Le quote rosa in Musica? Il caso Pittaluga

Inutile star qui ad incensare la portata di un evento che è tra i più importanti al mondo per quanto riguarda la chitarra classica; motivo sufficiente, il richiamo internazionale della competizione, appunto, per intervenire in maniera esplicita e severa.

Autore: Redazione

3 Ottobre 2016

Il punto è questo, vi racconto: mi contatta un amico, critico musicale, chiedendomi di controllare i risultati del concorso; tra i premi usuali (a tal proposito mi congratulo con i vincitori Andrea De Vitis, Marco De Biasi e Ganesh Del Vescovo), immediatamente balza all’occhio il premio assegnato alla chitarrista, di grande talento, Martina Barlotta. L’attestato, condiviso con estremo trasporto emotivo, recitava: premio per la miglior donna in competizione.
Adesso, ciò che mi ha procurato disagio, è l’aver constatato di essere fra i pochi a considerare tale premio una sconcezza culturale; una dichiarazione neanche tanto tacita, da parte della direzione artistica, di inferiorità, di handicap meccanico-intellettuale-musicale della donna musicista. Una sorta di Giovanna d’Arco del nuovo millennio che con impavido eroismo continua a competere col più evoluto mondo maschile.
Al disagio di cui sopra, si aggiunge la rabbia per il colpevole silenzio di tutta la macchina organizzativa, quello del pubblico, degli artisti in gara, delle testate giornalistiche che hanno seguito l’evento; nessuna voce, neanche una, ha sentito il bisogno di sollevare il problema.
Insomma, una porcata in piena regola che diviene come spesso accade nel nostro paese, norma.
Considerato il degrado intellettuale c’è da aspettarsi dal prossimo anno, categorie separate; un premio riconosciuto al miglior concorrente omosessuale e, già che ci siamo, perché non categorie distinte per gruppo sanguigno, colore della pelle, per ambiti territoriali o ceto sociale?

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Sarebbe stato un grande segnale di civiltà, il rifiuto, anche indignato, da parte della Barlotta del premio. Così come lo sarebbe stato una contestazione palese da parte del pubblico o degli artisti in gara ma, si sa, il politically correct e la preoccupante assenza delle più elementari capacità critiche, sta fagocitando anche quel briciolo che di buono ancora esiste. Mia pecca, continuo a considerare la cultura la più alta forma d’espressione umana e dove tale ricchezza viene trafugata, sento il dovere di intervenire, anche bruscamente. Spero di non essere il solo.

Carmine Maresca,
Chitarrista e compositore


 

Teatro Regio Parma – Accademia Verdiana

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