Igor Torbicki, le barriere inesistenti della contemporanea

Igor Torbicki, pianista polacco che ha studiato al Conservatorio di San Pietroburgo, racconta il suo rapporto con la musica contemporanea a Quinte Parallele.

Vincitore per la sezione pianistica della seconda edizione del Concorso Internazionale di Interpretazione di Musica Contemporanea, nell’ambito della tredicesima edizione del Reate Festival, Igor Torbicki racconta il suo rapporto viscerale con la musica contemporanea e l’essenza del suono. Il suo concerto, insieme a quello di Lucy Hyeyoung Kim e Klaudio Zoto, avrà luogo domenica a partire dalle 18.00, nella chiesa di San Giorgio a Rieti. Insieme a loro è stato intervistato, sempre come vincitore del settore fiati di questo premio, anche il Phoinikes Sax Quartet. Non resta che lasciarvi alle parole del pianista polacco!

Cosa ti ha fatto scoprire ed amare la musica contemporanea? Quando è scattata la scintilla?

Ho deciso di suonare esclusivamente musica contemporanea durante i miei studi in Russia, presso il Conservatorio di Musica di San Pietroburgo.  Ho scoperto che il mio professore di pianoforte ha conosciuto di persona Alfred Schnittke. Schnittke è sempre stato un compositore molto importante per me, quindi ho deciso di sfruttare questa opportunità e lavorare sulla sua musica con qualcuno che lo conosceva davvero. I risultati di quel lavoro furono molto soddisfacenti.

La musica contemporanea ha ancora molte difficoltà nel trovare spazio nei cartelloni delle istituzioni musicali, perché hai deciso di affrontare questa sfida? Cos’è per te la musica contemporanea?

Ho deciso di intraprendere la mia avventura contemporanea perché la musica è come un linguaggio. Per lo più suoniamo o ascoltiamo Chopin, Rachmaninov, Mozart o altri compositori classici e lavorare principalmente con la musica del 19° secolo o prima è per me come indossare un abito storico molto stretto, o parlare un dialetto che nessuno usa più. Sono interessato a trovare nuovi modi di comunicazione con il pubblico, che facciano sentire l’ascoltatore commosso, non meno commosso di quando ascolta Brahms o Tchaikovsky.

Cosa cambia nella lettura e nell’interpretazione tra un brano di repertorio e un brano contemporaneo?

Dipende dal compositore. La bellezza della musica contemporanea è che posso fare domande e ottenere risposte dai compositori. E anche se alcuni di loro non sono più con noi, di solito il loro approccio al proprio lavoro è meglio documentato che nel XIX secolo o prima. Alcuni compositori sono aperti a idee folli e lasciano che gli artisti sperimentino la loro musica, mentre altri sono molto severi e vogliono che tutto venga eseguito esattamente come scritto nella partitura. Il punto è che potremmo non sapere mai al 100% cosa voleva veramente Bach e invece posso sapere cosa vogliono Widmann o Mykietyn in pochi minuti, limitandomi a fare una chiamata o a scrivere un’email.

Quali sono secondo te le frontiere acustiche da superare della musica contemporanea?

Oggi non esistono barriere acustiche per la musica contemporanea. Può essere scritta per qualsiasi strumento o senza alcuno strumento.  Può essere eseguita in una sala da concerto o all’aperto. L’unico limite è l’immaginazione del compositore e dell’esecutore.

I tuoi interessi spaziano anche nella ricerca teorica del suono, quali possibilità elettroacustiche ha il pianoforte oggi nella musica contemporanea?

Sono sicuro che una delle cose più interessanti riguardo al ruolo del pianoforte nella musica contemporanea sia la possibilità di alterarne il suono con live electronics, filtri, ring modulators e altri mezzi.  Alcuni decenni fa, mettere oggetti fisici all’interno del pianoforte era considerato rivoluzionario ed eccentrico allo stesso tempo.  Al giorno d’oggi, la tecnologia digitale crea infinite possibilità per un’ampia esplorazione e alterazione del suono del pianoforte. Questo penso sia il futuro della performance musicale contemporanea.

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