La grande musica romantica

al Teatro Eliseo

Autore: Livia Gatto

22 Novembre 2018
Grazie alla collaborazione fra Roma Tre Orchestra e l’Associazione Culturale ‘’Annarosa Taddei’’, lunedì 19 novembre il Teatro Eliseo ha ospitato una piacevole serata all’insegna dei giovani per inaugurare la nuova edizione del ‘’Premio Annarosa Taddei’’. L’associazione ha voluto promuovere un concerto solistico per il vincitore della scorsa edizione, il pianista coreano Jeong Hun Kim, affiancato da un’altra giovane artista alla ribalta, Chiara Enderle.

Protagonista del concerto è stata la grande musica romantica di Robert Schumann, di cui si sono eseguiti il Concerto per pianoforte e orchestra op.54 e il Concerto per violoncello op.129, insieme a tre delle più note Danze Ungheresi di Brahms.

Ed è proprio la Roma Tre Orchestra, che abbiamo già ascoltato in occasione del Don Giovanni, ad eseguire la prima danza ungherese, un ideale brano d’apertura che, musicalmente parlando, ci immerge nella più romantica delle atmosfere, sotto la direzione attenta di Cord Garben.

Il concerto per pianoforte di Schumann è il primo pezzo forte della serata. Kim, avviatosi da poco alla carriera solistica, interpreta con raffinatezza un capisaldo del repertorio solistico per pianoforte, che oltre ad essere un’opera densa di romanticismo e poeticità, rappresenta l’anima artistica di Schumann. All’apertura del primo tempo, probabilmente messo alla prova da un brano così complesso, Kim è comprensibilmente ancora teso, ma è quando il concerto arriva alle pagine più intense che il pianista entra nel vivo dell’interpretazione. Questa passionalità richiesta dalla partitura di Schumann è evidente nei frequenti dialoghi fra pianoforte ed orchestra, aspetto che permea l’intero concerto e traspare in maniera efficace. L’Andantino, un intermezzo di intima e totale liricità, vede il pianoforte scambiarsi continuamente con gli archi fino a che con un lento crescendo l’orchestra richiama l’Allegro affettuoso per attaccare immediatamente il terzo tempo, una vivace rielaborazione del primo tema non priva di passaggi virtuosistici, affrontati senza difficoltà.

Dopo l’interruzione riprende il concerto con le danze ungheresi n.5 e n.6, due interpretazioni fedeli all’autore che fanno da splendido contorno ai due concerti e rivelano timidamente la potenzialità di questa giovane orchestra, che nonostante qualche sbavatura, mantiene una certa compattezza di suono.

L’orchestra si prepara poi ad accompagnare la seconda giovane solista, Chiara Enderle. La violoncellista svizzera, classe 1992, ha un carattere sicuro che le permette di affrontare una prova di solismo, come lo è il concerto per violoncello di Schumann. La musicalità, che provenendo da una famiglia di musicisti sicuramente non le manca, si rivela in un’interpretazione appassionata delle parti solistiche, accompagnate dall’orchestra che spesso ne imita le linee melodiche. Con i suoi lunghi vibrati e i veloci slanci melodici, lo strumento diventa il protagonista assoluto del pezzo. La Enderle mette energia in ogni passaggio, sorretta da un’orchestra che rispetto alla prima parte del concerto sembra qui più immersa nella partitura.

Dopo un calorosissimo e meritato applauso da parte del pubblico, la violoncellista rientra per un bis, la Danza finale dalla Suite per violoncello solo di Gaspar Cassadó, un’ulteriore prova delle sue abilità tecniche affiancate sempre da un’espressività e una maturità musicale notevoli.

Livia Gatto

 

Teatro Regio Parma – Accademia Verdiana

Articoli correlati