Comporre oggi

divertimento e variazione in LP di Ratti

Autore: Alessandro Tommasi

1 Aprile 2019
Comporre musica oggi spalanca l’universo delle possibilità espressive. La stratificazione dei processi e la costante contaminazione tra generi offrono al compositore odierno infiniti percorsi da esplorare, nell’immensa varietà di tecniche e linguaggi. Il nuovo disco di Piergiorgio Ratti è lo sguardo di un compositore ventisettenne sul percorso fatto e su quello da intraprendere: LP è «un progetto di ricerca nel panorama della musica strumentale acustica, in cui la passione per i classici si fonde con il proprio tempo senza limiti».

Il progetto discografico del giovane compositore comasco, tra i vincitori del bando Sillumina 2017 con il sostegno di MIBAC e SIAE (bando vinto da ESP Musica di Raffaele Cacciola), è appena uscito per BAM international ed è un tentativo di cucire insieme molti di questi linguaggi. LP è un connubio tra musica popolare e tecniche contrappuntistiche, immerse in atmosfere francesi, russe, americane, ma sempre con un elemento melodico o motivico ben delineato. Questo elemento, infatti, è centrale  nelle otto tracce che compongono il disco: non a caso parliamo di temi e variazioni. LP è poi un disco biografico e autobiografico: al suo interno vi sono brani che rappresentano lo stile di Ratti dal 2013 al 2015 (quindi dai ventuno ai ventiquattro anni) e che sono profondamente legati alla sua esperienza e al suo rapporto con i musicisti che hanno inciso i brani, di cui spesso sono dedicatari e primi esecutori. Dell’Orchestra Antonio Vivaldi, da cui vengono archi, solisti e direttore, Piergiorgio Ratti è infatti fondatore, Direttore Artistico e Compositore in Residenza e proprio nel percorso svolto con l’Orchestra sta lo sviluppo delle idee che LP raccoglie.

Ma andiamo a vedere nel dettaglio le tracce che compongono il disco.

I Brani

Il primo brano è Vision érotiques, del 2013, per violoncello, orchestra d’archi e cajòn, il cui titolo tradisce sia l’intento evocativo di suggestioni oniriche legate alla danza, sia le influenze francesi che permeano il mondo armonico e timbrico. Così come di ascendenza francese è anche l’esotismo spagnoleggiante, che si ritrova sia nel ritmo di buleria sia nel carattere mediorientale che permea questo brano tripartito. Ma la semplicità della forma non deve ingannare: l’inciso ben ritmato introdotto dai pizzicati degli archi, appare subito variato dall’entrata del violoncello e così tornerà in tutto il brano, variato, aumentato, diminuito fino ad apparire invertito nella ripresa del ritmo di buleria. Il brano è affidato al violoncello di Enrico Graziani, già Primo Violoncello dell’Orchestra Cherubini di Muti, poi invitato come primo dalla Philharmonia di Londra, dal San Carlo, dall’Auckland Philharmonia e dalla Fenice, di cui ora è membro effettivo.

LP prosegue con Give Five del 2013 per clarinetto e orchestra d’archi, così chiamato per le cinque sezioni (più una coda) che lo compongono, ma anche per il suo carattere un po’ da musical americano, melanconico ma rapido a cambiare umore, alternando momenti ritmicamente vivaci ed espansivi a istanti di distesa cantabilità del clarinetto. La maggiore distinzione degli universi sonori rende più chiaro il gioco di tema e variazioni e rafforza il carattere rapsodico, anche grazie alla citazione čajkovskiana: non musica al quadrato, bensì semplice manifestazione di profonda passione per elementi così apparentemente distanti tra loro. Give Five è eseguito dal dedicatario del brano, il clarinettista spagnolo Marino Delgrado Rivilla, primo clarinetto dell’Orchestra Vivaldi, ma esibitosi anche con la Scala, l’Opera di Roma, la Rai di Torino e la Filarmonica di Tampere (Finlandia).

La terza traccia ci porta invece in una dimensione più cameristica. Panico per quartetto d’archi, sempre del 2013, non evoca paura e tensione, ma ispirandosi al dio Pan descrive con tono spigliato, ironico e canzonatorio la vita di un fauno odierno. Da qui anche il neoclassicismo un po’ russo e un po’ francese, in cui le atmosfere dei quartetti del Primo Novecento si fondono a impressioni da musica da film, con una scrittura che non disprezzerebbe affatto una trascrizione per orchestra d’archi.

LP prosegue quindi con… LP. Quinta traccia del CD è infatti il brano che dà il nome al disco: LP come Lorenzo Passerini, direttore musicale dell’Orchestra Vivaldi nonché dedicatario e solista nel brano, composto nel 2014 per trombone e orchestra d’archi. Ma LP anche per la separazione marcata tra un episodio e l’altro di questo tema e variazioni, che ricorda i salti e i cambi di lato dei vecchi 33 giri. Le influenze sono come sempre molteplici, ma la maturazione si percepisce anche nella sempre crescente abilità di dare coerenza a un eclettismo che non si ferma mai a un superficiale e sconnesso patchwork.

