"Guardare al futuro", intervista a Francesco Spina

Dopo 9 anni il Consiglio Nazionale per l'Alta Formazione Artistica e Musicale si è finalmente ricostituito. Ne parliamo con il rappresentante degli studenti di conservatorio.

Dopo nove anni di assenza, in cui in maniera più o meno consapevole il Ministero dell’Università ha reso vacante il più importante organo di rappresentanza dei Conservatori (e delle Accademie di Belle Arti), il 28 aprile si è insediato il Consiglio Nazionale per l’Alta Formazione Artistica e Musicale (CNAM), ereditando le aspettative di quasi un decennio di mancanza. I compiti che attendono i nuovi eletti sono numerosissimi, sia per la quantità di pratiche arretrate – non sempre espletate dalle commissioni che sono state create in questi anni per supplire alla vacatio di quest’organo – sia per il momento storico che il comparto dell’Alta Formazione Artistica e Musicale sta vivendo: il lavoro sulla riforma della governance e del reclutamento, iniziato un anno fa dalle Conferenze degli stakeholder del settore, vedrà compimento probabilmente proprio grazie al CNAM.

Per parlare del futuro di quest’organo, ma anche dell’apporto che gli studenti daranno all’avvenire del comparto AFAM, abbiamo posto cinque domande allo studente Francesco Spina, eletto in rappresentanza degli studenti dei conservatori.

Spina, diplomando in direzione d’orchestra al Conservatorio di Bologna, è Presidente della Conferenza Nazionale degli Studenti dei Conservatori. Da un anno è in mobilità a Bruxelles dove ha lavorato per l’Associazione Europea dei Conservatori, nella quale è anche membro dell’Advocacy Task Force per il progetto Empowering Artists as Makers in Society (2022-2025).

Tre settimane fa eri a Roma per l’insediamento del Consiglio Nazionale dell’Alta Formazione Artistica e Musicale. Cos’è il CNAM?

C’è chi nasce il giorno di un armistizio, io sono nato il giorno dell’insediamento del Governo D’Alema. Ignaro di questa coincidenza, l’ex Presidente del Consiglio firma nel 1999 la Legge 508 con cui il settore dell’alta formazione artistica viene proiettato verso l’istruzione universitaria. In quella sede, il legislatore prevede un Consiglio Nazionale che formuli “pareri e proposte” su tutta l’organizzazione del sistema: reclutamento dei docenti, programmazione dell’offerta didattica, accreditamento delle sedi, criteri di autonomia delle istituzioni, convenzioni con scuole e università…

Com’è composto il CNAM?

Nel 2000, nell’attesa che vengano indette le elezioni per il primo CNAM, il Ministero si serve di un organo facente funzioni formato da 9 fra docenti e amministrativi, 4 studenti, 2 membri designati dal Ministro e 2 dal Consiglio Universitario Nazionale (CUN). C’est-à-dire, metà lavoratori, un quarto studenti, un quarto tecnici e CUN. Rapida ellissi temporale al 2021: il Ministero riformula la composizione del CNAM con 20 fra docenti, amministrativi e dirigenti, 5 studenti (meno di un quinto del Consiglio), 2 membri designati dal Ministro. Vi lascio algebrizzare sulle ragioni e sull’opportunità di questa scelta. Piccolo suggerimento: dei 30 membri del CUN, 17 sono docenti e amministrativi, 5 dirigenti e 8 studenti (ossia oltre un quarto).

Perché è importante che si sia ricreato il CNAM?

In questi 23 anni di appassionante dibattito su “eh, però comunque quando c’era il vecchio ordinamento sì che si studiava musica”, più e più partecipanti allo stesso hanno scoperto, talvolta con grande scorno, che nella Legge 508 c’era pressoché già scritto come diventare Università delle arti funzionali ed equilibrate. L’equilibrio con cui è scritta la legge lascia davvero la possibilità di costruire tutti insieme un gioiello da consegnare alle prossime generazioni: al tempo c’ero anch’io tra quei giovani, ora che sono alla fine dei miei studi tocca ai prossimi giovani, seppure la suddetta consegna a me non sia mai arrivata, potrei fare reclamo. Allora perché scorno? Perché la storia dell’AFAM è fatta anche, fortunatamente in parte, di personaggi egoisti e con grandi conflitti d’interessi, che con la terza media e un diploma di strumento volevano insegnare a dei ricercatori in scienze della formazione come si struttura un sistema educativo dinamico con 80 mila fruitori. Ecco, per me è questa la missione del nuovo CNAM: poche chiacchiere, completare la 508 e poi guardare al futuro.

Come ha inciso e può incidere la componente studentesca nel CNAM?

Mi sono confrontato con diversi studenti degli scorsi CNAM, e mi sembra chiaro che gli studenti hanno sempre avuto un peso importante nel disegnare l’alta formazione artistica e musicale, pur essendo talvolta tenuti in minoranza, come visto prima. Ora più che mai dobbiamo accelerare l’aggiornamento normativo del nostro sistema: c’è tantissimo lavoro da fare per i nostri colleghi studenti. Con gli altri Consiglieri stiamo discutendo una clausola di riservatezza sui nostri lavori, quindi come avrai notato non intendo dilungarmi su cosa si è fatto nella nostra due giorni romana. Questa clausola a mio parere ci difende anche da quegli approfittatori di cui prima, che nell’AFAM coltivano il proprio orticello a spese degli studenti. Posso però dirti che la Ministra Messa è venuta di persona a chiederci di fare in fretta. Sappiamo che fra un anno le elezioni riapriranno il teatrino dei Ministri che cambiano ogni anno e temo che coordinarci col Ministero sarà più faticoso. Alla luce di questa sorta di missione affidataci, ho già avuto modo di discutere ampiamente col neo eletto Presidente del CNAM Antonio Bisaccia le istanze degli studenti dei Conservatori da mettere subito in agenda. Una fra tutte, non solo simbolica, cambiare finalmente la denominazione di diploma in laurea. Vorrei a tal proposito invitare tutti i lettori al Conservatorio di Firenze il 25 e 26 maggio, dove parleremo di questi temi: saremo lì con studenti da tutta Italia per confrontarci e ascoltare. Più informazioni qui.

Come immagini l’alta formazione del futuro?

Dalla fine del primo lockdown, chi mi conosce lo sa, mi sono dedicato a girovagare per l’Europa, in tenda o in ostello, qualche volta in hotel in trasferte gentilmente spesate dal mio Conservatorio. Per curiosità ho visitato tanti Conservatori e ascoltato tanti giovani musicisti per sapere come si insegna musica al di là delle Alpi. Nelle Universitäten für Musik in Austria ci sono classi in cui uno studente assistente retribuito aiuta il Professor a organizzare la logistica del corso. Nelle musikhögskolor svedesi la consulta degli studenti è una vera e propria associazione con un sito e un fondo di migliaia di euro per animare musicalmente la città. In Francia solo i Conservatoires de musique di Parigi e Lione rilasciano lauree magistrali, diventando centri specializzati di merito e lasciando alle altre istituzioni la formazione che da noi si chiama di primo livello. Potrei continuare, ma per sintetizzare: immagino curricula flessibili, classi improntate alla diversità e all’inclusione, docenti di alto livello e convenzioni col territorio. Le nostre società vanno a rotoli nell’indifferenza di un pianeta che brucia, del divario economico, delle risorse sprecate, delle destre e dell’intolleranza. Prima riparte l’AFAM, prima anche in Italia formeremo artisti che siano cittadini e che possano cambiare il mondo.

Carlo Mazzini

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