Comporre e analizzare musica

a 10 anni si può, la ricerca

Autore: Redazione

3 Maggio 2020

In antichità la musica era una pratica riservata a una ristretta cerchia di persone, una élite, che la esercitava donando al resto della comunità numerosi benefici spirituali, dispensando persino capacità curative. Questo “elitarismo” si è trasmesso fino a noi in altre forme, basti pensare che tutti siamo in grado di provare piacere all’ascolto di buona musica, anche se ascoltiamo un nuovo genere musicale, non tutti però si riterrebbero in grado di comporre delle opere musicali, pensando che quest’azione sia riservata esclusivamente a persone toccate da una grande genialità o particolarmente ispirate. È fuori di dubbio che i compositori debbano avere del talento e che debbano coltivarlo, ma una ricerca condotta da Emanuele Pappalardo, Docente di materie compositive all’interno del Dipartimento di Didattica della Musica del Conservatorio Ottorino Respighi di Latina, documentata all’interno del libro Composizione, analisi musicale e tecnologia nella scuola primaria, ha dimostrato come l’arte compositiva e analitica della musica non sia affatto un’attività elitaria, quanto piuttosto un divertimento, pardon, un gioco da…bambini.

Un gioco da…bambini

Gioco e non divertimento, perché come diceva Giulio Flaminio Brunelli (in Corso di fisiopatologia biotransazionale) «Il gioco è un’esperienza autenticamente integrativa per chiunque a patto che sia la manifestazione di una volontà e non di una voglia. La volontà è strettamente legata a una necessità del Sé di esprimersi (ossia di legarsi, e non di vincolarsi, con un oggetto esterno), la voglia, invece, si esprime come affermazione dell’Io». Il divertimento infatti è un’attività legata direttamente alla voglia, per cui non interessa totalmente chi lo esercita (come tra l’altro suggerisce l’etimo latino divertere:congedarsi, separarsi, differire), al contrario il gioco, legato alla volontà è un’attività in cui i bambini sono completamente immersi, nella maniera più seria possibile, essendo il loro strumento di scoperta del mondo. Così partendo da queste e da molti altri studi teorici musicali e pedagogici e da una precedente esperienza di insegnamento, il professor Pappalardo ha sviluppato insieme al suo team di ricerca formato da Elisa Alessandroni, Annalisa D’Amico, Maria Mennillo, Roberto di Donato, Luca Marcucci e dall’osservatore esterno François Delalande, una nuova ricerca per mettere a punto un nuovo metodo di insegnamento della musica attraverso la composizione al PC e l’analisi verbale con bambini, seppure completamente digiuni di sapere musicale. Gli enti coinvolti in questa ricerca sono stati il Conservatorio di Latina “Ottorino Respighi”, che ha fornito in special modo il software su cui i bambini hanno potuto comporre e l’Istituto Comprensivo “Giuseppe Giuliano” di Latina, che ha fatto partecipare 15 ragazzi di una sua classe V della scuola primaria. Il metodo di ricerca utilizzato all’interno di questa esperienza è stato quello della ricerca-azione tipico della metodologia lewiniana appropriato per gli ambienti all’interno dei quali la ricerca viene agita, in quanto i luoghi dell’esperienza devono risultare sempre affini al contesto di apprendimento dal quale i soggetti coinvolti (in questo caso i bambini) provengono.

Pappalardo copertina

Il focus della ricerca descritta nel libro Composizione, analisi musicale e tecnologia nella scuola primaria è dimostrare come l’insegnamento, della musica – ma anche di qualsiasi altra materia in generale -, possa essere diverso e più fruttuoso rispetto a quello frontale portato avanti per decenni nella scuola italiana e ora non più rispondente al contemporaneo tipo di società. Oggi infatti non ci troviamo più in una situazioni in cui gli insegnanti possiedono il monopolio delle informazioni da trasmettere e trapassare agli alunni, ma al contrario, con l’avvento del web e delle nuove tecnologie, questa “disparità” si è equilibrata. Come scritto più volte all’interno del libro, la generazione di studenti di oggi si trova probabilmente in una posizione in cui nessun’altra generazione si era trovata prima, ovvero quella di essere estremamente più competente sulle nuove tecnologie della generazione che in teoria dovrebbe insegnare loro come utilizzarle. Gli strumenti utilizzati in questo laboratorio di ricerca sono i PC dei bambini e un software professionale, ma semplice da utilizzare, come Audition 3.0, grazie al quale si è potuto mettere a punto una nuova metodologia di insegnamento musicale, che molto deve al metodo esperienziale e a quello montessoriano, facendo diventare 15 bambini di 10 anni dei compositori e critici di musica elettroacustica. Entriamo ora nel vivo della ricerca.

