sarà la volta di Christian Poltéra, che percorrerà la letteratura per violoncello dal Seicento alla musica d’oggi, affiancato dalla pianista Kathryn Stott.

Il 23 febbraio altro debutto alla Filarmonica con il giovane talento, Giuseppe Gibboni vincitore nel 2021 del 56º Premio Paganini di Genova, accompagnato dalla chitarrista Carlotta Dalia in un programma che spazierà dai virtuosistici Capricci di Paganini al tango di Piazzolla, passando per i Caprichos de Goya di Castelnuovo-Tedesco.

Tornerà anche il grande Mischa Maisky con le Suites per violoncello solo, quest’anno regalerà l’esecuzione della 1, 4 e 5 per la serata del 2 marzo, seguito dall’atteso debutto alla Filarmonica del prestigioso violinista Augustin Hadelich il 23 marzo, in un programma per violino solo che accosta due Partite di Bach alla musica dell’americano Coleridge-Taylor Perkinson, un mix di contrappunto barocco, blues e musica folk.

La stagione all’Argentina si chiude il 4 maggio con Non udite lo parlare? La parola al violino nell’età del barocco, concerto affidato all’eccellenza di Imaginarium Ensemble diretto da Enrico Onofri e dedicato all’affascinante rapporto tra voce umana e virtuosismo strumentale italiano dal primo Seicento sino al tardo Barocco.

 

 

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