“Il Pipistrello”: Valzer sognanti rivisitati e corretti da Roland Petit

Debutta per la prima volta al Teatro dell’Opera di Roma “Il Pipistrello”, balletto brioso e frizzante su musiche di Johann Strauss figlio e coreografia di Roland Petit, in scena dal 31 dicembre all’8 gennaio; con questo divertissement ricco di humor e allegria, Petit dà una lettura leggera, ma non priva di amarezze, di un borghesissimo rapporto di coppia travolto dai ritmi vorticosi del valzer.

Autore: Silvia D'Anzelmo

10 Gennaio 2017

Nato nel 1979, il balletto riprende una delle più famose operette di Strauss figlio “Die Fledermaus”, scritta all’incirca cento anni prima su libretto di Carl Haffner e Richard Genée a sua volta rivisitazione de “La Réveillon” dei celebri librettisti francesi Henri Meilhac e Ludovic Halévi. Commissionato al coreografo francese dalla principessa Grace di Monaco, il balletto racconta, con ritmi lievi e frizzanti, la storia di Bella, madre di ben cinque pargoletti e moglie trascurata dell’affascinante Johann che, annoiato dalla banalità del quotidiano, concretizza il suo desiderio di evasione trasformandosi ogni notte in pipistrello per volare via e immergersi nei piaceri della trasgressione. La povera moglie tradita è afflitta ma in suo soccorso arriva l’amico di famiglia e suo spasimante Ulrich che la esorta a non disperare e la convince a riconquistare il marito: Bella si trasformerà da mogliettina borghese, mite e accondiscendente, in femme fatale capace di far perdere la testa al marito, tagliargli le ali e ricondurlo a casa.

Petit costruisce la sua coreografia modellandola sulle peculiarità artistiche di tre ballerini di eccezione: Zizi Jeanmaire, Denis Ganio e Luigi Bonino; il coreografo francese trasferisce la storia dalla Vienna fin de siècle alla Parigi della belle époque creando un interessante stridore con la musica di Strauss, ampliato dalla costruzione peculiare della coreografia; Petit parte dalla tecnica classica fatta di movimenti precisi, controllati, impeccabili e poi li amplia, li gonfia rendendo il tutto esagerato, anzi, quasi ridicolo attraverso l’uso dello stile tipico del music-hall: il suo Pipistrello arriva quindi a evocare e parodiare a un tempo l’atmosfera di sogno veicolata dalla musica briosa dei valzer viennesi.

Il Teatro dell’Opera di Roma mette in scena il balletto di Petit sotto la supervisione di Luigi Bonino -storico interprete di Ulrich- riprendendo quello che era stato l’allestimento scaligero della stagione 2003/4; la scenografia, firmata Jean-Michel Wilmotte, è essenziale ma per nulla spoglia, e risulta capace di riempire lo spazio di significati grazie all’utilizzo di pochi oggetti: nella prima scena la quotidianità apparentemente briosa e affiatata della famiglia è evocata da un grosso tavolo bianco con sedie laccate ma già la posizione della poltrona di Johann collocata lontano dal tavolo, racconta una certa estraneità dell’uomo rispetto alla sua stessa famiglia e, in effetti, tra i coniugi si avverte un’indubbia freddezza quando si coricano in un semplicissimo letto posto, però, al centro di uno spazio vuoto. Andando avanti, l’atmosfera leggera, frizzante e trasgressiva del locale notturno in cui si reca Johann, Maxim’s, è resa da una grossa insegna luminosa, colori accesi e contrastanti evocano bene l’immagine di un ambiente accattivante ma frastornante. Nel secondo atto, interessante è la scena della prigione resa da semplici sbarre che occupano tutto il palco mentre le luci scure, tendenti al blu notte, di Jean-Michel Désiré aiutano a evocare la sensazione di momentanea desolazione. Désiré accompagna molto bene la narrazione grazie all’uso di forti opposizioni di luce calda e ombre che ampliano la percezione di contrasto tra il mondo “smaltato”, brillante e le fugaci aperture sulle amarezze di una banale quotidianità.

Passando ai protagonisti, l’interpretazione di Rebecca Bianchi del personaggio di Bella è davvero magistrale sia a livello tecnico che mimico, la sua presenza scenica è ammaliante: risulta credibile sia come povera mogliettina disperata che come seduttrice, sempre leggera ed elegante mai volgare, neanche nei momenti di massima sensualità; la sua parte è una delle più varie perché si passa dalla tecnica classica più pulita, come nel caso del passo a due con il Johann nel II atto, fino alla parodia di quello stesso stile nelle scene danzate in coppia con Ulrich passando per la mescidanza di entrambi i generi nelle sezioni in cui “recita” la parte della femme fatale. Per quanto riguarda Michele Satriano, interprete di Johann, risulta affascinante ma tecnicamente impreciso tanto che, alle volte, sembrava arrancare nei salti e nelle pirouettes –probabilmente, in considerazione della doppia recita avrà dosato le sue forze. Migliore la prova di Marco Marangio nella parte di un Ulrich vivace, brioso e tecnicamente impeccabile tanto da risultare più accattivante dello stesso “Pipistrello”. Buona anche la prova del Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera che risulta compatto e preciso, capace di reggere la resa d’insieme con guizzi di grande virtuosismo, per esempio, nei tre camerieri del Maxim’s che hanno eseguito passi acrobatici estremamente difficili con grande maestria.

Per quanto riguarda la musica, la sequenza infinita di valzer in stile viennese avrebbe dovuto restituirci un’immagine di freschezza, brio, vivacità ma la direzione di David Garforth, sebbene curata e attenta, non risulta adeguatamente brillante per cui il ritmo vorticoso della storia raccontata da Roland Petit risulta un po’ smorzato e frenato.

Nel complesso la scelta del Teatro dell’Opera di proporre uno spettacolo carico di humor e brio in occasione del capodanno e delle feste risulta assolutamente azzeccata: “Il Pipistrello” risulta uno spettacolo curato ed estremamente godibile, perfetto per la leggerezza del clima natalizio.

Silvia D’Anzelmo


© Yasuko Kageyama / TOR
le foto sono prese dalla pagina Facebook del Teatro dell’Opera di Roma

Teatro Regio Parma – Accademia Verdiana

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