Elogio della banalità del chitarrismo moderno
Autore: Andrea Corongiu
Programmi che sanno di pot-pourri senza capo né coda, vuoti di significato filologico, tanto meno estetico e che non offrono niente di nuovo. Stentai a crederci quando ascoltai quelle stesse Danze, “los recuerdos”, i Vals e i topici del barocco, per tre giorni di fila in mano a tre grandi virtuosi in uno dei più conosciuti festival chitarristici come è quello della città di una qualsiasi città: potremmo cambiare la location ma lo spessore di quei programmi è pressoché immutato.
La costante risposta all’accusa, quella di fare ascoltare monotoni e ripetitivi programmi da concerto, mossa ad organizzatori, enti e società di promozione concerti e interpreti, avviene mediante giustificazione, ovvero scaricando la propria colpa in questo caso sul pubblico pagante; parrebbe che tale udienza abbia l’interesse nell’ascoltare perennemente gli stessi repertori in mano a diversi interpreti ma che questi ultimi posseggano dalle innate e talentuose capacità virtuosistiche similari a quelle circensi.
Un inutile e banale copia e incolla dei programmi di sala ha quindi preso forma in queste sale gestite da direttori artistici spinti solo dal numero di presenze in auditorio: più questo è colmo, maggiore sarà la banalità del repertorio. Ma la colpa non è solo di quei direttori che hanno bisogno di merce di scambio: i patti si stringono a più parti e le responsabilità cadono su tutte. Chiamo in gioco quindi quei banali interpreti, quelli che si affidano alla strada già percorsa e che certamente potranno prendere spunto da questo stesso articolo per elaborare il loro prossimo programma di sala, solo per ricordare loro che stanno vendendo a poco prezzo il valore artistico in loro possesso.
Tale processo sta diventando un dato di fatto a cui di certo non bisogna sottomettersi; la speranza di invertire la tendenza è quindi riposta su giovani e temerari interpreti che oggi giorno lavorano assiduamente e con coerenza, investigando su nuovi repertori, nuove valide musiche della letteratura chitarristica da poter presentare ad un pubblico sicuramente diverso da quello delle grandi sale europee odoranti di vecchio e stantio.
Andrea Corongiu
Written by Andrea Corongiu
Articoli correlati
Inseguendo l’Alma Latina – diario di bordo del Paganini Guitar Festival
Un’immersione nel Paganini Guitar Festival tra concerti, conferenze, premiazioni e liutai
Il Maestro dei Maestri – verso una riscoperta di Goffredo Petrassi
Inaugurato il Festival “Petrassi, il Maestro dei Maestri” con la collaborazione, tra gli altri, dell’Associazione Musicopaideia