Maria by Callas, la donna dietro il sipario
Autore: Virginia Cirillo
Sin dall’infanzia Maria Callas ha coltivato il suo talento musicale studiando canto, per volere di sua madre che la iscrisse al conservatorio a tredici anni. Quello per l’opera è stato un grande amore ma anche fonte di enormi sofferenze, sia per la fatica e la dedizione che lo studio e il lavoro richiedevano, sia perchè l’aspettativa del pubblico fu sempre altissima, tanto da non potersi mai sottrarre, ritenendo che il destino avesse scelto per lei quella strada. Ed è così che ha vissuto la Callas, donna e diva, incatenata ai suoi grandi amori. Il ritratto che emerge dal film di Tom Volf racconta proprio questo: il dualismo fra l’artista che si è donata completamente al pubblico e all’arte e la donna che ha desiderato semplicemente di essere amata come Maria.
“Che cos’è una leggenda? E’ il pubblico che mi ha creata. Quando il pubblico ti ama così tanto, vuoi dare molto di più.”
Volf ripercorre la vicenda umana e professionale della Callas attraverso filmati inediti, privati, lettere intime, interviste, registrazioni audio, foto e tanto altro materiale di archivio. Filo conduttore, un’interessante intervista rilasciata alla TV americana (1970) in cui la Divina, a due anni dalla fine della relazione con l’armatore greco Aristotele Onassis, si racconta sinceramente.
“Mi piacerebbe essere Maria ma devo essere all’altezza delle aspettative della Callas”.
Il risultato è una sorta di autobiografia in cui Maria racconta la Callas, ma alla fine è la Callas a svelare la donna dietro il sipario; spigliata, perfezionista, semplice nella sua passione per i fornelli e nel suo ricercare una normale quotidianità attraverso le ricette di cucina ritagliate ed incollate in un grosso quadernone, sprazzi di una vita comune di cui sentirà sempre la mancanza. Qui emerge la cantante ironica sconosciuta ai più, di una comicità sottile ma non pungente, l’amante premurosa, la giovinezza mancata, l’artista. Artista che, nonostante la fama, trema a pochi passi dall’esibizione, si interroga ancora sui dogmi della tecnica vocale e, in prova, si concede delle piccole smorfie alla fine di una nota lunga e acuta. La voce narrante di Anna Bonaiuto (in originale di Fanny Ardant, che già vestì i panni della Divina in“Callas forever” di Franco Zeffirelli) ci guida alla scoperta di una vita dalle grandi passioni: fra amori sfortunati e tragici, malinconia, solitudine e un rapporto burrascoso col pubblico. Il fotografo e regista francese ha avviato l’importante progetto Callas nel 2013, viaggiando per il mondo in una ricerca minuziosa di nuovi materiali e archivi perduti. Ha incontrato circa trenta degli amici e colleghi più cari a Maria, con i quali ha filmato oltre 60 ore di interviste.
“Ho fatto ricerche ovunque e collaborato con parenti e persone vicine a Maria Callas, tra cui Nadia Stancioff, sua amica intima a cui aveva detto: Se dovessi morire prima di te, voglio che tu faccia sapere alla gente chi ero davvero.”
Optare per i filmati restaurati e a colori è stata una decisione motivata dal desiderio di avvicinare i giovani, a volte refrattari al bianco e nero, e rendere la storia fruibile a tutti. La cinepresa è spesso sullo sguardo della Divina e, seppur volontariamente celate in un riservato sorriso, inquietudine, tristezza e paura fanno capolino nei grandi occhi espressivi.
“Lei forse mi prenderà in giro, ma io prego tutte le sere. Una preghiera semplice, sempre la stessa: Signore metto la mia vita nelle tue mani, fa di me ciò che meglio credi. Solo dammi la forza di superare gli ostacoli che mi si presentano.”
“Maria by Callas” sorvola sul decadimento vocale, così come sulle depressioni, insonnie e sui farmaci di cui la Callas era vittima. Ciò su cui però il regista non manca di concentrarsi è il dramma umano nascosto dietro l’icona. Non a caso Volf non si dilunga sul sodalizio con Pasolini, né sull’amicizia con i maggiori registi e direttori d’orchestra italiani o sul rapporto quasi morboso instaurato con il collega e amico Giuseppe Di Stefano; i riflettori puntano unicamente sulle sfaccettature della sua personalità.
Su “La mamma morta”, tratta dall’Andrea Chènier di Giordano, sfilano gli ultimi filmati del documentario; qui immagini, testo e musica si sposano alla perfezione suscitando in taluni spettatori un’emozione tale che è quasi impossibile non cedere alla commozione. Ritroviamo la sofferenza della donna solitaria ed incompresa, di carattere certamente duro e forte, temprato però da una vita difficile ben nascosta dalle mura domestiche dell’appartamento parigino in Avenue Georges Mandel, in cui la Divina trova la morte in solitudine nel settembre 1977, a 56 anni.
“A Bruna e Ferruccio”
Rispettivamente cameriera e autista della Signora Callas, fidi confidenti della donna dietro la diva, gli unici a rimanerle accanto fino alla fine. Questa la dedica posta a conclusione del docu-film. L’eredità che Maria Callas ci lascia è gigantesca, il suo essere un tutt’uno col canto fa di lei un vero tramite con l’arte, qualcosa per cui tutti noi le siamo e le saremo sempre grati. Calato il sipario cosa è dunque rimasto della Callas? “Semplicemente” Maria. Non solo la voce, ma la donna che Tom Volf ci insegna finalmente a conoscere.
Virginia Cirillo
Dal momento che sei qui, ti chiediamo un piccolo grande favore. Quinte Parallele è in finale ai Macchianera Awards, il premio della rete, nella categoria “Miglior Sito Musicale”. Nel nostro piccolo è un grande successo, perché è la prima volta che una rivista dedicata alla musica classica arriva a sfidare i giganti del pop e del rock. Per questo ti chiediamo di dedicarci altri cinque minuti e darci il tuo voto, cliccando nel link qui sotto e seguendo le istruzioni contenute nel form. Grazie di cuore,
Lo Staff di Quinte Parallele
https://www.macchianera.net/2018/09/18/mia18vota/
Written by Virginia Cirillo
Articoli correlati
Perché Luisa Miller di Verdi non è eseguita più spesso?
uisa Miller è tornata all’Opera di Roma dopo anni, e lo ha fatto segnando alcune novità considerevoli per il teatro capitolino: si tratta infatti della prima produzione diretta da Michele Mariotti in veste di direttore musicale del Costanzi, e...
Ascanio. Amori e avventure nella Parigi del ‘500
Guida all’opera di Saint-Saëns attraverso il suo Ascanio