Imparare la musica…

La ricerca del professor Emanuele Pappalardo affonda le radici nel lontano 2001, quando provò per la prima volta durante alcune lezioni personali a insegnare a una bambina di dieci anni a comporre musica attraverso l’utilizzo del pc. In quel caso la bambina di 10 anni aveva appena iniziato lo studio del pianoforte e grazie a genitori musicisti, fu avviata anche allo studio della composizione musicale proprio con il professor Pappalardo. L’esperimento e i risultati si dimostrarono da subito incoraggianti e nel corso della sua carriera accademica Pappalardo ha avuto l’occasione di ripetere la sua ricerca con altri bambini fino ad arrivare all’esperienza che ha coinvolto i ragazzi dell’Istituto Comprensivo Giuliano di Latina. Le 10 lezioni di laboratorio erano comprensive degli incontri preparatori (2) per imparare ad utilizzare il software Audition e dell’incontro finale di esposizione dei lavori. Dopo non appena 2 incontri di 1 ora e mezza ciascuno, i bambini hanno dimostrato di saper padroneggiare a pieno gli strumenti base del software, come l’importazione di file precedentemente registrati, tagliare delle parti di onde sonore, modificarne il volume, la regolazione del fade in e del fade out, il pitch bender, il reverse, il reverbero, il montaggio di file multitraccia e così via. Fin da subito i bambini, come descrive il libro e come è documentato anche dai video che si possono vedere scannerizzando QR code direttamente dalle pagine del libro, sono stati molto curiosi nell’apprendimento e nel comporre alcuni brani musicali. Quello che ha spinto poi tutti i bambini a frequentare costantemente il laboratorio, è stato lo stimolo dell’apprendimento, la curiosità di poter creare con la loro fantasia e la loro creatività nei brani musicali composti, nonostante i loro ascolti quotidiani fossero totalmente diversi. Si è innescato quindi un apprendimento attivo che ha portato i tutor e gli insegnanti ad essere esclusivamente degli osservatori partecipanti, dei maieuti che aiutavano gli alunni a padroneggiare un nuovo linguaggio, la musica, e ad esprimere attraverso essa le proprie emozioni e la propria creatività.
Il passo in più che ha compiuto questa ricerca è quella di andare oltre il campo strettamente compositivo, arrivando insieme ai bambini ad analizzare i brani da loro composti. In questo modo i ragazzi sono riusciti a conoscere a pieno il significato dei brani dei loro compagni, venendo a conoscenza del processo compositivo e dei significati a lui assegnati dal compositore, diventando profondi conoscitori e critici musicali. Andando avanti con le lezioni i bambini hanno imparato anche la terminologia adeguata all’analisi musicale che gli è stata introdotta dal team di ricerca. Oltre al lessico si introducevano nuovi concetti, anche ritenuti complessi per bambini di quell’età, come poietica ed estetica, struttura e forma, sfondo e figura (nell’accezione della filosofia della Gestalt).

«Tuttavia anche nelle sporadiche situazioni in cui viene attualmente praticata l’attività compositiva raramente si troverà una integrata attività analitica. Ed è invece fondamentale che si rifletta su ciò che si è composto, realizzato, altrimenti l’attività compositiva si limita ad essere un’attività fine a sé stessa, certamente molto divertente ma poco giocosa».

Emanuele Pappalardo, Composizione, analisi musicale e tecnologia nella scuola primaria, p. 39, Edizioni ETS, Pisa, 2019.

