Il Don Giovanni

secondo la Roma Tre Orchestra

Autore: Livia Gatto

9 Ottobre 2018
Sabato siamo stati al Teatro Palladium per il concerto inaugurale della stagione di Roma Tre Orchestra, che ha aperto con il Don Giovanni di Mozart.

L’orchestra è una grande iniziativa nata nel 2005 nell’Università di Roma Tre ed è una di quelle attività che è raro trovare in Italia, soprattutto in ambito universitario. Ormai formazione stabile, è composta da giovanissimi ma anche da professionisti e oltre alle attività concertistiche e didattiche che svolge annualmente, ha collaborato con l’Accademia Filarmonica Romana, l’Orchestra del Conservatorio di Santa Cecilia e altre numerose istituzioni.

Per la serata di apertura, l’opera in due atti è stata eseguita in forma di concerto, una versione del tutto convincente che non ha fatto sentire la mancanza della scenografia. Mentre ad occupare il palco c’era l’orchestra, gli attori hanno saputo giocare con il restante spazio teatrale, recitando di tanto in tanto anche in platea e rendendo il tutto maggiormente coinvolgente.

Nel cast spicca la parte di Umberto Chiummo, eccezionale nel ruolo di Don Giovanni. Chiummo si è esibito in numerosi teatri, in Italia a La Scala e al Teatro dell’Opera di Roma, perfezionandosi nel repertorio di tardo ‘700 e primo ‘800. L’esperienza si nota, nella voce e nella presenza scenica disinvolta che lo rendono protagonista a tutti gli effetti, non solo a livello di trama. È un Don Giovanni che coinvolge pubblico ed orchestra per esempio quando, sempre nelle vesti del seduttore per eccellenza, interagisce con alcune delle strumentiste complici della scena.

A fiancheggiare Chiummo è Yannick Debus nei panni di un Leporello buffo e ingenuo, che insieme al suo padrone regala al pubblico delle scene di puro divertimento. Valentina Marghinotti interpreta la sedotta e abbandonata Donna Elvira, un personaggio passionale arricchito dalla grande voce della solista cagliaritana. Donna Anna e Don Ottavio sono i giovanissimi Chiara Polese ed Edoardo Ferrari. La Polese affronta le arie con una voce potente ed espressiva, sebbene a tratti ancora immatura. Coppia ugualmente meritevole è quella di Sofia Pezzi, che interpreta con disinvoltura una Zerlina ingenua, e il colombiano Ricardo Andrés Hernàndez Guerra, nei panni di Masetto.

L’orchestra è diretta da Luciano Acocella che, quasi nelle vesti di un personaggio extra, si mimetizza fra gli attori arrivando nel secondo atto a cedere per qualche minuto giacca e bacchetta a Don Giovanni. Acocella ha debuttato in teatri europei e mondiali dirigendo orchestre di un certo spessore. Il suo Don Giovanni ci sembra comunque ben riuscito. Per quanto riguarda la musica, quello che ascoltiamo è Mozart nei colori e nella dinamica, a volte forse troppo piatta. L’orchestra ha un timbro pulito ed omogeneo ed è innegabile l’intesa fra musicisti e direttore. Alla guida del coro invece c’è Osvaldo Guidotti, compositore organista, fondatore e direttore artistico dell’ARAMUS.

La scena del Commendatore, uno dei momenti salienti dell’opera, è resa qui con una potenza drammatica inaspettata. Il Commendatore è Giordano Farina che recita la parte dal palchetto con il viso illuminato da una torcia. E’ poco visibile ma la sua voce, malgrado non amplificata, riempie ugualmente la sala. Sotto la bacchetta di Acocella, l’orchestra accompagna la scena con la giusta tensione e grazie alle interpretazioni di Farina e Chiummo si assiste un finale efficace che tiene gli occhi incollati al palco.

Il Don Giovanni a cui abbiamo assistito trova il perfetto equilibrio tra momenti comici e drammatici, come nell’originale definizione di ‘’dramma giocoso’’ che gli diede Da Ponte. Sicuramente la presenza di artisti professionisti ha impreziosito la messinscena ma rimane sorprendente  la bravura dei giovani che il pubblico ha saputo apprezzare con un caloroso applauso a fine concerto.

 

Livia Gatto

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Teatro Regio Parma – Accademia Verdiana

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