La rinascita della Giovine Scuola: Andreas Gies e Iris Editions

Andreas Gies ci parla di Iris Editions, un progetto editoriale dedicato all'opera italiana tra Otto e Novecento.

Vincitore del Premio delle Arti come direttore d’orchestra, compositore pubblicato da Universal, baritono vincitore del Concorso Toti dal Monte, flautista diplomato con lode, musicologo esperto di opera italiana ed edizioni critiche, nei suoi intensi 29 anni di vita Andreas Gies non ha perso tempo. I lettori di Quinte Parallele potranno ricordarlo come uno dei partecipanti del Concorso Toscanini di Parma, ma in questo caso è un altro il progetto in cui il direttore di Marostica è coinvolto. Da due anni, infatti, Andreas Gies ha iniziato un progetto editoriale di grandissimo respiro, Iris Editions, interamente dedicato al repertorio lirico (e non solo) dell’Italia tra Otto e Novecento.

 

Che cos’è esattamente Iris Editions?

È un progetto che mira a realizzare edizioni e revisioni critiche di tutto il repertorio italiano tra Otto e Novecento, da Martucci e Catalani alla Generazione dell’Ottanta, con particolare predilezione. A curarlo siamo io, Cesare Orselli, un vero specialista di questo repertorio, ma anche il pianista e direttore Pietro Semenzato e il musicologo Stefano Caciagli.

Come funziona? Siete editori voi stessi o collaborate con case editrici?

Un po’e un po’. Alcune cose escono per editori, ad esempio Universal Music, con cui stiamo pubblicando le pagine sinfoniche e cameristiche, mentre il resto è pubblicato direttamente noi, passando tramite tipografia.

Com’è iniziato un progetto così ampio?

Era una cosa che avevo in mente già da molto tempo, ma non avevo mai avuto il tempo da dedicarci, visto che di tempo ne serve veramente tanto. Dunque, come per molti, ho cominciato durante la pandemia.

Servono nuove edizioni per Puccini e Mascagni?

Decisamente. Gran parte di questa musica non ha mai avuto un’edizione moderna. Lo stesso Puccini ha subito lo stesso trattamento. Vent’anni fa hanno cominciato un’edizione nazionale delle sue opere, ma per vari ostacoli e incidenti di percorso in tutti questi anni sono uscite solo due opere, Manon Lescaut e da poco Le Villi, e poi le raccolte di brani sacri, per pianoforte, per organo e alcuni brevi brani orchestrali. In Germania, dove il mercato editoriale è notoriamente più vivo, autori tedeschi anche molto meno importanti dei nostri hanno già avuto le loro edizioni moderne. Da noi, se Puccini è in questo stato, ti lascio immaginare gli altri…

Questo crea anche un effettivo ostacolo all’esecuzione.

Decisamente e non solo per un discorso di aderenza al pensiero del compositore e altre questioni interpretative. Ogni volta che si vuole programmare questo repertorio, è quasi impossibile reperire i materiali, le partiture – salvo quelle di Puccini e le poche altre opere stabilmente in repertorio – spesso non sono rintracciabili nemmeno nelle biblioteche. La stessa partitura originale Cavalleria rusticana, in realtà, non è più in vendita, bisogna comprare la ristampa Dover della vecchia edizione Sonzogno.

Non una situazione ideale…

Ti giuro, è un deserto. I testi su cui lavoriamo sono vecchissimi, combinati malissimo, con partiture semi o completamente manoscritte, materiali solo a noleggio e spesso anche a noleggio è difficile reperire tutto quello che ti serve, non trovi le parti staccate per gli strumenti, è tutto in disordine. Quindi ci siamo rimboccati le mani e abbiamo iniziato a metterci mano, così da permettere a chiunque voglia studiare questo repertorio di attingere a dei testi realizzati con criteri chiari e precisi, impostati modernamente e facilmente accessibili, che siano sia completi ma anche pratici all’uso.

E vi occupate anche delle riduzioni per canto-piano?

Sì, è essenziale. A compendio e completamento di questo progetto, curiamo anche le riduzioni pianistiche. Non solo perché gli spartiti al momento presenti sono vecchi e dunque è bene che con una nuova edizione vi si possa associare anche uno spartito aggiornato sulle scelte compiute nell’edizione critica, ma anche perché era necessario un approccio un po’ più moderno. Di fatto, lo spartito canto-piano è uno strumento per lo studio e l’esecuzione, serve a pianisti e a cantanti, dev’essere accessibile per i pianisti, che non possono impazzire nel cercare soluzioni, togliere ottave e raddoppi, riorganizzare tutto per far fronte ad un’orchestrazione che in questo repertorio è massiccia e complessa. Di conseguenza ci occupiamo di creare degli spartiti d’uso, sfrondati di ciò che non è strettamente essenziale, così da rendere eseguibile la riduzione senza che il pianista debba fare troppo lavoro autonomo di scelta.

 

La prima pagina dalla partitura autografa di Pagliacci di Leoncavallo

 

Finora cos’avete realizzato?

