Come un rasoio elettrico può generare frequenze interessanti

Sin dal primo ascolto, la musica di Fausto Romitelli (1963-2004) colpisce per la folgorante energia e il modo originale di catturare l’attenzione.

Autore: Francesco Rista

27 Gennaio 2018
Permeata dal desiderio di esplorare le traiettorie di degrado della materia sonora, impregnata dalle atmosfere del rock psichedelico e dai gesti ossessivi della techno, è diretta, visionaria, accattivante e allo stesso tempo profondamente colta, mirabilmente scritta.
Tra i temi centrali dell’opera di Romitelli, quello del viaggio onirico o allucinatorio, evidenziato dal suo capolavoro, Professor Bad Trip (1998-2000), per ensemble ed elettronica, che riprende lo pseudonimo con il quale l’artista grafico underground Gianluca Lerici firmava le sue vignette (anche se le altre forme di ispirazione, evocate dallo stesso Romitelli, sono le poesie di Henri Michaux e i dipinti di Francis Bacon).

In altri lavori i riferimenti sono musicali: Amok Koma (2001), per nove strumenti ed elettronica, cita il primo album degli Abwarts, uscito nel 1980 (un gruppo post punk che ruotava attorno a giri di basso rotondi e massicci), Flowing down too slow (2001), per ensemble d’archi, percussioni e campionatore, è un’opera ipnotica che riprende nel titolo l’ultimo verso d’Ibiza Bar dei Pink Floyd (1969), An index of Metal prende in prestito il titolo della seconda parte di un album di Robert Fripp e Brian Eno del 1975 (Evening Star). Per quanto riguarda En-Trance , si tratta di un titolo originale che, nonostante la sua meravigliosa ambiguità non nasconde il suo attributo a Trans (1971) di Stockhausen, che Romitelli apprezzava per il suo carattere visionario. Come spiegare un uso così frequente di citazioni? La cultura (classica e moderna) del compositore, la sua passione per il rock progressivo e la sua predilizione per un cinema incline a mettere in scena forme di violenza esasperate (Arancia meccanica di Stanley Kubrick era il suo film cult) certamente spiegano in parte questo fenomeno.

Uno dei riferimenti che sta più a cuore al compositore è la figura di Francis Bacon, ultimo erede del “sublime”, il quale sublima ma non idealizza: perciò non è, per lui, il super, ma il subumano, non il sacro o il divino ma il demoniaco. Da tutta la sua opera risulta che non crede all’elezione o alla salvezza, ma alla degradazione e alla caduta dell’umanità: dunque anche la pittura non è un processo elettivo ma degradante.

Francis Bacon, Three Studies for a Self Portrait, 1980

Adolescenza, giovinezza e maturità di Bacon si svolsero in anni di forte repressione sessuale radicando in lui la convinzione della sua diversità.
Diversità e malattia, sono due sostantivi che accomunano Romitelli e Bacon, entrambi diversi dal comune, devoti all’arte e geniali. Tutti e due affetti da gravi patologie, Bacon da una grave forma di asma cronica che lo costringeva a prendere morfina e Romitelli affetto da leucemia, che lo portò a una morte prematura. La diversità, intesa come concetto, la si nota dal fatto che sono due artisti che creavano ciò che la tendenza del momento non seguiva; la pittura di Bacon caratterizzata da linee goffe e deformi, stirate con violenza e impregnata di colori scuri è strabiliante e sicuramente emozionante, mentre la musica di Romitelli, intrigante e coinvolgente, è permeata di bellezza contro tendente.
La grandezza di questi autori, sta nel fatto che non seguono soltanto orme proprie, si aggiornano continuamente sulle diverse realtà che li circonda, sono attratti dalla modernità e dal design, da ogni forma innovativa che si presenta. Si servono delle esperienze passate per descrivere realtà contemporanee degradate e morenti. Sono grandi esteti, affascinati dal bello, dal sublime (anche se come abbiamo visto il concetto subisce una mutazione), affascinati dalla sobrietà di Lygeti e dalla profondità dei Pink Floyd, affascinati dal cubismo di Picasso e dal surrealismo di Dalì.