…come mezzo per una migliore convivenza civile

Senza l’analisi infatti la composizione dei bambini finiva per essere un semplice divertissement, un laboratorio scolastico come altri, fatto per insegnare sì la musica, ma senza alcun’altra finalità e insegnare la musica in maniera autoreferenziale porta a sviluppare solo delle competenze tecniche senza far evolvere una vera passione, senza promuovere altri valori collegati alla musica. In questa ricerca l’arte dei suoni è diventata un nuovo linguaggio imparato dai bambini attraverso cui esprimersi, confrontarsi, dialogare e crescere. Attraverso la composizione e soprattutto l’analisi questo laboratorio ha potuto registrare oltre allo sviluppo di competenze musicali e compositive anche valori relazionali come l’ascolto, la comprensione, il rispetto delle idee degli altri, elementi indispensabili nella composizione e nell’analisi musicale. Una volta sviluppato e dato risalto a questi valori i bambini, nel loro futuro, non potranno fare a meno di continuare ad averli come guida nella loro vita anche in altri ambiti. Inoltre grazie all’acquisizione di un nuovo linguaggio i bambini sono diventati esperti e protagonisti di un nuovo modo di esprimersi che fornirà loro un ulteriore modo di esternare le proprie emozioni e le proprie storie. Sul finire del corso laboratoriale è avvenuto un ulteriore passaggio interessante: i tutor infatti hanno affiancato all’analisi verbale delle composizioni musicali dei bambini, delle opere d’arte pittoriche del primo ‘900, come Ritmo di Paul Klee o Ritmo e linee nere di Piet Mondrian.

Ritmo
Ritmo e linee nere

Questo passaggio ha contribuito a far sviluppare delle competenze trasversali ai bambini, di collegamento della loro arte musicale con un altro tipo di espressione artistica e in più li ha aiutati a comprendere alcuni concetti dell’analisi musicale come l’analogia e la modularità di alcuni segmenti sonori. L’aspetto veramente sorprendente di alcune composizioni più “mature” possiamo dire dei bambini, ovvero di quelle composte nella seconda metà del corso, è che la spinta compositiva e la loro effettiva realizzazione le rende molto simili a brani di compositori contemporanei come Aldo Clementi o Pierre Henry.

Una nuova metodologia, Icams

Una ricerca dunque portata a termine per mettere a punto un nuova metodologia, ICAMS (Informatica Composizione Analisi Musicale per la Scuola), che ha come strumenti la tecnologia e la musica per arrivare a sviluppare dei valori di convivenza civile straordinari, che in questo momento storico più che in altri sono necessari per far sviluppare la nostra società.  Ascolto, rispetto e comprensione tutti elementi uniti da un unico fattore fondamentale, il tempo, elemento fondamentale nella musica. Il tempo necessario alla composizione e alla fruizione; tempo necessario a decifrare e comprendere note e suoni di un brano; tempo che in questo laboratorio di ricerca è tornato ad essere centrale nell’ascolto musicale, permettendo di sviluppare qualità che in futuro consentiranno a questi bambini di riuscire a distinguere tra opere d’arte o brani significativi e musiche invece destinate all’onnivoro consumo commerciale. Una ricerca che riporta alla luce il divario presente tra la didattica effettivamente sviluppata nelle scuole e quella disegnata dalle Indicazioni Nazionali per il Curricolo dove «si insiste sul concetto di scuola che dovrebbe proporre situazioni e contesti in cui gli alunni trovino stimoli per sviluppare il pensiero critico e analitico, imparino ad imparare, coltivino la fantasia e il pensiero originale, si confrontino per ricercare significati e condividere possibili schemi di comprensione della realtà, riflettendo sul senso e le conseguenze delle proprie scelte». Una didattica nuova dove si attribuisce alle tecnologie di informazione e comunicazione un ruolo di frontiera, di avanguardia e non solo di affiancamento delle attività didattiche svolte; una impostazione che rivoluziona il modo di insegnare e a cui forse la classe docente non è stata ancora formata per dare una risposta adeguata alle indicazioni. Un nuovo metodo che in futuro potrebbe essere protagonista all’interno delle scuole e creare fin dal ciclo primario i buoni cittadini e si spera anche musicisti, del domani.

https://www.youtube.com/watch?v=w6kOL_zvu7I

Luca Cianfoni

Teatro Regio Parma – Accademia Verdiana

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