InNova Forma Festival: sintesi e innovazione a Firenze

Un innovativo progetto artistico che dall’11 al 18 luglio prenderà vita a Firenze con un’originale e diversificata proposta culturale che spazia dal concerto al workshop

Uno scatto di Chao Li

Mancano pochi giorni all’inizio di InNova Forma Festival, un innovativo progetto artistico che dall’11 al 18 luglio prenderà vita a Firenze con un’originale e diversificata proposta culturale che spazia dal concerto al workshop. Il festival ha infatti come colonne portanti, oltre un ventaglio di nove concerti, anche un campus giovanile di teatro musicale e un laboratorio di composizione.

A ideare il festival è Atelier de Angelis, un’associazione fiorentina che nasce dall’eredità artistica della famiglia de Angelis, attiva a Firenze a partire dal secondo dopoguerra. Da quest’anno l’Associazione è passata nelle mani del giovane compositore Michele Sarti, che ha avuto la sagacia di realizzare un festival insieme a un gruppo di coetanei. L’idea fondante: sperimentare collettivamente l’arte è un processo essenziale per lo sviluppo di una coscienza individuale e sociale. 

Per capire meglio come nasce InNova Forma Festival, ho chiesto direttamente a Michele Sarti, presidente di Atelier de Angelis e direttore artistico del progetto:

“È dal mio ritorno a Firenze nel 2016, dopo gli studi in composizione alla Royal Academy of Music di Londra, che mi frulla in mente l’idea di un festival… ma allora non c’erano i presupposti adatti. Non sapevo come e dove volessi impostare la professione, tanto meno con quali propositi. Cercando, sperimentando ma soprattutto vivendo, nel mio modo di pensare l’arte e la musica si è chiarito un aspetto che ora reputo focale: alla base del nostro mestiere vi è lo scambio umano e sociale. Ciò significa aver capito che non mi interessa viaggiare in solitudine: l’istinto mi guida al continuo confronto con l’altro, e ad allacciare rapporti professionali che siano in primo luogo rapporti umani. Perché la musica è un linguaggio e pertanto, comunicando, si crea una forma di scambio.

Una scelta decisiva è stata di restare a Firenze, città di conflitti che tanto mi sta stretta quanto mi attrae. Ho iniziato ad insegnare e a collaborare a contatto diretto con vari musicisti. Attorno a me ha preso forma una rete di legami sempre più solidi.

Poi, un anno e mezzo a questa parte, ci siamo ritrovati congelati, chiusi nelle nostre abitazioni mentre il mondo là fuori sembrava impazzire. E’ stato proprio allora che ho capito l’importanza di questa rete. Mi sono rimboccato le maniche unendomi a chi ha continuato a immaginare, a vedere la luce nel futuro. E così ho piantato il primo seme.  

Michele Sarti, direttore artistico di InNova Forma. Foto di Chao Li

Poi, l’incontro nella redazione di Quinte Parallele con Valerio Sebastiani, oggi consulente artistico di InNova Forma (col quale abbiamo condiviso interviste in tempi di pandemia ai più illustri compositori italiani), e gli scambi continui con l’amico pianista Umberto Jacopo Laureti. Entrambi mi hanno dato molti spunti su come dare vita al Festival (il nome è una splendida trovata di Valerio..). Poi, le lunghe conversazioni con due carissimi amici e colleghi che stimo profondamente: Davide Fensi, compositore e insegnante – a cui devo il privilegio di una lunga, decennale amicizia – e Iris D’Aurizio, flautista e anche lei insegnante. Insieme abbiamo subito pensato a come realizzare un campus di teatro musicale per ragazzi che fosse il cuore del Festival. Quanto è importante coinvolgere le nuove generazioni! Non finirò mai di sottolinearlo.