Trash TV Trance.

Analizziamo Trash TV Trance, un opera provocatoria e giubilante, un’opera di uno spettacolare virtuosismo, dove gli effetti visionari della chitarra elettrica di Jimi Hendrix si alternano al rumore generato dal contatto del jack di amplificazione, emblema interrotto dall’immensa spazzatura mediatica che ci circonda.
Quest’analisi si occuperà, più o meno contemporaneamente, di gesto, suono e notazione. La partitura può essere un’ottimo strumento per rappresentare le ripetizioni (che probabilmente sono l’elemento strutturale principale del testo), ma per rappresentare i suoni (e i movimenti necessari per rappresentare tali suoni) è inadatta, specialmente a causa delle possibilità sonore della chitarra elettrica.
Trentacinque su dodici. Questo rapporto rappresenta il numero di didascalie (trentacinque) sul numero complessivo di pagine (dodici) della partitura di Trash TV Trance (TTVT). Vi sono, inoltre sessantaquattro indicazioni scritte separatamente, da pagina V a pagina VII, che fanno salire il numero di didascalie da trentacinque a novantaquattro (e il numero di pagine da dodici a sedici).Sono inoltre coinvolti i piedi, data la presenza di cinque effetti a pedale (un volume/distorsore, un altro distorsero, un delay, un wah-wah, un loop). Le indicazioni aggiuntive, ovvero le altre sessantaquattro, sono spesso relative ai pedali.
L’esecutore deve contemporaneamente premere le note con la mano sinistra (pentagramma superiore), premerne altre con la mano destra (pentagramma inferiore) e accendere e spegnere il delay.
La partitura pubblicata è alquanto “sporca”: scritta a mano con una penna a sfera, colma di correzioni e parti bianchetta, mentre le didascalie occupano gli stessi pentagrammi delle note, peraltro su fogli che sembrano macchiati. Da queste pagine traspare qualche forma di “ribellione” nei confronti della notazione tradizionale.
Partiture come Professor Bad Trip o An Index of Metal dimostrano che Romitelli fosse consapevole dei limiti della notazione tradizionale, in particolare quando si rende necessaria la traduzione di intenzioni timbriche sulla carta. Ma la partitura di TTVT va oltre, perché durante l’ultimo secolo i chitarristi elettrici hanno sviluppato un’enorme quantità di tecniche al di fuori del mondo e della musica scritta su carta.
Come si è già affermato, Romitelli conosceva i limiti della partitura; per cercare di oltrepassarli e per ottenere le eruzioni timbriche che andava cercando, dovette scrivere una grande quantità di indicazioni para-musicali in tutta la partitura. Richiedono tutte movimenti particolari, solitamente gesti non ortodossi, specialmente a causa degli oggetti richiesti ai chitarristi: “una moneta da due euro, una bottiglia di metallo, un archetto per violoncello, una spugna abrasiva, un plettro, un rasoio elettrico a batterie”. Per ottenere tali suoni, il compositore e il musicista devono passare attraverso gesti e corpo, come ha scritto Tom Pauwels nella sua prefazione.

