Giovani pianisti in aula magna

Ludovico Troncanetti

Autore: Livia Gatto

3 Gennaio 2019

Nuovo appuntamento con la rassegna Young Artists Solo Piano Series nell’aula magna di Roma Tre. A suonare il 21 dicembre è stato il pianista Ludovico Troncanetti con un programma solistico del tutto romantico.
Pianista senese, Troncanetti si è diplomato al Conservatorio di Milano dove ha studiato anche composizione. Ha studiato a Londra insieme a Leslie Howard con cui ha formato un duo stabile che si esibisce in Italia e all’estero.
Ad aprire il concerto è Papillons op.2 di Schumann. Il ciclo pianistico, che il compositore scrive a soli vent’anni, è indubbiamente uno degli album pianistici più belli dell’autore. A essere rappresentata fra le pagine schumanniane è la scena di un ballo in maschera, una danza continua in cui i momenti sognanti e introspettivi si alternano a quelli di passione e che il pianista sa mettere bene in risalto, usando colori sempre diversi. Alcuni passaggi sono eccessivamente veloci, ma a catturare l’ascoltatore dall’inizio alla fine è il suono, valorizzato da un uso minuzioso del pedale.
Il programma continua con Mephisto Waltz n.2 di Liszt nella sua trascrizione per pianoforte, un brano di cui Troncanetti sembra essere completamente padrone, dalla tecnica all’interpretazione. Nell’esecuzione del valzer, che è tutto un virtuosismo, la bravura del solista è accompagnata sempre da un’accurata ricerca sonora. A seguire, sempre dell’autore ungherese, il celeberrimo Liebestraum n.3 (Sogno d’amore) nel quale il sentimentalismo eccessivo, possibile in questi casi, viene evitato lasciando spazio a un’esecuzione convincente.
Senza nessuna pausa ci ritroviamo nei Kinderszenen op.15 di Schumann, intenti a ritrarre scene dal mondo infantile attraverso un racconto che è necessariamente filtrato dalla mente di un adulto. Sul gioco delle tonalità che è caratteristico dell’autore, Schumann costruisce delle melodie brillanti che, come per Papillons, si fanno portavoce di una doppia personalità. Anche in una scrittura musicale così semplice, l’esecutore non dimentica di dare attenzione alla conduzione delle voci, un aspetto fondamentale per quanto riguarda l’opera del compositore tedesco. Qualche sbavatura è normale e l’esecuzione sembra a tratti rallentare ma i minuti scorrono senza annoiare, fino al finale (Der Dichter spricht), un momento che risulta particolarmente d’effetto per l’interpretazione e la musicalità di Troncanetti.
A chiudere felicemente il concerto la Rapsodia ungherese n.2 di Liszt, un pezzo che tutti abbiamo ascoltato almeno una volta, qui eseguito in una variante dello stesso pianista che assicura essere rispettosa dell’autore. Ancora una volta Troncanetti si dimostra un esecutore concentrato. L’energia sonora che si sprigiona dai passaggi virtuosistici è innegabile e il solo ascolto di quelle melodie così note lascia il pubblico con il sorriso.
Un caloroso applauso manda avanti il concerto e il pianista è invitato a suonare per un bis, anzi tre: una selezione dalla Sonata n.1 di Anton Rubinstein che, tra l’altro è prossimo ad incidere.

Teatro Regio Parma – Accademia Verdiana

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