Il gruppo operativo si è arricchito con la presenza di un’altra musicista e didatta: Emanuela Campagnoli, (con Iris aveva realizzato Già cantai allegramente, progetto monumentale che ha raccolto a Firenze, nelle sue molteplici edizioni, centinaia di ragazzi da tutta Italia per una settimana a cantare e suonare!). Due forze della natura Emanuela e Iris, animate da un profondo amore per la musica e una rara sensibilità… quando si dice che le persone fanno la differenza! 

Il percorso è stato travagliato, non lo nascondo… ma la squadra si è unita e riunita: Alba Cacchiani è il mio braccio destro nella gestione organizzativa e nella conduzione della segreteria artistica, e tu Gioia sei un’altra collaboratrice fondamentale, col tuo entusiasmo contagioso e tanto impegno! Ci tengo a menzionare e ringraziare i grafici, Naz Kangal e Espen Markussen, il fotografo, Chao Li, e naturalmente tutti musicisti del Festival. Che privilegio avere il QuartettOCMantova, Andrea Manco (primo flauto al teatro La Scala) con Stefania Scapin; gli Inventionis Mater, Samuele Telari, Ferdinando Romano con Federico Fini; l’Ensemble Etruria Barocca e tutti i colleghi e amici che suoneranno all’alba nell’incantato Giardino dell’Iris.

Dicevo di quanto mi stia a cuore l’aspetto educativo: per questo, fin da subito, accanto al Campus ho pensato a un workshop rivolto ai compositori. Con Valerio avevamo intervistato Fabio Massimo Capogrosso, persona splendida e compositore da seguire assolutamente…chiamo Fabio ed ecco che mi dà carta bianca per organizzare un laboratorio di scrittura musicale in cui la composizione sia intesa come un confronto libero da certi dogmi scolastici e storici. Un laboratorio perché non c’è un livello specifico: conta mettersi in gioco, sperimentare e affinare le proprie capacità. Essenziale per un compositore è lo stretto contatto con chi suona la musica. Per questo motivo avremo un trio in residenza di artisti di livello come Umberto Jacopo Laureti al pianoforte, Marta Nizzardo al clarinetto e Chiara Burattini al violoncello.

InNova Forma è infatti uno spazio di incontro e di condivisione. 

Un Festival di amici. Un Festival di artisti, di sostenitori, partner e soci che credono nel progetto. A tutti loro va un sincero e sentito ringraziamento.

InNova Forma nasce per espandersi formando un centro nevralgico di molteplici attività. Tre sono gli ambiti in particolare: quello della creazione, quello dell’educazione e quello della terapia. La strada da fare è lunga ma intanto, questa domenica 11 luglio 2021 avremo posto la prima pietra.”

InNova Forma Festival a Firenze

InNova Forma Festival a Firenze. Foto di Chao Li

IL CAMPUS DI TEATRO MUSICALE

Nasce con la volontà di offrire un’esperienza ricca, intensa e coinvolgente all’insegna delle arti a giovani strumentisti e cantori. Per sette giorni bambini e adolescenti lavoreranno confrontandosi nella realizzazione di una performance di teatro musicale dedicata all’Inferno dantesco: Inferno Village!. Le musiche sono state scritte per l’occasione dal compositore Davide Fensi. Emanuela Campagnoli e Pierantonio Cazzulani – violinista del QuartettOCMantova e docente in Conservatorio da oltre trent’anni – saranno i preparatori musicali e Iris D’Aurizio curerà le voci e il coro. La regia è affidata a Leonardo Cammunci. Un team di lavoro che ha pensato nei mesi passati ogni dettaglio di questo Campus e del suo spettacolo (previsto per Sabato 17 Luglio) affinché i ragazzi vengano proiettati in un’esperienza davvero formativa ed entusiasmante.

Queste le parole del compositore Davide Fensi a proposito di InNova Forma Campus:

Ho trovato fin da subito intrigante il progetto che Michele Sarti mi ha proposto: scrivere la musica per un Campus di teatro musicale rivolto ai ragazzi, che fosse però inserito nella programmazione di un festival, assieme ad artisti di professione. Considero questo un gesto non scontato e importante nei confronti della scrittura musicale per ragazzi, spesso considerata sorella minore di quella rivolta al professionista, e relegata pertanto a circuiti didattici.

