Equilibrio Festival 2018: l’eclettismo creativo del “Ballet de l’Opéra de Lyion”

Anche quest’anno l’Auditorium Parco della Musica ha ospitato il festival della danza contemporanea Equilibrio.

Autore: Silvia D'Anzelmo

28 Febbraio 2018
Protagonista assoluta, questa volta, è stata la Francia con ben cinque appuntamenti, dal 13 al 25 febbraio, tutti accolti nella sala Petrassi. A siglare il festival è un nome di eccezione, quello del “Ballet de l’Opéra de Lyon”compagnia eclettica che unisce l’eleganza della formazione classica alla violenza delle sperimentazioni contemporanee. In scena uno spettacolo con le creazioni di Benjamin Millepied, Russell Maliphant e William Forsythe: tre coreografi, tre tempi, tre modi di intendere e forzare le forme classiche.

L’andamento morbido e flessuoso della “Partita” per flauto di Johann Sebastian Bach apre la serata guidando i movimenti dell’unico danzatore presente sul palco e partecipe di uno spazio infinito, non delineato da scenografie di sorta. “Sarabande” di Millepied gioca con l’etimologia del termine alludendo contemporaneamente alla danza e alle composizioni strumentali barocche. Il coreografo crea una serie di rimandi tra la musica di Bach e i movimenti dei danzatori strutturando la sua creazione come fosse una sorta di suite, appunto una successione di danze. Il timbro volatile del flauto esalta i movimenti morbidi del ballerino che danza con tanta leggerezza da evocare l’immagine di una farfalla avvolta da una luce chiara, flebile. Dopo questa variazione solistica, la coreografia alterna sequenze a due, a tre, a quattro mentre al flauto si sostituisce il violino delle “Sonate e Partite” di Bach. Il carattere dei movimenti muta con l’entrata in scena degli altri danzatori che, necessariamente, stabiliscono interazioni e rapporti di forza tra loro. Edi Blloshmi, Adrien Deléphine, Paul Vezin e Albert Nikolli eseguono con precisione le parti in sincronia finché, a turno, si staccano dal gruppo e per la propria variazione.La leggerezza resta ma la fluidità viene sostituita da movimenti più definiti che si poggiano precisi sulle note del violino sottolineando la parte ritmica dei brani. Millepied riesce a trovare un equilibrio perfetto tra tensioni e distensioni, un’armonia preziosa che miscela velocità, generi e stili differenti.

CriticalMass1 Equilibrio Festival, Critical Mass

La seconda proposta del Ballet de l’Opéra de Lyon è “Critical Mass” di Russell Maliphant: altre intenzioni, altre modalità di un sentire lontano da quello visto immediatamente prima. L’attenzione, questa volta, è tutta posta sulle interazioni tra movimento, luci e  musica. Il palcoscenico rimane avvolto nella penombra, solo una piccola porzione per volta viene illuminata da Michael Hulls, il geniale lighting designer collaboratore di Maliphant da vent’anni. Portandosi alla luce, Edi Blloshmi e Tyler Galster si abbandonano a sequenze di movimenti ripetute a velocità sempre maggiore finché non si arriva alla saturazione di quelle forme e ne sopraggiungono delle altre. Queste due entità si scontrano in un lotta feroce ma finemente codificata, il loro è un gioco che mima l’arte del combattimento in maniera composta ed elegante: i due ballerini dimostrano un controllo assoluto del corpo gestendo le diverse velocità con grande padronanza e pulizia dei movimenti. Maliphant mette in piedi uno studio sulla potenza del movimento esaltata dalla ripetitività dei gesti, dalle percussioni e dall’uso puntuale dell’illuminazione che contribuisce a creare significative geometrie.

Terza e ultima tappa: “Steptext” di William Forsythe, coreografia entrata nel repertorio del Ballet de l’Opéra de Lyon dal giugno del 2002. Forsythe reinventa il linguaggio classico adattandolo alla contemporaneità fino a renderlo irriconoscibile. Danza, musica, luci non procedono simultaneamente, ognuno di questi elementi definisce il proprio percorso con sospensioni e riprese che contribuiscono a creare una costellazione di narrazioni non lineari. I quattro interpreti sono tre uomini, Sam Colbey, Marco Merenda e Raùl Serrano.

Steptext3 Equilibrio Festival, Steptext

Nùñez, e una donna, Kristina Bentz, che intrecciano passi a due mimando geometrie erotiche. Gli uomini si sfidano l’un l’altro con movimenti puntuali e rigorosi: devono dimostrare la propria bravura per conquistare l’unica donna ma hanno i minuti contati perché, improvvisamente, la luce si trasforma in buio, la musica in silenzio e la loro presenza si cela dietro le quinte. Dal canto suo, Kristina Bentz danza in maniera forsennata da sola e poi, a turno, con ognuno di loro dimostrando una grande precisione tecnica mescolata a una sensualità giusta, mai volgare. L’abito rosso della danzatrice si oppone al nero dei performer maschili così come la luce al buio, il suono e il silenzio che si alternano in un gioco infinito di presenze e assenze. Tutti questi elementi vengono presentati come fossero universi paralleli e indipendenti che solo in determinati momenti risultano allineati e compresenti. La difficoltà per i ballerini, in questo caso, non era solo nel controllo dei propri movimenti ma anche nella gestione degli elementi esterni, difficoltà superata con grande naturalezza. Ognuno dei quattro performer sembrava trovarsi perfettamente a proprio agio in una narrazione frammentata e bloccata su se stessa tanto da decostruire i codici dell’esecuzione.

Silvia D’Anzelmo

 

Teatro Regio Parma – Accademia Verdiana

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