Miguel Llobet, la riscoperta di una biografia

Stefano Picciano, autore della biografia di Miguel Llobet, ci racconta il suo lavoro di ricerca.
«La figura e l’opera del chitarrista e compositore catalano Miguel Llobet sono state a lungo coperte, se non da una coltre di oblio, da un velo di misconoscenza, che ha sminuito l’importanza storica dell’apporto del maestro catalano all’arte chitarristica

Autore: Redazione

17 Marzo 2016

Così, in un suo intervento su Llobet, Angelo Gilardino esprimeva una sintesi dell’atteggiamento che la storiografia ha avuto nei confronti del maestro catalano.

Ricordo bene, fin dai tempi dei miei primi “incontri” con la musica di Llobet, la netta impressione che l’importanza di questo maestro nella storia chitarristica non fosse stata adeguatamente messa in luce; mentre, col passare del tempo, l’interesse per questo autore in me si approfondiva, si esplicitava la domanda circa la strana mancanza di una sua biografia: perché, dopo più di settant’anni, nessuno aveva tentato l’impresa? E intravedevo già, quasi come una proposta, l’ipotesi di una ricerca verso questo orizzonte. Ipotesi che da una parte mi spaventava (la vita di ogni uomo – lo sappiamo – è un campo di indagine potenzialmente infinito) ma che al contempo mi appariva irresistibilmente interessante.

Venne il giorno in cui decisi di rimboccarmi le maniche, e intraprendere il cammino; allora – per la verità – senza avere le idee troppo chiare sulla strada che avevo davanti. Non ero consapevole, infatti (e, forse, per fortuna!) di quanto tempo sarebbe stato necessario per recuperare e catalogare le fonti, i documenti, le pagine dei quotidiani in cui comparisse il nome di Llobet, e mettere il tutto in fila, poi, per ricostruire il grande mosaico della sua vita.

Quasi senza accorgermene, e un po’ trascinato da un curioso entusiasmo, mi trovavo già in medias res, attraverso un’indagine condotta nelle emeroteche di diversi paesi e rintracciando alcuni archivi privati in vario modo legati al nome di Llobet. Ben presto, mi accorsi che il nome del maestro catalano ricorreva, nelle pagine dei quotidiani dell’epoca, molto più di quanto avrei pensato.

Dopo alcuni mesi, incoraggiato – ma anche intimorito – dalla quantità di materiali recuperati, ho iniziato a riordinarli: le poche pagine che riuscivo a esaminare ogni giorno (apparentemente nulla di fronte alla montagna di documenti che avevo sulla scrivania, nei cassetti, persino sul pavimento…) diventavano compagne di un lavoro minuzioso, che mi ha insegnato – per così dire – la pazienza: ogni foglio aveva un ruolo prezioso, in quanto capace di dare un apporto magari piccolo – un particolare, una data, un suggerimento… – ma sempre unico. I diversi documenti discretamente concorrevano, come piccoli tasselli di un complesso mosaico, alla ricostruzione dell’itinerario biografico di Llobet.

Innanzitutto l’epoca dell’infanzia, con l’amore per la pittura e la scoperta della vocazione musicale. A partire da quella chitarra, ritrovata per caso in un angolo del locale di uno zio, fino alla sera in cui il primo maestro, Magin Alegre, lo condusse a un concerto di Antonio Jimenez Manjón. Fu una folgorazione: a quello strumento Miguel avrebbe dedicato la vita.

Già i primi concerti, negli anni seguenti, lasciano sulla stampa locale echi di inedito e crescente stupore per uno strumento ancora sconosciuto. Quella chitarra che – spesso strumento di accompagnamento al ballo e al divertimento nei locali di Barcellona – si mostra ora (fatale e reiterata dinamica nella storia dello strumento) nella sua più profonda identità: «Ascoltando suonare Miguel Llobet, si comprende il valore di questo strumento spagnolo (…). La chitarra non è uno strumento adatto solo al canto o alla baldoria» (La Corrispondencia de España, 17-11-1901). Chi non si era accorto di che cosa fosse la chitarra con Tárrega (che, come sappiamo, mantenne un atteggiamento discreto e riservato) inizia a comprenderlo ascoltando Llobet, che coi suoi concerti porta il suo strumento a una dignità capace di affiancarlo agli altri strumenti classici. Innumerevoli le espressioni, nelle recensioni dei suoi concerti, di tale stupore. Sono stato tentato di citarle tutte, ma avrei finito per tediare il lettore: mi è stato d’obbligo scegliere le migliori, affidando al mio archivio intere mazzette di radunati esempi.

Il 1904 è l’anno del trasferimento a Parigi, dove Llobet mostra le potenzialità della chitarra ai più illustri musicisti dell’epoca. Debussy, ascoltandolo in concerto, definirà la chitarra “un clavicembalo espressivo”; Stravinskij, che ebbe per Llobet grande stima, dirà che l’amico avrebbe potuto essere un grande direttore d’orchestra. Il suo calendario è fitto di impegni concertistici. Assai interessante il rapporto con Andrés Segovia, nel cui ambito emerge, da parte di Segovia, una gratitudine verso il più anziano maestro che tuttavia, in seguito, il grande andaluso non sempre lascerà trasparire.

E non solo l’Europa fu il teatro dei viaggi di Llobet: c’è tutto un itinerario da scoprire, con varie traversate dell’Oceano per tenere concerti nelle Americhe. Pressoché sconosciuti, fino ad oggi, erano i soggiorni di Llobet negli Stati Uniti, che gli aprirono le porte delle più illustri dimore di Manhattan nonché di numerosi teatri e sale da concerto. Grande e affettuosa accoglienza ebbe nei numerosi giri in America Latina, dove tornò a più riprese durante tutto l’arco della sua carriera.

E intanto, le composizioni. Non una fitta e copiosa produzione, ma pagine per lo più brevi e preziosissime: dalla dolcissima Romanza, scritta a 18 anni, fino ai preludi del 1935, la produzione di Llobet, rispecchiando l’umiltà della persona, non attende alle grandi strutture. La biografia del maestro è segnata qua e là dalla nascita di pagine semplici ma curate nel minimo dettaglio, in un atteggiamento umile che però dona alla letteratura dello strumento musiche di grande valore. Musiche che – lo speriamo – potranno forse essere meglio comprese alla luce di una più approfondita conoscenza biografica.

La ricostruzione di un itinerario vasto e articolato, ricco di aneddoti e avvenimenti, è l’obiettivo del libro che sono lieto ora di offrire ai lettori, nel tentativo di restituire un ritratto il più reale possibile di Miguel Llobet e di mettere in luce, al contempo, il suo reale rilievo nella storia della chitarra.

Stefano Picciano

autore della biografia “Miguel Llobet, la Biografia” edita da Ut Orpheus e disponibile qui

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Teatro Regio Parma – Accademia Verdiana

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