Di un progetto del genere discutevamo da tempo; poi inaspettatamente, in un contesto reso dal COVID ancora incerto e precario, altri professionisti si sono aggiunti nella creazione del team di lavoro… e adesso ci siamo, Inferno Village va davvero in scena.

Un lavoro che ha coinvolto tutto lo staff creativo su un binario comune: proporre ai giovani strumentisti e coristi un’esperienza in cui il loro ruolo non fosse quello abituale di “semplice” accompagnamento alla scena, bensì presenza attiva e nucleo propulsore dello spettacolo. Un essere teatralmente presenti che può manifestarsi nella parola quanto nel movimento, ma prima di tutto e più semplicemente nella relazione e percezione del pubblico e dello spazio come spazio teatrale.

L’orchestra è assieme palco e personaggio, è l’Eroe che compie il quotidiano viaggio nei gironi della nostra Commedia interiore. Fuoco e ghiaccio infernali diventano messa in scena delle possibili reazioni di fronte alle difficoltà esterne o interne, una rabbia bruciante e dilagante o una gelida ansia che immobilizza, prima che il risveglio di risorse e forze talvolta insperate, sconosciute o ignorate dalle nostre convinzioni abituali, ci portino allo scioglimento finale: A riveder le stelle, la quiete che talvolta tocchiamo dopo una sincera e spietata accettazione della nostra interiorità, delle nostre esperienze, così come sono.

Seppur a livelli diversi, questo viaggio è comune e comprensibile al bambino come all’adolescente e all’adulto.

Elementi della contemporaneità si inseriscono nei testi e della musica, trasfigurando il viaggio dantesco in un’atmosfera sognante e surreale. Amo le atmosfere di Fellini e penso di aver trasferito questo aspetto nell’elaborazione dello spettacolo, che attraversa diversi generi e numeri musicali, dallo swing, al valzer, al rock progressive, alla scrittura aleatoria, alla medievale. Musiche che si incontrano e si scontrano nella ricerca di cortocircuiti che aprano a ulteriori prospettive di senso drammaturgico.

Il teatro musicale ha la capacità di offrire uno spazio in cui l’eterogeneità, musicale e umana, può acquistare traiettorie imprevedibili, così come succede al processo di maturazione che all’interno di questo Campus insegnanti, bambini e ragazzi avranno l’opportunità di vivere”.

Il compositore Davide Fensi con tutte le parti di “Inferno Village” sotto controllo. Foto di Andrea Messana

Iris D’Aurizio invece afferma:

“Ciò che questo campus rappresenta realmente lo comprenderemo solo dopo il 17 luglio, al termine della sua prima edizione. Per il momento ne percepiamo la forza germinativa intrinseca, fatta di una coralità di idee e talenti riuniti nella stessa forma di creatività. Essa acquisisce sostanza giorno dopo giorno in un crescendo di bellezza ed entusiasmo. 

Qualche mese fa ci siamo ritrovati nell’intento di dar vita a un’esperienza di immersione nell’arte, per i giovani: musica filo rosso che attraversa il teatro, la parola, la pittura, il gesto; quindi, una regia in grande stile.

Mi appassiona enormemente lavorare a otto/dieci braccia e farlo rivolgendomi a bambini e ragazzi: la trovo una possibilità autentica d’essere al servizio, portatrice di armonie che armonizzano l’umanità.

Vogliamo un futuro fatto di bellezza, incontro, arte, fratellanza, passionalità per la vita. Questo ci ha uniti e stringe sempre più le nostre anime, e quotidianamente impariamo dal lavoro insieme. Questo possiamo trasmettere ai ragazzi, già straordinari per aver scelto esserci: in piena estate, a Firenze, con la voglia di dare il massimo.