Del 2014 è anche Post Scriptum, che nella sigla PS e nell’uso della tromba si dichiara fratello del precedente brano. Il brano per tromba e orchestra d’archi inizia in un soffuso clima dagli echi ravelliani (e difatti vi appare l’inciso di uno dei più bei Valses nobles et sentimentales), preparando il terreno per quel processo di variazione che nei brani del 2014 appare più evidente. Alcuni procedimenti di LP sono ripresi ed espansi, esaltando quel gioco di contrasti tra stasi e moto, con momenti di sincera ispirazione che raggiungono perorazioni espressive in cui si fa un ottimo utilizzo delle incandescenti sonorità della tromba che si staglia sull’orchestra d’archi, per poi scomparire nel pulviscolo sonoro. Dopo la prima esecuzione con Giuliano Sommerhalder, il brano è stato rivisto ed espanso con la collaborazione del solista del CD, Alex Elia, trombettista valdostano nel 2015 prima tromba della Jalisco Philarmonic Orchestra in Messico e ora prima tromba della Filarmonica di Rotterdam.

Con Post Scriptum terminano anche i brani per solista e orchestra d’archi, sempre diretta da Lorenzo Passerini, e iniziano i brani per strumento solo. Epigramma I è il brano più recente dell’album (2015) e nasce specificatamente per Marco Sala, specialista del clarinetto basso e del repertorio contemporaneo, clarinetto basso principale dell’Orchestra di Fiati del Mozarteum e clarinettista del New Art and Music Ensemble Salzburg (NAMES). Epigramma I  è fondamentalmente un monologo per clarinetto basso, un brano votato alla pensosa cantabilità spesso ‘sporcata’ dagli effetti e dall’uso della voce nello strumento, utilizzati anche come elemento di variazione, principio che non viene abbandonato nemmeno nei brani per strumento solo.

Così non verrà abbandonato nemmeno in Alice in Wonderland, breve studio per flauto solo dedicato anche nel titolo ad Alice Sabbadin, flautista veneziana esibitasi con varie compagini, dalla Haydn di Trento e Bolzano ai Pomeriggi Musicali, passando per la Filarmonica di Salzburg e la Tiroler Symphonieorchester di  Innsbruck, dove lavora attualmente. Alice in Wonderland, del 2014, è un brano fresco ed elegante dalla semplice forma ternaria, che riprende alcuni procedimenti già visti in Visions érotiques, tra cui l’insistere indagatorio sulle piccole cellule tematiche.

Termina LP Chiedilo alla polvere per pianoforte solo, sempre del 2014. Chiedilo alla polvere è un po’ il manifesto del pensiero di Piergiorgio Ratti, una visione che contempla la bellezza che ci circonda, ma al contempo vi si approccia con leggerezza alla ricerca di un senso in questo piacere, un’idea che il compositore ritrova nella sensibilità dell’omonimo libro di John Fante. Ma Chiedilo alla polvere è anche un divertito e divertente esempio dell’eclettismo stilistico che permea la composizione di Ratti: si va dall’America del jazz e del ragtime agli esuberanti stilemi lisztiani, passando per movenze debussiane e formule tecniche quasi da esercizio pianistico, il tutto inserito in un motore ritmico unificatore. Il brano è stato composto per Stefano Fiacco, pianista e compositore debuttato a 14 anni con il Concerto in Sol di Ravel e poi specializzatosi nel repertorio contemporaneo con una predilezione per l’interdisciplinarietà.

 

L’estetica del divertimento

Chiedilo alla polvere è la perfetta occasione per riflettere sullo spirito che anima l’intero CD di Piergiorgio Ratti. L’appassionato eclettismo, la vivacità ritmica, la freschezza dello slancio melodico sono tutte componenti di un’estetica che fa della leggerezza la sua caratteristica principale. Leggerezza che non va confusa con la superficialità: vi è nell’approccio di Ratti un sincero desiderio di divertire e divertirsi, non disdegnando una punta di ironia e uno sguardo sornione sul materiale utilizzato. Un desiderio che si manifesta anche nel riflettere molto sull’ascoltatore, coinvolto in brani brevi (il più lungo non supera gli 11 minuti) e dalla chiarezza immediata, che nasconde però una notevole raffinatezza del tessuto musicale.

Tutto il resto lo trovate su www.bam-music.org e su www.orchestravivaldi.org.

Teatro Regio Parma – Accademia Verdiana

Written by Alessandro Tommasi

Viaggiatore, organizzatore, giornalista e Pokémon Master, studia pianoforte a Bolzano, Padova e Roma e management culturale alla Rome Business School e alla Fondazione Fitzcarraldo. È Head of Artistic Administration della Gustav Mahler Jugendorchester e direttore artistico del Festival Cristofori e di Barco Teatro. Nel 2021 è stato Host degli Chopin Talk al Concorso Chopin di Varsavia. Nel 2020 ha pubblicato il suo primo libro, dedicato all'opera pianistica di Alfredo Casella. Dal 2019 è membro dell'Associazione Nazionale Critici Musicali.

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