Gesto e suono

La grana sonora che tanto interessava a Romitelli è influenzata dai movimenti sul palco: normalmente, il controllo sulle corde cambia a seconda della distanza tra il manico e le braccia. Per esempio, un chitarrista jazz classico, il cui suono è tipicamente “controllato”, generalmente tiene lo strumento alto sul petto per avere più controllo e una maggiore velocità sul manico e sulle corde della chitarra, mentre un chitarrista rock solitamente ha un atteggiamento molto più rilassato nei confronti dello strumento, spesso con la cinghia allentata e lo strumento in basso, a termine del busto, lasciando quindi che si generi liberamente un rumore di fondo. Un chitarrista classico al contrario dei precedenti è obbligato a suonare da seduto, servito di un “poggia piede”, che permette di tenere la gamba sinistra sollevata da terra, ha un controllo sulla tastiera maggiore rispetto ai colleghi.
TTVT unisce tutti i tipi di “chitarrismi” possibili; il musicista che esegue quest’opera produce suoni normalmente associati all’underground, all’alternative o al noise rock, ma certamente produrrà tali suoni infrangendo alcune delle norme di tali generi, per esempio suonando da seduto o leggendo una partitura collocata su un leggio.
Per essere più specifici: anche se il suono prodotto dall’archetto può ricordare quello di una celebre canzone dei Led Zeppelin (“Danzed ana Confused”), la postura e la compostezza (forzate dalla necessità di mantenere la concentrazione su ogni dettaglio della partitura) del musicista che suona TTVT lo colloca all’interno di un’altra sfera semiotica nel paragone con Jimmy Page.

Partitura, gesto e suono

Amplificatori, distorsioni e movimenti sul palco possono cambiare radicalmente suoni, rumori, feedback, ronzii e intensità perché sono tutti manipolati empiricamente dai chitarristi elettrici ogni volta che imbracciano lo strumento, non si possono annotare. Possiamo presupporre che un ’esecuzione non sarà mai uguale ad un’altra, ma che cambia a seconda dell’impostazione del musicista.
Le influenze di questo brano sono molteplici: la percussione delle corde con il plettro nella parte iniziale ricorda l’inizio di un brano rock degli anni 70, il contatto del jack con i pick-up è un richiamo alla techno, i continui effetti wah-wah riprendono i primi esempi di elettronica di qualche anno prima, le note pulite e controllate percosse con le dita richiamano gli assoli degli strumentisti jazz degli anni trenta, la bacchetta della batteria, il rasoio, l’archetto appartengono a quella gamma di suoni sperimentali che andava molto in voga in quegli anni, l’accenno del tema “Frà Martino” ci riporta alla musica popolare e così via.
Sicuramente in questo brano la techno sembra essere l’influenza più importante.
La chitarra non fa parte del vocabolario timbrico della techno, ma la natura “artificiale” e amplificata della chitarra elettrica fa permeare qualcosa della techno.
Quando ai musicisti si chiede di scollegare il jack, di appoggiarlo alle corde e di modulare il suono con la mano sinistra, viene generato un rumore molti invasivo seguito da un ronzio; le frequenze prominenti sono quelle basse, come nella techno, fino a 10 kHz.
Un altro movimento estremamente potente è quello dello strofinamento della moneta sulla sesta corda (la più spessa). Gli avvolgimenti metallici e la moneta strofinano gli uni con l’altra in direzioni opposte: facendo ciò, una chitarra elettrica produce un “grido” che supera i 12 kHz.
Inoltre Romitelli inserisce un rasoio elettrico, le cui interferenze con i pick-up generano un forte ronzio: sapendo bene che i ronzii non possono essere prodotti intenzionalmente ha introdotto un oggetto normalmente elettrico non-musicale la cui distanza con i pick-up crea un ronzio che raggiunge i 9 kHz. Sulla partitura c’è solo la didascalia “Move the razor towards the guitar”: sarebbe impossibile scrivere questo suono sulla partitura.
TTVT è un pezzo fatto di materialità, nonché un tentativo di controllare ciò che solitamente accade incidentalmente. Nonostante nella partitura non vi sia nulla di esplicitamente aleatorio, le sue tante implicite possibilità motorie portano a versioni estremamente diverse de brano, specialmente in termini di timbro e di qualità del “caos” generato in alcune sezioni (per esempio la parte finale).
L’ideale sonoro di Romitelli proveniva dal suono registrato e mixato, ma la sua formazione gli imponeva di comunicare attraverso la partitura: questi due modi di concepire la musica si scontrano nelle sue partiture, specialmente in Trash TV Trance.

Francesco Rista

Teatro Regio Parma – Accademia Verdiana

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