Siamo in fermento, fremendo per questo inizio!”

 

Emanuela Campagnoli, aggiunge:

“Quando Michele mi ha chiesto di collaborare a questo Campus per me è stato un dono meraviglioso. Mi ha colpito subito questo impegno per la musica: l’essere propositivi verso il futuro, ideare nonostante l’incertezza del momento e soprattutto creare qualcosa per i ragazzi che sia immerso nell’arte a 360 gradi. Il Campus è frutto di un confronto di idee per portare i partecipanti a scoprire insieme il teatro, la musica e la pittura. Idee condivise che ci hanno accomunato. È stato un flusso creativo all’unisono. Io ho voluto fortemente che venisse rivolto a ragazzi preadolescenti (13-14 anni) fino agli adolescenti (16-17 anni), perché questa è una fascia di età molto delicata di cui l’adulto e il mondo stesso sembrano a volte dimenticarsi: non ci sono luoghi di aggregazione pensati per loro, gli adolescenti spesso si ritrovano spaesati e non sanno dove incanalare le loro forze e il loro bisogno di socialità in modo sano e costruttivo.

Inoltre, accanto ai più grandi abbiamo pensato di accogliere i bambini per creare un ulteriore scambio: i piccoli hanno come modello i più grandi, che a loro volta sono affiancati da professionisti. 

L’impegno condiviso nell’arte attraverso l’ascolto, la cura, la responsabilità e l’inclusione è un modo per sensibilizzare i giovani alla vita sociale.

Insieme lavoreremo alla realizzazione di uno spettacolo, ma questo non è il fine ultimo: fondamentale è l’incontro tra i partecipanti, per dar vita a un progetto da cui ognuno possa uscirne rinnovato. Non casualmente quest’anno il tema è l’Inferno dantesco con i suoi gironi che tutti stiamo attraversando. Un percorso, come ha detto il collega Davide Fensi, necessario per Riveder le stelle. E per questo dobbiamo guardare con attenzione a tutti i giovani che in un periodo così complesso ci insegnano con la loro tenacia e con la fiducia verso il futuro. Perché poi, a conti fatti, loro sono il domani di cui noi abbiamo la responsabilità. Per questo è così importante una visione positiva, propositiva e propulsiva. Sono certa che da questa esperienza ne usciremo impreziositi da tutto ciò che i ragazzi ci trasmetteranno ogni giorno.”

InNova Forma

Foto di Chao Li

IL LABORATORIO DI COMPOSIZIONE

Altro punto focale di InNova Forma Festival è sicuramente il Laboratorio di composizione guidato dal compositore romano Fabio Massimo Capogrosso con lezioni individuali e collettive, e affiancato da un trio in residenza con cui gli studenti avranno modo di lavorare e che poi eseguirà, Domenica 18 luglio, i brani venuti alla luce durante la settimana.

Fabio Massimo Capogrosso dice a proposito:

“L’idea del laboratorio è diversa da quella della Masterclass: la finalità dei miei giorni di lavoro al Festival è proprio quella di preparare con ogni ragazzo una partitura che poi verrà eseguita al concerto del 18 luglio e contemporaneamente tirar fuori da ognuno di loro un potenziale. In fase di lavoro assisterò i partecipanti durante la stesura  dei propri brani, cercheremo insieme di capire come andare a fondo in ognuno di questi lavori che verranno sottoposti alla mia attenzione a prescindere dai linguaggi utilizzati che, come ho avuto modo di vedere dalle partiture che mi hanno mandato, sono molto differenti fra loro, come è giusto che sia e come io amo che sia. Secondo me è fondamentale che ci sia una convivenza di linguaggi differenti e poi, soprattutto, l’opportunità di stare a contatto con dei musicisti. In tal senso la presenza del trio è di fondamentale importanza perché in questo modo ogni compositore avrà l’opportunità di confrontarsi durante la stesura dei lavori direttamente con l’esecutore”.

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