2020 Anno Zero: Paolo Petrocelli e l'Accademia Walter Stauffer

Intervista al Direttore Generale della Stauffer

Il 2020 ha portato innumerevoli cambiamenti nelle nostre vite, nelle nostre abitudini e nel mondo della musica. Non tutti sono stati necessariamente negativi, nonostante le difficoltà: molte istituzioni musicali hanno cambiato volto, si sono adattate per rispondere alla situazione e alcune di queste hanno rinnovato i propri vertici, riconfigurando il panorama artistico manageriale italiano.

Per questo abbiamo scelto di incontrare questi nuovi volti delle Sovrintendenze e delle Direzioni Artistiche e Generali di teatri, orchestre, istituzioni concertistiche, festival, accademie e sale da concerto italiane, per capire dove andrà la nostra musica nei prossimi giorni, nei prossimi mesi e nei prossimi anni, quali sono i progetti più a lungo termine e cosa possiamo imparare da questo periodo per risolvere problemi con cui conviviamo spesso da molto più tempo.

Oggi è il turno di Paolo Petrocelli, nominato lo scorso novembre Direttore Generale della Accademia Walter Stauffer di Cremona, uno dei capisaldi dell’Alta Formazione per gli strumenti ad arco in Italia e in tutto il continente europeo. Oggi la Stauffer, che vanta anche un legame fortissimo con l’ambiente della liuteria cremonese, affronta al contempo le questioni legate alla necessità di una sua progressiva internazionalizzazione e i problemi comuni a tutto il mondo della musica e del comparto AFAM in questo frangente storico. È proprio da qui che abbiamo iniziato la nostra conversazione.

Il mondo dell’alta formazione sta ancora scontando il generale disorientamento dei primi mesi di pandemia e il protrarsi delle chiusure non fa che accentuare questa situazione: dove si va da ora, in Italia e in Europa?

Come Accademia Stauffer, avvertiamo forte la necessità di proiettare nel futuro la nostra missione istituzionale, andando a rigenerare la nostra visione culturale, potenziando ed ampliando tutte le principali linee di attività.
Per le nuove generazioni di giovani musicisti, accedere alla dimensione professionale rappresenta una sfida particolarmente complessa ed impegnativa, che li porta a misurarsi all’interno di un sistema sempre più globalizzato, accelerato ed altamente competitivo.
Oggi più che mai, le istituzioni per l’alta formazione artistica devono quindi saper interpretare i grandi processi di trasformazione culturale, sociale e tecnologica, per connettersi al meglio con il presente e strutturarsi come piattaforme fortemente innovative, dinamiche e propulsive.
È necessario quindi avviare un processo di sviluppo per la costruzione di nuove alleanze strategiche a tutti i livelli del sistema culturale e musicale, per ridurre il più possibile lo scollamento che c’è tra il settore dell’alta formazione e la dimensione professionale delle arti.

Ci sono cambiamenti che però si stanno avvicendando in modo rapidissimo nel mondo artistico, come si possono affrontare?

Stiamo vivendo una fase di profonde trasformazioni strutturali. Questo è il momento di definire nuovi modelli e processi organizzativi per sviluppare una progettualità davvero innovativa, che consenta alla nostra istituzione di rigenerarsi e continuare ad essere sempre più un punto di riferimento a livello nazionale ed internazionale. Questo il mio obiettivo: dare vita ad un’innovativa piattaforma globale per l’alta formazione professionale delle migliori eccellenze musicali, proiettando nel futuro la grande tradizione della scuola musicale italiana e lo straordinario patrimonio culturale della città di Cremona, capitale mondiale della liuteria.

Un altro dei punti dolenti del settore musicale, non solo per quel che riguarda l’aspetto didattico, è quello di ricucire il rapporto tra pubblico e professionisti del settore; che contributo può dare l’alta formazione?

Sono convinto che proprio da istituzioni come la nostra, possano arrivare importanti stimoli per favorire un cambiamento positivo all’interno dei sistemi culturali e musicali.
Senza dubbio, molte delle fondazioni lirico-sinfoniche e dei teatri di tradizione italiani, sono impegnati ad innovare le proprie organizzazioni. Parliamo però di strutture con meccanismi di funzionamento particolarmente complessi e vincolanti. Molto difficile quindi attivare processi di cambiamento e sviluppo radicali in tempi rapidi ed in maniera efficace all’interno di queste organizzazioni.
Un’istituzione per l’alta formazione musicale, come la Stauffer, può operare altresì in maniera decisamente più dinamica e creativa, abbracciando il cambiamento con coraggio, andando a rinnovare la propria missione culturale con lungimiranza e “consapevolezza del futuro”.
Inoltre, il settore dell’alta formazione è altamente popolato di giovani artisti. È soprattutto con loro e grazie a loro che riusciremo a comunicare con la società tutta (e quindi con il pubblico dei nostri teatri e delle nostre sale da concerto) con rinnovata capacità ed entusiasmo.

Di contro in questi mesi abbiamo iniziato prima a conoscere e poi a convivere con nuovi strumenti digitali: che contributo può dare la digitalizzazione al settore?

Da questa situazione di emergenza, abbiamo appreso una lezione fondamentale: tutti i luoghi della cultura devono dotarsi di un’infrastruttura digitale e tecnologica al passo con i tempi. Questo significa pianificare investimenti e stabilire un confronto ed una collaborazione sinergica con il mondo dell’innovazione, in una prospettiva nuova e più ampia.
Non possiamo però limitarci al solo tentativo di trasferire in maniera speculare l’attività didattica su una piattaforma digitale (operazione, tra l’altro, particolarmente complessa dal punto di vista tecnologico per l’alta formazione). Il digitale ci offre anche e soprattutto la possibilità di esplorare quindi nuove strade e creare nuovi modelli didattici, che si dovranno sempre più andare ad integrare (anche e soprattutto in una fase post covid) nei percorsi formativi più convenzionali e tradizionali. Questo è il momento quindi di guardare avanti, costruire idee nuove con un approccio interdisciplinare e collaborare a livello crossettoriale. 

C’è da dire che per certi versi la digitalizzazione “forzata” può aiutare l’internazionalizzazione, arrivando a raggiungere una platea di studenti distanti che altrimenti non potrebbero magari permettersi di studiare in istituzioni del genere.

L’alta formazione musicale è un settore ovviamente già fortemente internazionalizzato.
Sono convinto che quando usciremo da questa situazione di emergenza, ci renderemo conto di aver ulteriormente abbattuto delle barriere culturali che non ci hanno permesso in questi anni di immaginare e sviluppare una progettazione ancor più proiettata ed aperta al mondo. In questo senso, il digitale favorirà ed accelererà sempre più collaborazioni strategiche tra partner internazionali. Fondamentale però tenere sempre ben presente quale debba essere l’obiettivo guida su cui orientare il lavoro all’intero delle nostre istituzioni: garantire e potenziare l’eccellenza del progetto culturale ed artistico complessivo. E questo alla Stuaffer lo abbiamo ben chiaro. Ci siamo già messi al lavoro per costruire con serietà e determinazione un nuovo percorso di crescita e sviluppo, che sono sicuro ci consentirà di rilanciare la nostra missione culturale con entusiasmo e coraggio, con la volontà di andarci così a posizionare tra quelle istituzioni musicali sempre più orientate al futuro e connesse con il mondo.

Articoli correlati