Abbiamo fatto l’edizione critica sia di Cavalleria rusticana che di Pagliacci, realizzando lo spartito canto-piano di entrambe. Nell’edizione di Cavalleria abbiamo anche inserito i tagli che Mugnone aveva fatto alla prima esecuzione, con parti nuove che non sono mai state eseguite anche perché poi Mascagni non le ha mai riprese, nemmeno in più tarda età, nonostante i tagli siano stati fatti senza che lui ne fosse informato. Poi abbiamo fatto la revisione critica di Adriana Lecouvreur.

Cosa cambia tra una edizione e una revisione critica?

Purtroppo per fare una vera e propria edizione critica ci manca il manoscritto dell’Adriana, che al momento è disperso e giace da qualche ignoto collezionista privato che non si sa chi sia. In assenza del manoscritto sono state consultate diverse fonti a stampa, lo spartito e la partitura e abbiamo corretto gli errori, i molti errori…

Rintracciare i manoscritti è complesso?

Questa è una delle principali sfide del nostro lavoro. C’è stata una vera e propria diaspora dei manoscritti, specialmente da Sonzogno. Durante il passaggio di proprietà a Ostali c’è stato un interregno di alcuni anni in cui i vari eredi si sono appropriati di molti manoscritti e materiali, per rivenderli in giro. Per questo, ad esempio, i manoscritti sia di Cavalleria che di Pagliacci sono in America, in due diverse biblioteche

Come li rintracciate?

È un costante lavoro di ricerca, dobbiamo capire il percorso di ognuno di essi. Molti, appunto, sono oggi negli Stati Uniti, molti altri sono in Italia, a volte raccolti da biblioteche e fondi, a volte dispersi tra varie edizioni.

Oltre a Cavalleria, Pagliacci e Adriana su cos’avete lavorato?

Abbiamo recentemente terminato il lavoro sulla Messa di Gloria di Mascagni, che verrà pubblicata da Carus Verlag, oltre ad aver curato un volume con tutte le sue liriche a camera e poi un volume cui tengo molto, che comprende gran parte delle pagine sinfoniche dalle sue opere: intermezzi, interludi, preludi… Ci sono i pezzi più celebri come l’Intermezzo da Cavalleria Rusticana ma anche gemme da riscoprire e che speriamo di poter vedere più spesso in sala da concerto. Poi abbiamo curato i due Notturni op. 70 per pianoforte di Martucci, inclusa la famosa orchestrazione del primo dei due, abbiamo curato Contemplazione di Catalani, che uscirà a breve, e sempre a breve uscirà anche Flauto notturno per flauto e orchestra da camera di Zandonai.

Già che siamo in vena di anticipazioni: cosa ci attende su Iris Editions?

Nei prossimi mesi abbiamo diverse cose in uscita. Pubblicheremo le revisioni critiche di Zanetto, Iris e L’amico Fritz di Mascagni. Peraltro, Amico Fritz è un’opera che si fa abbastanza, ma la partitura, ti assicuro, versava in uno stato… Poi in preparazione c’è la revisione di Fedora di Umberto Giordano, cui seguirà quella di Andrea Chenier e ora stiamo ultimando il lavoro per l’edizione critica di Tosca.

Non avevano fatto un’edizione critica già alla Scala?

Non esattamente. Roger Parker, qualche decennio fa, aveva curato una anfibia “edizione basata sulle fonti” che doveva fungere da lavoro intermedio, in previsione di un’edizione critica vera e propria che non è mai venuta. Questa versione, che è quella che Chailly ha usato per l’inaugurazione della Scala, non è in vendita, ma solo a noleggio. Ricordi ha pubblicato solo lo spartito canto-piano e nient’altro.

 

Le copertine del catalogo di Iris Edition

 

È un repertorio immenso, quello cui state mettendo mano.

Sì, è enorme. E considera che ora stiamo progettando il lavoro su Zazà di Leoncavallo, su Arlesiana e Gloria di Cilea, su Cena delle beffe di Giordano, Isabeau, Iris e Nerone di Mascagni e poi inizieremo con Wolf-Ferrari, Respighi, Boito, Ponchielli…

Ora iniziate ad avere un po’ di lavori in catalogo, qual è il prossimo passo?

L’obiettivo è portare in scena queste opere, alcune delle quali sono veramente sconosciute, a volte persino mai eseguite. Per poterlo fare serviva avere materiali nuovi, ben curati e di facile accesso. Ora dobbiamo farlo conoscere e portarlo all’attenzione di chi programma le stagioni di orchestre, festival e teatri così che ne possa cogliere la bellezza. Ci sono veramente dei capolavori, in questa musica.

Avete già delle collaborazioni per portare in scena alcune delle vostre edizioni?

Sì, però ancora in fase di elaborazione. Non posso ancora menzionare nulla, purtroppo: dovrete continuare a seguirci per scoprire cos’ha in ballo il futuro Iris Editions!

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